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  COMUNE DI NOTO (SR)

1) Attività dei gruppi

2) Attività del Centro Giovanile

 

Il progetto è stato avviato nel dicembre 1999, dopo i preliminari contatti con l’amministrazione, al fine di ridimensionare le attività sulla base della diminuzione dell’importo finanziato dalla regione. Il motivo che ha spinto ad intraprendere comunque il progetto è stata la presenza a Noto di giovani operatori, precedentemente formati sia presso la Scuola di Assistenti Sociali di Noto, sia in altri corsi organizzati nella zona, secondo la metodologia di Prevenire è Possibile.

Un gruppo di questi giovani aveva partecipato ripetutamente anche ai Convegni Nazionali di Prevenire è Possibile e possedeva la metodologia di lavoro in modo appropriato e corretto. Tra questi gli operatori dell'Associazione OPERA d’ARTE, che da due anni gestisce, in convenzione con il Comune, il Centro Giovanile di Noto.

In questo centro sono stati operativi alcuni gruppi di incontro che hanno costituito uno degli elementi portanti dell'aggregazione giovanile e dell'intervento educativo, oltre a gruppi di lavoro e animazione.

L'intervento è dunque decollato in modo rapido ed efficiente fondandosi su un programma in due fasi. Nella prima, conclusa, sono stati offerti ai giovani ed ai volontari (50) disposti ad un approfondimento delle tematiche dell'artigianato educativo, alcune unità di sensibilizzazione, a cui hanno aderito, in numero progressivamente maggiore, insegnati della scuola di Noto che hanno costituito un valido supporto alle iniziative di lavoro con gruppi di soggetti a rischio e per il contatto con le loro famiglie.

PRIMA FASE:

Le unità motivazionali, complessivamente otto, una delle quali ha prodotto un piccolo ma importante evento culturale attraverso la presentazione del volume “Dalle emozioni ai sentimenti”, sono state gestite a cadenza mensile dal direttore del corso ed hanno consentito l’accensione, la prosecuzione e la supervisione continua (di presenza e telefonica) di due gruppi di incontro, un gruppo di lavoro e un gruppo di formazione.

a)      I due gruppi di incontro incentrati sulle problematiche dell’ascolto del disagio, della individuazione delle tipologie di disagio hanno approfondito la conoscenza delle 10 regole della conduzione dei gruppi. A questi gruppi hanno partecipato insegnanti, educatori, volontari dell’associazionismo del territorio del Comune (circa 15) ed alcuni nuovi giovani che hanno cominciato a frequentare il Centro Giovanile (10). I problemi emersi all’interno dei gruppi hanno consentito di disegnare un quadro d’insieme del disagio a Noto. L’aggregazione giovanile in città segue essenzialmente le regole della partecipazione alle comitive, di formazione scolastica, con soggetti che vi si integrano ma non stabilmente. Tali compagnie lentamente si dissolvono al momento dell’innesco delle coppie e rimangono solo come traccia per le relazioni interpersonali successive. Chi non frequenta la scuola ha come punto di contatto solo alcuni quartieri e la vita all’interno di essi che appare molto povera di stimoli e di occasioni. L’atteggiamento dei gruppi di quartiere è dunque fortemente difensivo e chiuso con atteggiamenti, a volte anche di sfida, nei confronti delle “compagnie” di ragazzi per bene. L’uso di sostanze accomuna i più trasgressivi, sia degli ambienti di quartiere che delle “compagnie”, in specie quei soggetti che sentono con forza un condizionamento psicologico forte dal clima di “apatia” che, dicono, caratterizzi la città. Ciò ha comportato un difficile lavoro di integrazione sociale nei gruppi e, più in generale, all’interno del centro giovanile. L’integrazione non facile ha prodotto una costante e difficile mediazione educativa tra gruppi con le difficoltà connesse allo sviluppo del senso di appartenenza al centro. Ciò ha portato, ripetutamente, di fronte al bivio di scegliere un'utenza di un tipo o dell’altro ma, ove questa scelta fosse stata fatta, l’integrazione e la lotta all’esclusione sociale non avrebbero raggiunto gli obiettivi per cui tutte le iniziative di prevenzione, volute dal T.U 309, sarebbero state completamente disattese. La scelta dunque è stata quella di una costante mediazione e di un incontro tra atteggiamenti e culture stratificate che ha però portato a buoni risultati. Un'importante conquista, operata attraverso la ricerca intervento in un quartiere da parte di tutti i partecipanti al corso, è stata quella della restituzione al centro di una cassa stereo di poco valore sottratta solo per il desiderio di un gruppo “emarginato” di esprimere la loro sofferenza ed il loro disagio attraverso una bravata. Il fatto che tale restituzione sia stata possibile costituisce, sia per il metodo che per i contenuti educativi, una importante conquista e giustifica le resistenze alle pressioni di orientare il lavoro dei gruppi solo verso la fascia meno svantaggiata. Indubbiamente ciò ha comportato una diminuzione del numero dei possibili partecipanti alle iniziative ma ha segnato l’acquisizione di importanti contenuti per la metodologia di lavoro.

