SCUOLA MEDIA RONDINELLI
SCANZANO JONICO anni scolastici 2000/2001 2001/2002 2002/2003
a cura di Lilia Castiglia
Laboratori di recupero ed itinerari educativi
Un
esempio di organizzazione del recupero scolastico è quello dei laboratori
pomeridiani di recupero, in cui contenuti disciplinari e il percorso educativo,
in essi sperimentato, sono collegati ai bisogni degli studenti.
I laboratori di recupero sono un esempio di gruppo
pedagogico la cui idea organizzativa può essere applicata al complesso di
attività integrative e complementari.
Il legame tra insuccesso formativo, disagio e
mancato sviluppo cognitivo ed affettivo ha condotto a valutare le tipologie di
insuccesso a seconda delle caratteristiche di personalità degli studenti.
Parimenti è stata osservato lo stretto legame tra personalità e sviluppo delle
intelligenze. Naturalmente le diverse intelligenze non corrispondono in modo
calligrafico alle diverse discipline ma, con una analisi attenta ed
approfondita, si può individuare il rapporto tra i contenuti ed i metodi
connessi ad una disciplina ed i corrispondenti processi cognitivi che
intervengono e, al termine, questi ultimi e la complessiva struttura della
personalità , anche nei suoi risvolti di copione di disagio.
Ed ecco profilarsi l'efficacia di un metodo di
progettazione che riesca a considerare l'esperienza della progettazione dei
laboratori in funzione dei singoli alunni e che, contemporaneamente, riesca a
prendere in considerazione l'intera popolazione scolastica.
Il progetto dei laboratori di recupero inizia con
l'organizzazione delle schede di osservazione del comportamento e delle
disposizioni dei bambini e dei ragazzi che raccolgono i punteggi sui sette
diversi assi che descrivono come "Controllati", "Agitati", "Cervellotici",
"Fanatici", "Apatici", "Invisibili", Adesivi"
le diverse tipologie. Il cambiamento dei termini rispetto a quegli usuali
dell'artigianato educativo è stato proposto poiché, per bambini della scuola
media, le designazioni debbono essere meno forti che per i ragazzi e gli adulti
ma non possono essere troppo infantili come quelle utilizzate nella scuola
elementare (Brontolo, Eolo, Dotto, Gongolo, Pisolo, Mammolo, Cucciolo). (Sulla
storia e la necessità di tali designazioni vedi Dalle Emozioni ai Sentimenti).
I punteggi delle schede (massimo 18 punti per
tipologia) consentono la produzione di grafi che raccolgono le caratteristiche
più evidenti della personalità dell'alunno. E' altresì possibile costruire la
media dei punteggi ed osservare, classe per classe, come essi di dispieghino in
funzione della singola personalità collettiva di classe (vedi intervento sulle
classi). Sulla base delle schede si progettano i laboratori di recupero
ottemperando a due diverse esigenze.
La prima è quella delle risorse: ciascuna scuola
possiede il suo bagaglio prezioso di risorse nelle competenze degli insegnanti.
Sono risorse connesse alla preparazione, alla personalità ed alla duttilità
degli interessi di ciascun insegnante. Tali risorse non sono teoriche ma reali:
è facile dire che "l'insegnante dovrebbe…" ma, se non si considera la sua
capacità, la sua disponibilità, la sua motivazione e gli ambiti dei suoi
interessi concreti, ogni progetto rimane astratta teoria. Solo partendo dalle
risorse è possibile progettare utili e realizzabili laboratori. Sulla base delle
potenzialità verso cui sono indirizzate le risorse si può così decidere quanti e
quali laboratori è possibile attivare, che connotati è prevedibile che
esprimano, quali percorsi e quale livello di organizzazione.
La seconda esigenza verte su una antica questione della teoria
dell’orientamento: deve servire allo sviluppo delle diverse qualità della
persona o individuare e sviluppare solo le specifiche attitudini dei soggetti?
