la teoria
(da Orientare e progettare NELLA scuola DELL'AUTONOMIA, di Vincenzo Masini, SSIS del Lazio, 2000)
v Considerare l'orientamento come un processo educativo che tende a far emergere sia le dimensioni dello sviluppo della persona, sia l'orientamento alla professione, sia le capacità di scelta e decisione del singolo soggetto
v Gestire la somministrazione di test allo scopo di raccogliere indicazioni che facilitano il dialogo educativo con il soggetto e non come unico strumento tecnico per dare indicazioni sul percorso di studio e di lavoro.
v Contestualizzare l'orientamento alle potenzialità del territorio ed alle discussioni informali sulle scelte attuate nei gruppi di riferimento. A questo fine si collega l'orientamento alla ricerca intervento ed alla discussione orientante nei gruppi di incontro
v
Considerare l'orientamento come un processo educativo che tende
a far emergere sia le dimensioni dello sviluppo della persona, sia
l'orientamento alla professione, sia le capacità di scelta e decisione del
singolo soggetto
A partire dal personale stile cognitivo si sviluppa uno stile di apprendimento e uno stile di esecuzione.
Stile cognitivo. La letteratura sugli stili cognitivi e i test è molto ampia: da Binet (test di intelligenza), a Spearman (teoria dei due fattori intellettivo generale e specifico di un settore), a Thurstone (le abilità primarie), a Cattel (intelligenza fluida e cristallizzata), Guilford (immagine, inventiva, concentrazione, elaborazione, numerico, verbale) fino a Gardner (7 forme mentali: logica, cinestetica, spaziale, linguistica, intrapersonale, musicale e interpersonale). Le diverse classificazioni hanno molti punti in comune che sono sintetizzati e ricompresi in quella di Gardner che presenta il maggior numero e la più profonda fondatezza sia nei riscontri empirici sia nella correlazione tra stili cognitivi e la neurofisiologia. A fini di semplificazione didattica il modello di Gardner è stato sintetizzato in tre processi cognitivi di intelligenza ordinativa, intuitiva e descrittiva. Con questa tripartizione si è riusciti a superare la dicotomia tra intelligenza (pensiero convergente) e creatività (pensiero divergente) e raggruppare le sette dimensioni delle intelligenze in tre aree costruendo un modello che correla efficacemente i dati del Questionario di artigianato educativo (o le schede di rilevazione) di Prevenire è Possibile con le intelligenze e con i processi di comunicazione educativa.
Lo studio dello stile cognitivo ha la funzione di analizzare le attitudini del soggetto connesse al suo temperamento, alla sua personalità, ai suoi bisogni, ai suoi interessi, ai suoi valori ed ai suoi ideali. Il modello proposto riesce ad analizzare le dimensioni della personalità in connessione con gli stili cognitivi.
Stile di apprendimento. Con questa espressione si intende il processo che dall'esperienza, dall'osservazione e dallo studio conduce alla riflessione, alla formazione di concetti ed allo sviluppo delle capacità. Gli stili di apprendimento che sono presentati in letteratura sono tipizzati in convergente, assimilatore, divergente e accomodatore che si presentano con aspetti di sperimentazione attiva, concettualizzazione astratta, osservazione riflessiva e esperienza concreta. L'incrocio tra questi concetti produce quelle competenze composte, frutto della combinazione tra stili, che sono presenti sia nei diversi domini disciplinari che nelle professioni concretamente esercitate. L'analisi degli stili di apprendimento viene svolta attraverso l'osservazione del metodo di studio in corrispondenza con i tre grandi ambiti delle intelligenze: allo stile ordinativo corrisponde uno stile di apprendimento convergente, all'intuitivo uno stile divergente, al descrittivo uno stile accomodatore. Gli stili di apprendimento sono naturalmente collegati all'interesse che ogni singolo ambito suscita nel soggetto ed al valore che viene ad esso attribuito. La ricognizione degli interessi disciplinari scolastici è piuttosto semplice ed in genere è espressa con convinzione dallo studente che conosce il contenuto delle discipline studiate. Solo nei casi in cui la metodologia didattica di un insegnante sia stata troppo rigida e non abbia saputo modularsi nei diversi stili comunicativi può essere insorta nello studente una forte antipatia ed incomprensione verso quell'ambito disciplinare in cui egli ha attitudini. Il turn over degli insegnanti garantisce però un buon ricambio di stili.