SECONDA FASE

b)      Una particolare fascia di disagio incontrato è quella relativa allo scioglimento delle compagnie a causa di un fenomeno osservato molto particolare: l’avviarsi di molti giovani verso strutturati rapporti di coppia in età decisamente precoce (15/16 anni). Ciò è confermato dal fatto che la motivazione più frequente nell’abbandono scolastico da parte delle giovani negli istituti superiori è il rapporto con il ragazzo o, addirittura, qualche gravidanza.

c)      Due gruppi frequentanti il corso hanno invece assunto la struttura di gruppo di lavoro e di gruppo di formazione. Il motivo di questa scelta è stato dettato dalla necessità di orientare ad un lavoro più penetrante molti soggetti che avevano già alle spalle una esperienza di gruppo di incontro. (La tripartizione tra gruppo di incontro, di lavoro e di formazione è un punto chiave della metodologia di Prevenire è Possibile: nel primo si esplica l’apprendimento dell’ascolto e del confronto sulle emozioni, sui copioni di disagio e sui sentimenti vissuti dai partecipanti, nel secondo si impara e si persegue il fine della motivazione al lavoro e dell’esercizio di attività, nel terzo si propongono temi di discussione di ricerca al fine di interpretare le difficoltà vissute nei primi due tipi di gruppo e di orientare all’intervento). Il gruppo di formazione si è occupato di approfondire la conoscenza delle varie tipologie, ponendo maggiormente l’accento sulle dinamiche affettive o conflittuali che, tra queste, possono scaturire. Le tipologie sono state, quindi, motivo di discussione e sono diventate un’interessante chiave di lettura per il discernimento e l’interpretazione delle relazioni che si vengono a determinare nei vari ambiti di vita sociale. I componenti di tale gruppo hanno potuto riconoscersi all’interno di una o più tipologie, quindi, di raccontarsi al gruppo stesso. Il lavoro svoltosi durante tutta la durata del corso ha, inoltre, permesso di evidenziare deficienze e vizi di ogni tipologia ma anche e soprattutto atteggiamenti educativi da promuovere e valorizzare. Tale gruppo, forse più degli altri, ha maturato la coscienza di una reale difficoltà relazionale vissuta attualmente in modo più o meno evidente in svariati settori nei quali stenta o è totalmente assente la capacità di fare gruppo: di instaurare legami stabili, di empatizzare gli altrui vissuti. Il gruppo di formazione ha permesso di elaborare quanto sopra detto facendo emergere tali difficoltà in seno ai suoi componenti e superarle. Il clima di empatia, che ne è scaturito, ha dato vita ad un lavoro di équipe che ha permesso di approfondire ulteriormente le tematiche relative alle varie tipologie ed è diventato punto di riferimento e guida per gli altri due tipi di gruppo.

d)      Il gruppo di lavoro (che ha regole di funzionamento diverse e più complesse del gruppo di incontro) ha operato somministrando il questionario alla totalità dei partecipanti, ha appreso le modalità di interpretazione ne ha distribuito i risultati. Complessivamente sono stati sottoposti al test 178 soggetti del mondo giovanile ed adulto di Noto ottenendo una importante quantità di dati sulle disposizione di base e sulle personalità. La somministrazione del test alle coppie ha verificato una diffusa scarsa affinità elettiva tra soggetti nelle coppie, rinforzando la convinzione che esse sono costituite con superficialità e senza dialogo profondo, al punto che non riesce ad essere stabile. Un secondo ambito di lavoro è stata la predisposizione di strumenti di ricerca intervento.

