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PROGETTO COMUNITA’ PER MINORI

 

Indicazioni generali

 

Titolare: Associazione

Gestore : Associazione

Soggetto attuatore: Associazione

Enti Coinvolti: Regione, Provincia, Comune, Usl

 

 

Modalità di associazione tra Comuni: da perfezionare

 

Descrizione del progetto

In ragione della assenza in Grosseto di risposte di accoglienza per bambini e minori nella fascia dai 13 ai 18 anni ed al fine di evitare l’allontanamento dal luogo di residenza, dalle reti parentali, ed al fine di consentire l’integrazione con il territorio si propone la costruzione di un progetto integrato  organizzato e gestito dalla Associazione “                      con sede in Grosseto

 

Le modalità di attuazione del progetto di casa famiglia si propongono come un mix tra le modalità di tipo Comunità famigliare e la Comunità educativa, sia in ragione dell’età dei minori inseriti in essa, sia in ragione del tipo di intervento di prevenzione del disagio che un centro che ospita minori deve implicitamente svolgere, anche in un ambito più ampio e con una penetrazione più profonda nel contesto sociale del territorio.

La casa famiglia vuole infatti proporsi come un contesto di elaborazione di progetti educativi per minori ad essa affidati, come luogo di sostegno e di indirizzo per le famiglie di appartenenza dei giovani, ma anche come centro di incontro per gruppi di giovani che manifestano la necessità di elaborare il loro disagio esistenziale, comunicativo, affettivo, culturale e motivazione e di essere positivamente orientati verso un progetto di vita costruttivo.

La ricognizione sui bisogni ha infatti mostrato un aumento delle necessità di ospitalità diurna che, peraltro, presenta maggiori difficoltà di progettazione e realizzazione educativa rispetto ad una ospitalità continuativa. I minori del diurno ricevono interventi educativi per un tempo troppo breve per poterli consolidare e, spesso, al rientro serale nelle famiglie soffrono la contraddizione tra uno stile educativo di casa famiglia ed i problemi, a volte ingestibili, della famiglia di origine.  

Per questo motivo la struttura esprimerà ambedue le ragioni dell’intervento: a livello di immediatezza operativa accoglierà fino a 8 minori affidati dal Servizio Sociale, (impegnandosi anche ad ospitare dopo il 18° anno di età coloro che non potessero rientrare nel contesto famigliare), a livello di intervento sociale, anche al fine di evitare ogni possibile etichettamento dei soggetti ospiti, si promuoverà come struttura aperta di centro giovanile finalizzato all’organizzazione di gruppi di incontro, gruppi di discussione e formazione per i giovani della città, raccordandosi a tal fine con le istituzioni scolastiche ed i servizi sociali e sanitari del territorio.

 

Il progetto è indirizzato alla costruzione di casa famiglia ma nella prospettiva di rendere ad essa adiacente un centro giovanile, progettato all’uopo. I locali individuati dovranno pertanto prevedere tale indispensabile sviluppo.

 

Progetto educativo

Le problematiche con cui si presenta il minore saranno valutate dal responsabile del centro in accordo con i servizi e sarà predisposto il piano educativo personalizzato articolato nei percorsi di riorientamento educativo e relazionale (in ragione delle caratteristiche della sua personalità e dei suoi bisogni educativi), nella motivazione al proseguimento degli studi o alla sua formazione professionale e nel suo avviamento verso futuri inserimenti lavorativi. Particolare attenzione verrà rivolta alla analisi dei contesti famigliari per valutare il grado relazione possibile e favorire il superamento delle condizioni di disturbo relazionale ed educativo.

Le caratteristiche del progetto educativo sono articolate sulla base delle modalità dell’artigianato educativo che si fonda sulla partecipazione dei soggetti alle dinamiche del gruppo famiglia e sulla elaborazione dei progetti personalizzati sulla base della individuazione dei bisogni educativi personali. Le diverse modulazioni della progettazione e dell'intervento educativo prenderanno le mosse da quei  personali atteggiamenti che  rendono  i soggetti: adesivi (le povertà affettive), invisibili (la mancanza di autostima), apatici (la fuga dagli impegni e la demotivazione), sballoni (l'insaziabilità emozionale, lo sballo, la ricerca di piacere) deliranti (l'eccesso di autostima),  ruminanti (la aggressività verso gli altri, la violenza, l'aggressività verso se stessi, la depressione), avari (la vulnerabilità, l'insicurezza, la paura, l'ansia. Tali condizioni sono naturalmente connesse ai bisogni strutturali “forti”, ovvero alle particolari carenze di affettività materna o di sicurezza paterna, alla depressione a causa di maltrattamenti o alla deprivazione di ambiente vitale o alla emersione di pensiero divergente o di dispersione di identità, causata da squalifiche e da mancanza di punti di riferimento stabili o alla somatizzazione di tratti fobici conseguenti alla interiorizzazione dei conflitti genitoriali, ecc.