Gli interessi professionali sono molto più complessi perché corrispondono a miscele composite di interessi di base. Tali interessi maturano lentamente nella persona e possono essere espressi dalle persone all'interno di un colloquio o attraverso la lettura di un elenco di interessi inventariati sulla base delle migliaia di tipi di attività lavorative presenti nel mercato del lavoro. Strong, Guilford, Kuder e Super propongono diverse aree di interesse che possono essere sintetizzate in Amministrazione, Tecnica, Scienza, Persuasione, Commercio, Arte, Persone. Tali dizioni si correlano in linea di massima con le dimensioni delle sette intelligenze e si aprono a ventaglio sulle diverse possibilità di attività lavorativa a seconda delle applicazioni, della miscela tra questi interessi e dai valori professionali perseguiti. La tassonomia di Zitowski individua i principali valori professionali in: prestigio, retribuzione, sicurezza, rendimento, indipendenza, condizioni di lavoro, avanzamento nella carriera, varietà di compiti e responsabilità.
In sintesi le attitudini di base vengono arricchite ed integrate attraverso la miscela degli stili di apprendimento, i quali, a loro volta, si potenziano sulla base degli interessi e dei valori. La disposizione verso l'una o l'altra attività è quindi frutto di molteplici fattori alcuni orientanti, altri disorientanti. Tra questi ultimi, come vedremo, hanno un grande ruolo sia le pressioni della famiglia che quelle del gruppo di pari, delle comunicazioni di massa e delle caratteristiche del contesto territoriale. L'indagine sul metodo di studio e sui bersagli delle scelte professionali deve dunque far ricorso a strumenti che analizzino la divergenza tra attitudini, metodo di studio, convinzioni personali e professioni bersaglio delle scelte.
Stile di esecuzione. Nelle disposizioni personali verso un certo ambito professionale gioca un ruolo importante lo stile di esecuzione di un lavoro. Lo stile di esecuzione è spesso intimamente connesso con la mansione esercitata nell'area di interesse disciplinare. La distinzione negli stili esecutivi di una qualunque professione è di solito operata mediante la distinzione tra "continuatori" (tradizionalisti) e "innovatori" (progressisti) di Kirton. I primi sono precisi, fedeli, risolvono i problemi secondo le procedure consolidate, consolidano la stabilità, sono cauti, esercitano autorità; i secondi sono indisciplinati, affrontano i problemi da punti di vista inattesi, scoprono nuove soluzioni, sono imprudenti, astratti e provocatori, sfidano le norme consolidate. Nel modello di Kirton, che è diventato un concetto di senso comune, vengono attribuite ai due tipi anche le caratteristiche non pertinenti del rapporto e della attenzione che i continuatori e gli innovatori rivolgono alle persone ed al contesto. Attribuire ai primi sensibilità alle persone e attenzione alla coesione finalizzata alla continuità ed ai secondi indifferenza e propensione alla dinamica del cambiamento, non è un criterio risolutorio né una sorta di "variabile di moderazione" dei due precedenti stili. Richiede invece di introdurre un terzo stile di esecuzione che è orientato alla realtà delle persone e dei contesti. Tale stile è quello dei "mediatori" (negoziatori) che non sono né innovatori, ne continuatori ma nemmeno la via di mezzo tra gli uni e gli altri. Il fatto che rappresentino uno stile a sé nella continua osservazione del contesto, nella capacità di raccogliere informazioni e di tener presente le diverse esigenze, nel posticipare le decisioni, nel saper accettare le contraddizioni non rende in assoluto più efficace il loro stile rispetto ai precedenti. Questo terzo stile può rappresentarsi come efficace mediazione o come pericolo subdolo di inerzia e di sfaldamento delle capacità operative di un singolo individuo o di un intero sistema.