SECONDA FASE – OPERATIVA - :

e)      Gli strumenti di ricerca intervento utilizzati sono stati molteplici: il primo è il già menzionato test, il secondo sono state le ricognizioni nelle aree a rischio (di cui la principale quella in occasione della restituzione della cassa), il terzo ha utilizzato l’approccio con telecamera col mondo dei giovani. Sono state, infatti, registrate un alto numero di interviste a giovani incontrati per caso nei luoghi di aggregazione e gli intervistati sono stati stimolati a rispondere circa il vissuto della condizione giovanile. Sono stati egualmente ripresi gli interventi di assemblea e di gruppo svolti nella fase operativa e finalizzati alla costruzione di gruppi di incontro con i giovani. Un'importante constatazione effettuata, nel corso della ricerca, è stata la non partecipazione delle famiglie – in linea di massima – al vissuto dei giovani e una diffusa indifferenza da parte degli adulti circa il loro vissuto. Pur invitati a partecipare gli adulti (anche della fascia culturalmente più elevata come gli insegnanti) hanno disertato incontri ed assemblee e, quando presenti, non hanno manifestato grande interesse per gli argomenti proposti ai giovani e dai giovani.

f)        Nella seconda fase del lavoro, avendo a disposizione ben 10 conduttori di gruppo di incontro efficacemente formati ed affidabili, sono stati perseguiti due obiettivi: affrontare con i giovani un percorso di educazione all’affettività ed alla relazione di coppia ed un percorso di maggior adesione al vissuto della scuola, ritenendo quest’ultima un luogo educativo che può offrire spazio di aggregazione per costruzione di relazioni interpersonali più ampie e stabili.

       Si è così posto mano ai due percorsi orientandosi a strutturare Un percorso di educazione all’affettività ed all’innamoramento presso l’ISTITUTO MAGISTRALE "MATTEO RAELI",  il LICEO CLASSICO "A.DI RUDINI' " e il LICEO SCIENTIFICO "E. MAJORANA". Il percorso ha avuto come prima tappa la costruzione del Progetto gestione assemblea. Un intervento ormai trascurato, nonostante la discussione formativa sulla Educazione alla legalità, è quello delle assemblee studentesche. L'assemblea è, infatti, uno strumento importante per l'apprendimento della democrazia e delle capacità di discussione che è ormai svilito e scaduto. Insegnare a gestire un'assemblea è invece una formidabile procedura educativa che, però, richiede competenza e capacità comunicative. In primo luogo è necessario il rispetto per i giovani i quali sono sempre costretti a riunirsi in locali con pessima amplificazione e peggiore acustica. Quindi è necessario che l'assemblea abbia una "cornice"; è questo un fenomeno gruppale che deve essere pertanto definito e protetto da intrusione, disturbi e squalifiche. Chi tiene l'assemblea deve saper usare gli strumenti di comunicazione adeguati; saper emanare emozioni a chi partecipa costruendo attenzione partecipante. Inoltre è necessario insegnare prima  cosa la democrazia, la partecipazione attiva e il coinvolgimento emotivo dei singoli partecipanti. Infine si deve spiegare cos'è un dibattito, come si tiene la parola e come si interviene; non è possibile tenere un'assemblea se non si hanno presenti temi, obiettivi e modalità. L'assemblea proposta ai tre istituti, è stata preparata con cura da 10 conduttori di gruppo che, avendo appreso le tecniche di gestione della assemblea in alcune riunioni, hanno consentito alle scolaresche di questi tre istituti di vivere la prima assemblea partecipata e fertile della loro intera vita scolastica. L’assemblea (della durata di due ore) ha lo scopo di stimolare i giovani al dibattito intorno alle principali problematiche dell'educazione alle relazioni ed alla affettività ; e produrre la possibilità di accendere alcuni gruppi di incontro e di discussione tra i giovani stessi. I contenuti sono stati il processo di innamoramento nei suoi cinque passi ATTRAZIONE, SIMPATIA, INTERESSE, INFATUAZIONE, INNAMORAMENTO. Al termine dell’assemblea sono stati organizzati 8 gruppi di incontro che hanno affrontato tale discussione con grande partecipazione.