 

Informazioni sulle attività pregresse

In ordine alle attività del centro giovanile si fa riferimento al curriculum di attività dello S.A. Prevenire e’ Possibile e della Associazione Cavalieri di San Valentino (titolare della casa famiglia Zig Zag di Palermo), ambedue presiedute da Vincenzo Masini che ha organizzato l’esperienza del centro Giovanile nel Comune di Massa Martana, (PG) e nel Comune di Noto (SR), oltre a numerose attività di gruppi di incontro in svariatio Comunie Provincie italiane.

 
 

TITOLO PROGETTO:

 

CONTESTO E MOTIVAZIONI

Nella provincia di Grosseto sono andate aumentando situazioni di disagio familiare, legate soprattutto all’aumento delle separazioni e alle conseguenti difficoltà educative, economiche, di orientamento e di costruzione di progetti di vita per numerosi giovani. Si segnala, inoltre, un preoccupante riemergere del consumo di droghe e di costruzione di raggruppamenti giovanili con forte rischio di devianza. Indicazioni preoccupanti emergono dal contesto scolastico: la perdita di forza della scuola come contesto attrattore è andata progressivamente ampliandosi in ragione della mancanza di punti di riferimento e di adulti guida e alla caduta delle aspettative della scuola come veicolo dell’integrazione nel mondo del lavoro, attraverso lo sviluppo della competenze professionali e delle abilità sociali e comunicative. Nella Provincia di Grosseto si è assistito ad una particolare demotivazione verso lo studio con una crescente propensione, o all’abbandono, o alla realizzazione di un percorso di studio “senza impegno” e senza investimento significativo di sé nell’esperienza scolastica. Gli adulti (insegnanti o genitori) hanno vissuto un grande aumento di distanza dal mondo giovanile che sembra non considerare più credibili i messaggi delle generazioni precedenti e maturare un atteggiamento di squalifica (né critica né adesione ma una indifferenza e incomprensione) per quanto a loro viene trasmesso. La generazione adulta non riesce, specie nel contesto scolastico, ad offrire messaggi attraenti capaci di interessare i giovani alla progettazione del loro futuro partendo dalla loro storia personale e dai loro vissuti.

La dispersione (o la partecipazione non convinta o non coinvolta, che, in alcuni casi è più grave, in prospettiva educativa della dispersione stessa, che, in ragione delle possibilità occupazionali offerte dalle economie di  Arezzo, trova anche attraverso altri enti, una probabile ricollocazione) ha toccato in alcune scuole percentuali che sfiorano il 10% della popolazione.

Questa condizione di disagio giovanile è resa più acuta dalla forte affluenza da parte di immigrati, rom e nomadi, che, pur presentandosi come comunità marginale non di meno contribuisce a rafforzare la quota di polazione marginale.

Ciò ha determinato un impatto incrementale di famiglie con bambini e ragazzi in difficoltà che, ove lasciati senza risorse educative e senza orientamento, possono sviluppare attività devianti o delinquenziali. L’impegno educativo e di assistenza è reso indispensabili al fine di non veder peggiorato l’intero contesto ambientale.

 

CAMPO DI APPLICAZIONE DEL PROGETTO

La problematica minori e famiglia richiede interventi plurimi, schematizzati nel progetto dalla contemporanea realizzazione di una casa per minori e madri in difficoltà ( anche di nazionalità straniera) e di un centro permanente per adolescenti. Nell’ottica educativa e nello spirito della Associazione                          tali strutture assumono la forma e la denominazione di casa famiglia e centro giovanile, in quanto la prima, pur con la necessaria presenza di operatori, si costituisce come esperienza famigliare di convivenza e il secondo, pur con la necessità di attrezzature e spazi e con una permanenza interna più limitata nel tempo, si costituisce come luogo protetto di incontro e di esperienza educativa per giovani non necessariamente ed esplicitamente in “disagio”, pur essendo questi ultimi i più naturali fruitori di tale spazio.