v Gestire la somministrazione di test allo scopo di raccogliere indicazioni che facilitano il dialogo educativo con il soggetto e non come strumento tecnico. L'analisi dei metodi di studio, correlati alle intelligenze ordinativa, intuitiva e descrittiva (più semplici e chiari delle articolazioni degli stili di studio e di esecuzione immaginativo, intuitivo, intellettivo e industrioso che non distinguono i processi mentali dalle disposizioni all'azione) conduce ad una risposta rivoluzionaria circa la vexata quaestio se l'orientamento debba servire allo sviluppo delle diverse qualità della persona o se debba servire ad individuare le specifiche attitudini funzionali al successo nell'inserimento lavorativo. Se un soggetto presenta una propensione nell'area della intelligenza descrittiva (ha, per esempio, buone attitudini nell'intelligenza intrapersonale e nell'intelligenza musicale) deve sviluppare le sue qualità trascurando gli altri stili di cognizione e di apprendimento o deve essere educato allo sviluppo di altre competenze per raggiungere un equilibrio armonico della sua personalità complessiva? E, comunque, quanto deve applicarsi all'uno o all'altro? Da un lato si possono rischiare gli esiti di una personalità deformata dalla professione, e dalle inclinazioni personali, priva di duttilità che consentono le ridecisioni, anche professionali, necessarie nel corso della vita, dall'altro gli insuccessi nell'inserimento lavorativo per insufficiente identità professionale.
La questione può essere risolta con chiarezza distinguendo le due linee centrali dell'orientamento: la necessità educativa di pervenire ad una personalità armonica è perseguita attraverso indicazioni di counseling mirate allo sviluppo di quegli aspetti della personalità carenti nel soggetto al fine di evitare la fissazione in rigidi copioni (ad un soggetto attivo e intraprendente viene così consigliato di trovare uno spazio nella sua vita quotidiana per vivere momenti di pace, di meditazione e di rilassamento). La necessità professionale viene esaudita attraverso l'orientamento allo sviluppo delle sue qualità migliori (un soggetto intraprendente avrà bisogno di attività professionali attive, di movimento, nelle quali esprimere le sue potenzialità).
La ricognizione sui diversi test di orientamento, il cui uso è comunque utile ed efficace per individuare sia le disposizioni che le abilità, e la necessità di presentarli agli studenti in forma semplificata e maneggevole ha portato alla elaborazione di 4 schede.
1) La prima è un test "Questionario di artigianato educativo", composto da 210 item nella sua versione integrale che può però essere ridotto e trasformato a piacimento, che investiga sul rapporto che il soggetto ha con gli altri, con il mondo e con se stesso. I punteggi sono raccolti in un grafo a radar la cui lettura (facile) consente di osservare la prevalenza di tratti di personalità e di inclinazioni.
2) La seconda è ricavata dal Test dei tipi professionali di Holland (realista, investigativo, artistico, sociale, intraprendente e convenzionale) a cui è stato aggiunto il tipo relazionale distinguendolo dal sociale ed è stato definito con "espressivo" il tipo artistico; il modello di esagramma di Holland si è così integrato nell'eptagramma del questionario di artigianato educativo e la struttura del grafo a radar ha risolto i complessi problemi di calcolo dello schema di Holland. In questa scheda vengono analizzate le competenze possedute dai soggetti riferite ai suddetti sette ambiti di disposizioni professionali. La miscela delle aree da origine a centinaia di sottotipi.
3) La terza è derivata dal Questionario sull'efficienza nello Studio (QES) di Brown e Holtzman al fine di collocare negli ambiti delle intelligenze i diversi metodi di studio, le preferenze e gli interessi prevalenti. Ha anche lo scopo di misurare l'indecisione professionale.