Nell’ottica del successo formativo e professionale si privilegia, di solito, la
seconda, nell’ottica dell’educazione alla persona, la prima. Bisogna invece
portare la persona al di là delle sue caratteristiche: dopo aver valorizzato le
sue potenzialità può diventare più facile recuperare le difficoltà
e promuovere la realizzazione di nuove mete. Ciascuno ha bisogno di sviluppare
ciò che sa fare ma, partendo da quello, deve anche andare verso le qualità che
non possiede e di cui ha bisogno per vivere con una personalità armonica ed
equilibrata.
Questi due problemi, il primo concreto (le risorse) il secondo teorico e
valoriale (lo sviluppo della persona) trovano soluzione in itinerari di
laboratori di recupero che partono dallo sviluppo delle potenzialità del
soggetto e giungono ad accompagnarlo verso un percorso di superamento delle sue
difficoltà. La tavola di esemplificazione mostra i legami concettuali e la
dinamica di itinerari educativi tra 7 diversi nodelli di laboratorio di
recupero. Le frecce nei due sensi indicano il passaggio tra l’uno e l’altro (e
viceversa) a partire dai bisogni educativi di ogni singolo soggetto. Il primo
laboratorio sarà quello in cui l’alunno trova il potenziamento delle sue
personali capacità, il secondo quello a cui dovrà essere indirizzato perché
contiene quegli elementi cognitivi e di metodo su cui è più carente. Il primo
laboratorio è il luogo a cui egli è concettualmente più affine, e nel cui stile
meglio di ritrova, il secondo laboratorio è invece il punto di arrivo di un suo
processo di crescita. Nel secondo laboratorio l’alunno si scontra con le sue
difficoltà e recupera sia gli elementi cognitivi, sia il metodo di lavoro verso
i quali ha maggiori difficoltà. A questo incontro sarà preparato nel corso dello
sviluppo del primo; la motivazione a perfezionare le sue potenzialità sarà
infatti frutto dell’interesse cresciuto in lui. Ciascun percorso è stabilito
sulla base delle caratteristiche dell’alunno che potrà anche, in fasi ed anni
successivi, entrare in tutte le altre molteplici esperienze seguendo le linee di
analogia e di opposizione. Il sistema, piuttosto semplice, consente anche di
verificare, attraverso l’immediata osservazione dell’inserimento, della
motivazione, del coinvolgimento e dell’interesse, l’efficacia dell’intero
percorso. I laboratori descritti sono quelli più diffusi nella scuola e,
contemporaneamente, corrispondono al modello delle 7 intelligenze di Gardner.
Descrizione dei laboratori
Laboratorio matematico, informatico 2, linguistico 2. Il compito ti tale
laboratorio è quello di sviluppare le capacità logico formali degli alunni. Le
attività sono quelle più connesse al normale sviluppo delle discipline
scolastiche con un approccio funzionale al recupero o al potenziamento, a
seconda del grado di conoscenza degli alunni. Tale laboratorio ha la funzione di
sviluppare le capacità schematico ordinative, la capacità di sintesi e la
memorizzazione. Il laboratorio inizia con una ricognizione sulle conoscenze
pregresse per pervenire ad un piano di lavoro indirizzato a fornire un ordine
alle conoscenze possedute, al loro senso ed alla loro articolazione piuttosto
che ad un avanzamento della conoscenza.
Il recupero verte intorno alla definizione della conoscenza degli argomenti per
consentire, mediante un modello di conoscenza sintetica, la possibilità di
progredire nel percorso dello studio. L’alunno otterrà, al termine del
laboratorio, un quadro di conoscenza definito del programma precedentemente
svolto e potrà proseguire senza vuoti e confusioni, pur sapendo di non possedere
sufficiente padronanza delle materie.
Si comincia a sapere quando si sa cosa non si sa.
Il potenziamento significa un approfondimento ed una specializzazione intorno a
qualche tema specifico oggetto di interesse da parte degli alunni che hanno già
una buona preparazione sull’argomento. Non si tratta mai di “andare avanti” con
il programma.
