L'interpretazione del disagio
I personaggi descritti dall'artiginato educativo sono indicativi dei comportamenti più diffusi tra i giovani nel loro partecipare a gruppi. Le personalità adolescenziali vengono descitte sulla base di tratti di comportamento diffusi ed identificate mediante un linguaggio non etichettante: i soggetti: adesivi (le povertà affettive), invisibili (la mancanza di autostima), apatici (la fuga dagli impegni e la demotivazione), sballoni (l'insaziabilità emozionale, lo sballo, la ricerca di piacere) deliranti (l'eccesso di autostima), ruminanti (la aggressività verso gli altri, la violenza, l'aggressività verso se stessi, la depressione), avari (la vulnerabilità, l'insicurezza, la paura, l'ansia).
Le loro caratteristiche sono leggibili attraverso schede di osservazione ed attraverso il QUESTIONARIO DI ARTIGINATO EDUCATIVO che viene somministrato come gioco educativo e che si presenta di facile lettura ed interpretazione.
Attraverso l’analisi dei tipi gli educatori possono impegnarsi nel darsi da fare per i giovani tenedo presente che non è possibile trasmettere ideali a chi si entusiasma facilmente, come lo "sballone" ma poi, come fuoco di paglia, passa da un interesse ad un altro; ad un giovane così volubile occorre prima insegnare la soddisfazione della coerenza e dell'autodisciplina. Se l'educatore ha di fronte un ansioso deve invece guardarsi dal trasmettere ulteriore disciplina; per quel giovane può diventare un processo ossessivo. Dovrà invece far leva sulla tolleranza, sulla generosità e sulla magnanimità per insegnargli ad aprire lo scrigno entro cui imprigiona il suo "io" e trovare equilibrio. La disciplina invece è virtù indispensabile per lo sfiduciato; chi soffre di complessi di inferiorità ha bisogno di raggiungere l'autostima attraverso i risultati concreti che solo l'applicazione metodica permette. Occorre impedirgli di continuare ad essere invisibile, a nascondersi ed a mettersi maschere ed a liberarsi dal sentimento di vergogna che lo opprime. La vivida intelligenza e la grande capacità intuitiva di un giovane possono anche abbagliare un educatore, che giunge a compiacersi in quel giovane amandolo fuori misura. Se quel giovane però non impara il valore dell'umiltà ed a verificarsi pazientemente nella concretezza della realtà, rischia l'insuccesso nei fatti e nelle relazioni con altri, l'affascinante prigionia del continuo giocare con la propria intelligenza e, come punto di arrivo, il delirio prepsicotico. è poi normale che un educatore provi fastidio nei confronti di un giovane petulante, insistente e che si mette sempre in mostra. L'educatore se lo sente incollato addosso come un adesivo. L'"adesivo" è un giovane affamato di affetto, probabilmente perché nella vita ne ha ricevuto poco e l'educatore dovrà insegnargli a non essere ingordo, ad accontentarsi. Se vuoi saziare un "adesivo" non aspettare che egli esprima visibilmente il suo bisogno, anticipalo prendendolo in considerazione quando meno se lo aspetta. Spesso gli educatori sottovalutano il fatto che i valori bisogna prima viverli per poi farli vivere ai giovani affinché li capiscano: quella "testa rapata", naziskin o ultrà di una tifoseria o quell’inquieto dell'ultimo banco non avrà alcuna possibilità di spegnere la sua tensione interna, rabbiosa e distruttiva ed imparare a far emergere la calma dentro di sé, se non incontra un educatore che è in grado di insegnare come si fa, in ragione della sua esperienza, ad entrare in contatto con la propria calma. Se l’educatore perde la sua calma non potrà mai regalarla ad altri. Il ruminante, permaloso e magari violento, ha estremo bisogno di imparare ad accettare di spegnersi. All'estremo opposto si colloca un altro giovane, in classe spesso negli ultimi banchi, l'apatico. La sua pigrizia, distrazione e fuga nella fantasia può essere ribaltata solo mettendolo in conflitto con se stesso. Il pigro non regge i conflitti emotivi, razionali, logici e relazionali giacche gli impediscono di scivolare nel desiderato torpore. Non bisogna mai dargli una mano o assecondarlo nella sua pigrizia ma spronarlo per far emergere le ambizioni che rimuove..."