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Formazione docenti Arezzo- Provveditorato agli studi –  11/03/2008  15,00 19,00

 

Progettare oltre la burocrazia dei progetti: ritrovare il senso educativo

Appunti sulla lezione di Lorenzo Barbagli

 

Stamattina mi ha telefonato la madre di un ragazzo di 12 anni che seguo a xxxxx. Situazione familiare complessa a causa dei conflitti tra i genitori (la madre affettuosa ma manipolante, il padre generoso ma isterico) a cui conseguono prima una dislessia e adesso difficoltà scolastiche soprattutto nel comportamento. Stamani il preside mi chiama per spiegarmi che loro hanno un sistema interno per cui al raggiungimento delle 10 note sul registro si procede d’ufficio alla sospensione.

Tutto ebbe inizio da Weber.

Il burocratismo nasce nel momento in cui un’organizzazione giunge a condensare i propri fini nella sua prosecuzione.  Oggi potremmo affinare questa considerazione dicendo che si ha una burocrazia nel momento in cui un’organizzazione considera indispensabili in sé le norme che ha prodotto avendone dimenticato però i valori che ad esse sottendono e che le hanno prodotte.

Pertanto la norma diventa un protocollo da applicare e somministrare al di là del suo senso e del suo significato.

“Perché si deve”; “perché abbiamo sempre fatto così”; “perché non si può diversamente” sono tipiche frasi e topiche motivazionI che vengono addotte all’esercizio di una norma nelle strutture che ormai si sono ammalate di burocrazia.

Stesso meccanismo avviene nell’organizzazione scuola, che paga con la perdita della capacità educativa poiché riduce con la burocratizzazione delle procedure l’educazione ad un mero “addestramento” spesso nascosto sotto il nome di scolarizzazione. Dunque si perde il senso: il perchè di ciò che viene fatto crolla miserevolmente sotto i colpi dell’abitudine e dell’adattamento di memoria comportamentista o ancor peggio della convenienza (il voto e l’immagine sociale).

L’educazione è invece in sé la costruzione di senso, personale e condiviso di relazione con se stessi e con gli altri. E’ costruzione di progetti di vita fondati sulla consapevolezza delle proprie risorse che se non trovano un senso (cioè una direzione verso cui andare, un senso di marcia!) non servono a nulla. Divenendo poi semplici e spontaneisti tratti caratteriali (copioni) che si attivano o si spengono a seconda degli umori momentanei. Senza libertà e senza scelta, senza libero arbitrio. 

Perché l’educazione dunque acquisisca senso deve esistere come relazione in cui il senso si costruisce nel confronto e nel dialogo, anche nello scontro se necessario. Il senso di un atto educativo è infatti il frutto di una scelta valoriale effettuata. Ma un valore si costruisce solamente in una relazione: nel momento in cui una persona usa una sua risorsa dentro una relazione ne scopre infatti il suo valore (cioè qualcosa che vale).

Il senso è dunque il risultato di una relazione in cui attraverso un movimento dell’uno verso un altro si costruisce o si difende un valore. Cioè si produce qualcosa che migliora la vita di entrambi: un aumento dell’affettività oppure un aumento della libertà, o tutto ciò che migliora la qualità della vita delle persone.

Pertanto, si educa solamente nel momento in cui si possiede il coraggio di assumersene la responsabilità e il coraggio di fare qualcosa verso l’altro.

Si pongono due importanti livelli di analisi del problema:

 

1.                  Il senso delle progettazioni: ruoli interni ed esterni.

A questo livello del nostro discorso sulla qualità è importante capire la differenza tra organizzazione e conseguente gerarchia e burocrazia. Una gerarchia serve a semplificare la definizione dei ruoli purchè questa distinzione sia fondata su differenti mansioni e competenze. Pur nel rispetto della necessità dello sfruttamento delle risorse interne alla scuola ci sono incarichi che solamente esterni possono svolgere (come nel caso del counseling di orientamento), vuoi per competenze  formazione vuoi per necessità di posizione relazionale rispetto ai ragazzi oppure ai docenti o personale ATA in formazione.

 

2.                  Le risorse interne e quelle esterne: dai fondi  di istituto al F.S.E.

E’ questa una questione molto importante. Ad un estremo troviamo i fondi diretti degli istituti scolastici, solitamente limitati di più facile e libera gestione. Hanno in sé il buono della maggiore snellezza burocratica possibile (ove i dirigenti vogliano usufruirne) ma il contro della minore disponibilità economica che impedisce di sviluppare progetti con ampia ricaduta dal punto di vista dell’utenza individuata.

All’estremo opposto invece le varie forme di finanziamento pubblico solitamente di provenienza europea. Dai PON ai bandi provinciali questi permettono lo sfruttamento di risorse economiche ingenti e dunque di spalmare interventi che coinvolgano grandi numeri di utenti ma spesso chiudono la progettazioni in a volte importanti forche claudine. Dalle line guida che impediscono progettazioni ad hoc rispetto alle specificità dell’istituto interessato alla necessità degli accreditamenti (e dunque le questioni sulla qualità reale ad essi connesse) passando per il problema dei limiti dei costi orari o delle percentuali legate alle griglie di valutazione che impongono pagamenti bassi per gli operatori e il conseguente utilizzo di operatori meno qualificati; a detti problemi si aggiunge poi la concorrenza difficile delle cooperative sociali che solitamente sono in grado di offrire costi d’esercizio più bassi sulla base di impostazioni interne “particolari”.

 

E le specifiche problematici progettuali riferite al senso ed agli scopi applicate a differenti settori di intervento:

 

·      L’orientamento senza la burocrazia: dal baricentro alla consapevolezza di sé; l’educazione il counseling e l’orientamento formativo; il metodo di studio;

·      La formazione dei docenti: le nuove sfide (ruoli e necessità) degli insegnanti; oltre il programma per l’apprendimento; i temi della formazione;

·      La gruppalità nei giovani: ritrovare il senso della relazione non la forma dell’appartenenza; l’accoglienza, il bullismo, le classi e le assemblee;

·      La prevenzione e il recupero del disagio individuale: le tipologie di personalità le loro risorse ed il loro disagi

·      I genitori: pericolo o risorse? Troppo invadenti o troppo disinteressati? Da inquietanti presenze a indispensabili collaboratori

 

 

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