Il metodo di lavoro (applicato alla matematica, all’informatica ed alla lingua)
è quello ordinativo mirato all’efficienza nella riuscita e nell’applicazione
della conoscenza. Rispetto alla matematica è quello dell’esercizio di
risoluzione di problemi, all’informatica (2) è quello della conoscenza e
dell’uso di un programma, rispetto alle lingue è quello della conoscenza della
grammatica e della sintassi. Per tutti gli alunni l’obiettivo è quello di
aumentare la personale sicurezza nella conoscenza delle materie.
L’ingresso nel laboratorio è consigliato per chi ha sistemi di pensiero e di
organizzazione formali e buoni livelli di conoscenza. Come laboratorio di avvio
è indicato per chi potenzia il suo sapere e lo rinforza; il fine è quello di
preparare ad un secondo laboratorio opposto a questo, e cioè un laboratorio
pratico oggettistico o un laboratorio linguistico 1. Il primo laboratorio ha
l’obiettivo di offrire un clima di tranquillizzazione e di serenità, spesso
necessarie a studenti attivi e preparati che rischiano di cadere in ansie da
prestazione o perfezionismi. Allo stesso tempo un laboratorio in cui si
costruiscono e decorano con cura oggetti serve allo sviluppo delle potenzialità
estetiche. Il laboratorio linguistico 1 ha funzioni di coinvolgimento emozionale
e di addestramento alla comunicazione estemporanea molto utile per chi è
trattenuto dalla paura di sbagliare o dal timore di non essere preciso.
Laboratorio di educazione fisica, sport di gruppo, sport individuali con
specifico riferimento all’educazione motoria “aerobica”. Il compito di tale
laboratorio è quello di sviluppare le capacità di movimento e di conoscenza del
proprio corpo, della sua armonia e delle sue potenzialità. Con tale laboratorio
si intende perseguire l’obiettivo dello sviluppo dell’intelligenza cinestetica e
del possesso, ed indirizzo, della propria energia fisica. Il fine è quello di
consentire alle persone di percepire il proprio corpo e le sue potenzialità, di
valutare lo sforzo e la fatica, di convogliare le energie e di comprendere come
funziona la loro accensione ed il loro spegnimento.
Tale laboratorio è consigliato come aggancio per soggetti molto agitati e
energetici al fine di proporre un contenitore in cui dar sfogo alle tensioni
orientandole su una meta. Per tali soggetti è consigliabile una attività di
squadra in cui si contiene
l’esubero e si apprendono le regole della attività sportiva agonistica. Il
gruppo sportivo, quando al suo interno vi sia un buon livello di discussione e
di confronto, può essere un importante contenitore delle tensioni individuali
indirizzate ad uno scopo, rallentate e orientate alla maggiore capacità di
efficacia nel raggiungere un risultato. I soggetti particolarmente agitati, pur
possedendo energie e risorse per una buona performance, non riescono a
raggiungere obiettivi, anche minimi, perché non possiedono la consapevolezza del
senso da dare all’azione inserita nel complessi meccanismi relazionali di una
squadra.
Tali soggetti, dopo aver verificato questa loro difficoltà, potranno essere
orientati verso un successivo laboratorio musicale o oggettistico: nel primo
acquisteranno consapevolezza del
significato dell’armonia psicofisica, nel secondo il gusto dell’eleganza delle
cose e dei movimenti.
Laddove educazione fisica sia invece un laboratorio di approdo (dopo
l’esperienza di un laboratorio musicale o oggettistico) la sua programmazione
dovrà privilegiare un approccio individuale al movimento corporeo. A questo fine
sembra indicata la costruzione di una educazione alla ginnastica aerobica.
Questo tipo di ginnastica (ma anche l’atletica individuale) serve a sviluppare
il rapporto armonico con le diverse parti del corpo, ad acquistare la
consapevolezza della loro esistenza e della loro funzione. Per soggetti molto
introversi e timidi (avviati in precedenza al laboratorio musicale) o per
soggetti apatici (avviati dapprima al laboratorio oggettistico) può
rappresentare una importante occasione di espressione corporea.