4) La quarta è una scheda ricavata dal Questionario di Maturità Professionale (QMP) di Polacek integrata con le figure professionali preferite. Questa ultima scheda ha lo scopo di verificare le incongruenze tra le disposizioni di base del soggetto e le figure bersaglio delle sue scelte.
v
Contestualizzare l'orientamento alle potenzialità del
territorio ed alle discussioni informali sulle scelte attuate nei gruppi di
riferimento. A questo fine si collega l'orientamento alla ricerca intervento ed
alla discussione orientante nei gruppi di incontro.
Una caratteristica centrale che l'orientamento deve assumere è la sua fattibilità e la sua adattabilità al territorio. La ricognizione delle risorse e delle potenzialità di inserimento lavorativo nel territorio è un processo di ricerca intervento finalizzata ad una esplorazione collettiva da parte dei soggetti coinvolti nell'orientamento.
Il processo di crescita attuato dalla ricerca intervento tende a raggiungere due obiettivi: la promozione di una maggiore consapevolezza delle risorse presenti nel territorio e la attivazione dei giovani nella ricerca di opportunità. Questa mentalità è infatti indispensabile al fine di rapportarsi con le caratteristiche attuali del mercato del lavoro e con l'attività di lavoro che non contiene più le componenti tradizionali di lavoro come possibilità di acquisire reddito, lavoro come rappresentazione del sé sociale e lavoro come realizzazione personale. La difficile sovrapposizione dei bisogni di sopravvivenza, di rappresentazione e di soddisfazione nell'unico ambito del lavoro è una importante conseguenza della pluralizzazione dei mondi di vita e dei mondi di vita di lavoro.
La didattica della ricerca nel territorio ha lo scopo di insegnare a raccogliere dati, a sviluppare la capacità di gestire una intervista narrativa e la ricerca intervento.
La metodologia di ricerca intervento che viene usata nel corso è estremamente semplice: si tratta di investigare il destino sociale e professionale dei giovani usciti dalla scuola negli anni precedenti contattandoli telefonicamente ed invitandoli a scuola per una breve testimonianza sulle loro scelte professionali, sulle difficoltà e sui successi.
Al fine di realizzare tale obiettivo occorre una breve formazione all'intervista telefonica, alla individuazione dei soggetti più interessanti da ascoltare e la predisposizione di una occasione di incontro in cui gli usciti dalla scuola saranno intervistati dagli studenti stessi preparati allo scopo.
La discussione orientante nei gruppi di incontro è il punto di arrivo di tutto il processo di orientamento. I tutor, gli insegnanti o gli esperti coinvolti nel processo costruiranno occasioni di gruppo di incontro, senza necessariamente rispettare la struttura delle classi, all'interno dei quali vengono esposti i dati raccolti con le schede di questionario, valutate le scelte dei singoli, analizzato l'impatto con i testimoni ascoltati e, laddove sia evidente un processo di condizionamento delle scelte del singolo operato sia dal gruppo di pari che dalle immagini professionali distorcenti ricavate dai mass media o dalla famiglia, messe in discussione all'interno del gruppo. Questo approccio ha lo scopo di far si che gli orientatori esercitino, a loro volta, un processo condizionante sul soggetto. La messa in discussione in gruppo, da parte dei pari, lascia libero un grado maggiore di autonomia al soggetto pur essendo egualmente penetrante.
Questo modello di lavoro è efficace con due tipi di soggetti: quelli pervicacemente determinati a scelte professionali impegnative e quelli estremamente indecisi, disorientati ed inclini a "fare quello che fanno gli altri" o a "tentare e vedere come va". La caratteristica comune di questi estremi, sia essa rivolta a scelte universitarie che a impegni lavorativi, è spesso quella di attuare i propri interessi in altri ambiti territoriali, esponendosi a rischi di insuccesso imprevedibili. Ciò non significa non tener in considerazione la propensione di alcuni verso la mobilità territoriale, motivata sia dalla volontà di cambiamento che dalla consapevolezza di poter realizzare le proprie attitudini ed i propri interessi professionali fuori dal territorio di appartenenza, ma dare nel counseling tutte le informazioni in grado di non esporre i soggetti a delusioni ed a rischi.
HOME Personalità collettiva di classe Personalità individuale Orientamento