 

FINALITÀ ED OBIETTIVI

Il processo educativo che si vuole innescare nei soggetti ospiti della casa famiglia tende a risolvere in un primo momento la fase dell’accoglienza dei minori in un ambiente familiare con particolare attenzione al singolo alla sua cultura, alla sua problematica, al suo cammino educativo, inoltre, offrire alla madre la possibilità di risiedere con il bambino ( qualora fosse presente e richiesto dai servizi sociali) per fare un cammino personale come persona e come madre da permetterle di trovare un lavoro all’esterno e garantire una base educativa al bambino. Sulla base di questo nucleo di vissuti può essere possibile la corretta individuazione dei percorsi di vita, di istruzione e di lavoro proponibili ai soggetti che potranno, comunque, far riferimento allo spazio del centro giovanile per ogni futura ed ulteriore problematica.

Il centro giovanile non è infatti concepito come una appendice della casa famiglia ma come parte del progetto di inserimento e di socializzazione dei giovani verso i loro coetanei, i quali, attraverso gruppi di incontro finalizzati all’emersione delle emozioni e dei sentimenti possono superare le barriere ed i pregiudizi.

Il centro giovanile tenderà a rivolgersi ad un ambito di almeno 100 utenze, di cui stabili max . trenta. Per questi ultimi verranno compilate delle cartelle ed indicate le tappe del percorso educativo; tutti i frequentanti del centro giovanile, a meno di un possibile rifiuto, compileranno un questionario di autovalutazione e, sulla base delle risposte, verrà loro indicato un itinerario educativo diffuso anche ai modelli di relazione famigliare o ai modelli di relazione di innamoramento nelle loro prime ed importanti relazione amorose adolescenziali.

Il centro potrà anche servire come incontro per le famiglie che vorranno intraprendere un cammino educativo e di confronto con i propri figli

 

LOCALIZZAZIONE

Al fine di poter vedere compresenti le due strutture occorre una ambiente di almeno 160 mq per la casa famiglia e di una altro ambiente, superiore ai 100 mq per il centro giovanile, possibilmente circondato da spazio verde, da facilità di parcheggio per auto e motorini in un’area non troppo distante dal centro cittadino.

Le strutture saranno prese in affitto dall’associazione qualora il comune non avesse locali disponibili.

 

ATTIVITÀ SPECIFICHE

L’intera organizzazione del centro giovanile verte sull’organizzazione di:

gruppi di incontro, gruppi di animazione e lavoro e gruppi di formazione;

laboratori plastico manipolativi, teatrali, musicali,  laboratorio informatico ( per un primo approccio al computer )

 

TIPOLOGIE DI UTENZA

Minori e genitori

Adolescenti - giovani

 

PIANO DI LAVORO

Casa Famiglia : le fasi del lavoro di casa famiglia si articolano ovviamente in accoglienza, tappe della crescita educativa e reinserimento graduale. L’accoglienza sarà preceduta da un paio di incontri centrati sull’ascolto e sulla spiegazione del significato e del contesto della Casa famiglia, al fine di analizzare la compatibilità dei problemi dell’adolescente con il progetto educativo della Casa famiglia. Il responsabile della Casa famiglia è il solo a decidere intorno a tale compatibilità.

Il motivo risiede nella struttura del gruppo di famiglia e nella compresenza di compatibilità e/o di tensioni relazionali gestite efficacemente  dagli operatori.

Gli indicatori di efficacia saranno strutturati sulla base delle tappe dell’inserimento e dei passi del percorso educativo che sono inerenti alle check list educative tradizionali (responsabilità di sé, dei propri oggetti, responsabilità nei confronti degli altri, responsabilità nelle attività, nello studio, responsabilità nel rispetto delle regole e degli orari) e nella interiorizzazione dei valori corrispondenti alle diverse dimensioni di suddette responsabilità.

I risultati attesi potranno essere misurati sia in ordine alla crescita educativa dei ragazzi ammessi in casa famiglia, sia alla risocializzazione ed al reinserimento nel contesto sociale

 

Centro giovanile. La prima fase del lavoro sarà quella di rendere desiderabile da parte dei giovani la partecipazione a tal contesto, offrendo elementi di attrattiva anche usualmente esterni ai processi di gioco e di vita svago degli adolescenti

La verifica consisterà nella contemporanea valutazione dell’attrattività e della produzione di effetti e di eventi da parte degli stessi giovani in grado di coinvolgere i loro amici e di rendere visibile l’esperienza del centro nella città di Grosseto

 

PERSONALE

 

Casa Famiglia:  educatori – operatori sociali, volontari e personale educativo (psicologo, pediatra, assistente sociale)

Centro giovanile: educatori – operatori sociali, volontari e personale educativo (psicologo, pedagogista)