Laboratorio fisico, geografico e di informatica 1. Qui si privilegia
l’intelligenza spaziale, intuitiva ed euristica. Il modello di approccio a tale
laboratorio è fondato sulla velocità, sull’intuizione, sul gioco intellettivo,
sulla destrezza e sul divertimento. La forma dell’intelligenza euristica ed
intuitiva è quella di dedicarsi, sempre per un tempo molto limitato, agli
oggetti che stimolano la curiosità e i processi di intuizione, spiegazione e
collocazione geografica delle cose. La collocazione ha infatti molto a che fare
con il loro significato funzionale.
Come
laboratorio di partenza è indicato per soggetti che hanno buone capacità
mentali, buona intelligenza (intesa nel senso classico della parola), volontà di
agire in modo dinamico. Tali soggetti, di solito privi di metodo e di continuità
nello sperimentare le loro capacità operative, hanno la convinzione di potersi
sempre trarre di impaccio mediante qualche idea geniale dell’ultimo momento e
trascurano l’importanza di applicarsi con dedizione e continuità allo studio.
Sono soggetti che perdono le loro potenzialità in ragione di una esplicita
idiosincrasia per “il metodo” che considerano inutile e riduttivo, se non
dannoso ed ottuso. La loro intelligenza diventa così un ostacolo alla loro
crescita. Il fatto di organizzare un laboratorio che, mediante la costruzione di
mappe, mappe mentali, slogan, giochi di abilità, esplicitamente assecondi le
loro disposizioni, costituisce un indispensabile aggancio per farli pervenire
alla consapevolezza di una necessaria evoluzione verso un approccio più plastico
e continuativo allo studio ed alla aderenza alla realtà. Una importante
precisazione va fatta per il laboratorio informatico: in esso va incluso tutto
ciò che è conoscenza delle tecnologie elettronico informatiche e delle
interazione con esse, dai comandi
più semplici a quelli complessi
connessi all’uso di TV, telecomando, play station, telefonino e sue funzioni,
game boy, video giochi e, infine,
computer.
Come laboratorio di arrivo (dal laboratorio musicale o da quello plastico e
manipolativo) si costituisce un
programma di sviluppo della dinamica dell’intuizione, della agilità mentale e
del gioco in generale; in tale laboratorio, infatti, non si attua l’obiettivo di
fornire conoscenze strutturate e complesse ma di indicare le vie più rapide, ed
inaspettate, per trovare soluzione ai problemi.
Laboratorio linguistico 1, teatro, recitazione. E’ questo un laboratorio
massimamente espressivo. Non solo perché propone di accedere alla disinibizione
necessaria a far emergere nell’atto espressivo le emozioni internamente
sperimentate, ma perché consente di lanciarsi nella comunicazione linguistica
senza paura di commettere errori e senza il rispetto formale della grammatica.
Come primo laboratorio è indicato per quei soggetti espressivi, spesso
penalizzati nelle loro potenzialità dai docenti che li costringono ad una
eccessiva costruzione sintattica, che possono ricavare la consapevolezza del
loro valore ma anche il desiderio di avere maggior metodo e maggior conoscenza
del processo dell’esprimersi. Spesso tali soggetti si allontanano dallo studio
poiché sono convinti che l’approfondimento sia assolutamente inutile al fine di
produrre efficaci miglioramenti delle capacità che già possiedono. Un
laboratorio linguistico, strutturato al servizio dell’espressività, fa sorgere
il desiderio di maggior preparazione e di maggior padronanza delle regole.
Proprio per questo precede un laboratorio come il linguistico 2. Un laboratorio
di “conversazione, di espressione canora in lingua, ecc. muove dalla
superficialità verso l’approfondimento.
Egualmente per quanto riguarda l’espressività pittorica o teatrale: in
quanto laboratorio propedeutico non serve alla realizzazione di uno spettacolo o
una mostra (che finisce per privilegiare coloro che già possiedono sia capacità
linguistiche che figurative, escludendo tutti coloro che invece hanno bisogno di
svilupparle) ma alla produzione di momenti espressivi comuni e condivisi dal
gruppo di laboratorio. Ciò non toglie la possibilità di costruire momenti di
rappresentazione più “esperti” ed articolati, ma sempre nel rispetto degli
obiettivi precedente delineati e come successivo potenziamento di chi ha già
raggiunto l’obiettivo di essere libero di esprimere le sue capacità.
Come laboratorio di arrivo è indicato sia per soggetti che hanno buone capacità
ordinative e schematiche (che rischiano però di rimanere prigionieri in un
eccesso di schemi e di controllo) sia per coloro che hanno buone capacità
plastiche e manipolative ma che non riescono a trasformare le loro potenzialità
in immagine da offrire agli altri.
Laboratorio artigianale e oggettistico. Con tali termini si intende descrivere
laboratori tradizionali come quello di falegnameria o di colorazione. Con
precedenti termini non si rende però giustizia del loro senso estetico profondo
e della tranquillizzazione interiore che tali esperienze producono. Non solo, la
loro funzione viene spesso fraintesa dai genitori dei ragazzi, generando
ingiustificate resistenze contro un addestramento ad una troppo umile
professione. L’obiettivo di tali laboratori è la produzione di oggetti
esteticamente validi, costruiti con continuità e pazienza, apprezzabili per la
loro eleganza ed accuratezza. I soggetti avviati a tale laboratorio sono alunni
“apatici” e demotivati che non intendono uscire dalla loro pigrizia (in specie
quando quest’ultima è una forma di autoanestesia verso forti problematiche
interne, sociali o relazionali). Il laboratorio in questione si configura come
un “luogo di pace” dove, senza fretta, si perviene alla realizzazione di qualche
oggetto, costruito con gusto e pazienza, in cui si esprime il massimo livello
possibile dell’eleganza posseduta dai ragazzi. Per questo motivo tale
laboratorio è un aggancio efficace per chi non ha altri luoghi, momenti o
occasioni di tranquillità e di sereno contatto con se stesso. L’obiettivo è
quello di offrire qualche ora di silenzio, di concentrazione rilassata e di
svago con una atmosfera del tutto simile a quella in cui si compone, con calma,
un puzzle. Il limite del puzzle è quello di non contenere nulla di autonomico da
parte di chi lo fa. Il pregio di una icona, di un mosaico, di una scatoletta
cinese o indiana, decorata con cura, è quello di mostrare le capacità e, di
conseguenza, sviluppare le
motivazioni al fare.
Nella sua qualità di laboratorio di arrivo è invece il luogo in cui i soggetti,
con eccessiva agitazione o con un eccesso di insicurezza e di ansia (generata
dal controllo e dall’autocontrollo), possono assorbire il significato di un
lavoro ben fatto, con arte, eleganza e pazienza, imparando così a valutare e
gustare la bellezza prodotta dal lavoro e non solo ad immergersi nella
produttività affannosa e pasticciona.
Laboratorio musicale. Contrariamente a quanto di solito si intende questo non è
il laboratorio in cui si impara la musica (attraverso i passi del solfeggio,
della valutazione della lunghezza delle note, delle misure, ecc) tantomeno
quello in cui si impara a suonare uno strumento. Le tappe del laboratorio
musicale sono quello dell’ascolto, del riconoscimento delle emozioni che una
musica determina nella persona, dell’apprezzamento delle diverse musiche e delle
emozioni corrispondenti. Passa poi attraverso il riconoscimento degli strumenti
e degli arraggiamenti, utilizzati dai compositori per ottenere gli effetti
voluti, e perviene, infine, al riconoscimento della melodia e
dell’accompagnamento. A questo punto può anche porgersi verso la riproduzione
del brano musicale nella sua intenzione e nella sua intensità.
A
tale laboratorio di avvio vengono indirizzati soggetti particolarmente chiusi e
timidi che traggono giovamento dal riconoscimento delle emozioni e dalla
socializzazione verbale in gruppo degli effetti che una musica produce sulla
loro sensibilità. Tale strategia educativa è molto utile per chi non è in grado
di stemperare le emozioni nel vissuto comune, perché si sente troppo immerso nel
personale vissuto interiore e nell’equivoco di sentirsi diverso dagli altri.
Questa condizione di eccesso di sensibilità rende sovente inibiti e chiusi.
Al
contrario, come laboratorio di arrivo per chi ha fatto educazione fisica o
informatica 1, serve a spingere le persone a soffermarsi sull’interiorità,
trascurata da un eccesso di attività fisica (magari scoordinata ed agitata) o di
vita mentale (magari incoerente ed incostante). Questo laboratorio ha la
funzione di rimettere in contato i soggetti con il loro vissuto interiore e con
i loro sentimenti.
Laboratorio tecnico, plastico e manipolativo. La funzione di questo laboratorio
è quella legare gli alunni alle loro potenzialità di trasformazione manipolativa
della realtà materiale e concreta che li circonda. A questo laboratorio sono
avviati soggetti che hanno una buona intelligenza interpersonale, alunni molto
inclini alla socializzazione ed al contatto con altri che corrono però forti
rischi di condizionamento. Soggetti “adesivi” con forti bisogni affettivi e con
forte propensione al legame con altri. Per questo il laboratorio di manualità,
vissuto in un clima famigliare di socializzazione, consente un buon aggancio.
Sporcarsi le mani con la farina, la pasta di sale, l’argilla o la cartapesta è
un modo di entrare nella realtà
possedendola e rendendola stabile e certa dentro di sé. Il fatto poi di
percepire questa relazione oggettuale in compagnia di altri, permette di
comprendere come la loro atavica necessità di giocare con le cose (specie se di
uso domestico) non è da intendersi come difetto spesso criticato da genitori
molto direttivi ed igienisti. Un laboratorio di tal tipo consente a tali ragazzi
di rappacificarsi con il loro corpo e le attività. Spesso molti soggetti
bulimici riescono a distanziarsi dal cibo dopo essersi saziati mediante la
manipolazione dell’argilla. Come
laboratorio di arrivo è invece una sorta di costrizione per soggetti
eccessivamente espressivi, o eccessivamente intuitivi, affinché scoprano
l’importanza della concretezza oggettuale e verifichino, nella praticità del
rapporto con le cose, che esistono plurimi modelli intellettivi ed espressivi e
non solamente il loro.
Il
metodo di avvio del laboratorio
La struttura relazione del laboratorio è quella del piccolo gruppo di incontro.
Non si propongono esercizi o tecniche di gruppo particolari ma un ambiente di
conoscenza, accettazione e di relazione reciproca tra tutti i partecipanti. Il
clima è lo strumento principale di lavoro poiché favorisce il reciproco ascolto
e consente la verbalizzazione dei vissuti sperimentati. I laboratori di recupero
e potenziamento saranno efficaci se sapranno prendere avvio dalle basilari
regole della conduzione dei gruppi di incontro.
La struttura delle relazioni non è quella della classe. Per due motivi: i
laboratori sono formati da persone “simili” con gli stessi pregi e gli stessi
difetti. In tal modo si è inteso costruire un itinerario educativo condivisibile
dal gruppo. La seconda ragione è che il gruppo nasce con l’esplicito obiettivo
di “essere gruppo”, cosa che non accade nella classe dove antipatie e simpatie,
sottogruppi o coalizioni, spesso impediscono la nascita di un buon livello di
coesione.
In secondo luogo l’omogeneità delle personalità produce più facilmente la
nascita di una personalità collettiva con un certo timbro psicologico: dunque ne
consente la riconoscibilità e la motivazione al cambiamento. In gruppi di questo
tipo le persone si rispecchiano vicendevolmente con facilità e comprensione
reciproca.
Per ottenere la nascita del gruppo è però necessario
seguire le regole base della conduzione del gruppo di incontro,
facilmente attuabili nell’innesco dei laboratori, che facilitano un clima socio
relazionale ben diverso da quello della classe ed un rapporto con l’insegnante
scevro da timori valutativi. Il primo conseguente suggerimento pratico è che i
primi due momenti di laboratorio debbano essere destinati alla discussione e non
all’azione, avendo cura che tutti abbiano parlato ed espresso le loro paure e
difficoltà, le loro aspettative e desideri.