Un progetto “continuità” è stato proposto all’ISTITUTO TECNICO STATALE "PRINCIPESSA DI SAVOIA". Il lavoro sulla continuità è uno dei principali strumenti per rallentare la dispersione scolastica e per trattenere nel percorso della scuola il più alto numero di soggetti. Le problematiche dell’istituto si presentano infatti assai minacciate dall’abbandono. La continuità tra i diversi gradi scolastici costituisce un ponte indispensabile nella scuola del futuro e, al fine di promuoverla, è necessario rendere gli studenti primi protagonisti di tale continuità. Le vie sono essenzialmente due: lavorare sull’unità delle classi e lavorare sull’organizzazione dell’accoglienza. L'accoglienza costituisce il primo passo verso una buona organizzazione della continuità ed accanto alla accoglienza per gli studenti del primo anno è necessario promuovere la disponibilità e le capacità degli studenti di presentarsi alle scuole medie parlando della loro esperienza di studio e di relazione nell'istituto. Al fine di preparare gli studenti ad intrattenere i loro futuri compagni più giovani, sono stati organizzati alcuni incontri con gruppi di 20 studenti delle diverse classi scelti dai docenti con cui si è organizzato un gruppo di incontro e discussione a cui hanno partecipato anche 4 docenti (conduttori di gruppo) interessati allo sviluppo del lavoro di discussione e di crescita con tali giovani. L’effetto del lavoro intrapreso è stato positivo e tale iniziativa sta continuando con l’obiettivo di formare almeno 10 ragazzi “tutor” che potranno organizzare l’accoglienza al primo anno dei loro futuri compagni. Il percorso prevede anche loro interventi presso le scuole medie al fine di raccontare ai ragazzi più giovani l’importanza dell’iscrizione alle scuole superiori e di dissuaderli dall’abbandono degli studi.

 

                                                            ATTIVITA’ DEL CENTRO GIOVANILE

Il Centro Giovanile di Noto è stato attivato su iniziativa del Comune di Noto – Assessorato ai Servizi Sociali a partire da una esigenza rilevata nel decennio precedente, che la cittadinanza stessa più volte aveva fatto presente.

Il Centro avendo come finalità quella di “Promuovere e valorizzare la crescita umana e sociale dei giovani presenti sul territorio” è aperto a tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 29 anni”.

Il servizio è stato affidato, mediante le procedure della licitazione privata all’Ass. Cult. OPERA d’ARTE, sulla base dei progetti presentati e delle precedenti esperienze di lavoro con l’Amministrazione comunale, per un periodo di tempo di un anno.

Il Centro rimane aperto tutti i pomeriggi con gli animatori, affiancati per alcune ore alla settimana da uno psicologo e un assistente sociale.

Gli orari giornalieri variano a seconda delle giornate e delle attività: a fronte di un impegno di cinque ore, su suggerimento del gruppo dirigente dei Servizi Sociali, che controlla capillarmente ogni aspetto delle attività da quello economico a quello organizzativo, si è deciso di mantenere elastica gli orari di apertura e chiusura, data la necessaria partecipazione a eventi pubblici, la cui preparazione richiede tempi di non facile previsione.

Al tempo stesso ciò ha reso possibile anche di accogliere proposte che imponessero orari più tardi di quelli usuali del Centro: bowling, pizza, animazione teatrale, spettacoli al centro, cineforum, che mobilitassero più tipologie di utenza.

Ciò significa anche che l’Amministrazione ha ritenuto di mettere a disposizione alcuni spazi di sua proprietà per la realizzazione di attività più “ingombranti” o rumorose”, cioè master di musica e recitazione o espressività corporea, spesso con spettacolo finale da inserire all’interno dell’attività del Teatro Comunale.

Tutti gli iscritti possono partecipare a qualunque attività, in linea di massima gratuitamente, l’iscrizione attiva un’assicurazione fatta con il fondo del Centro giovanile.

Nell’ultimo periodo a fronte di numerose richieste da parte di genitori e associazioni interessate al problema, si è aggiunto un operatore per i portatori di handicap, il cui orario è totalmente in compresenza con il restante personale del Centro.

Il personale del centro è chiamato ad adattare il progetto presentato al programma mensile e alle richieste di chi frequenta il centro stesso.

Nel primo periodo, le attività proposte sono state in massima parte quelle dell’Associazione secondo il progetto, senza che realmente ci fosse un coinvolgimento della maggioranza degli iscritti, che, numerosissimi, accorrevano.

La caratteristica delle attività è stata la ciclicità e  la possibilità di coinvolgere del personale esterno, pagato secondo un tariffario omogeneo; le attività stabili sono state, il laboratorio artigianale e di inventiva per il tempo libero, che ha permesso di arredare il centro e realizzare le coreografie, i laboratori di pasta al sale, di manipolazione e colore, torneo di calcetto, inossidabile dall’inizio delle attività fino alla chiusura; ma anche presentazioni di libri e incontri di poesia, abbastanza sporadici a fronte di un interesse che testimoniava la massiccia partecipazione ad ognuno di essi.

L’importanza dei momenti “esterni” è stata accentuata nel periodo estivo, ma è diventata la cifra dell’intero calendario, considerata la necessità di presentazione e pubblicizzazione delle proposte, da intendersi come il cuore e la spinta per mantenere vivo il Centro, in un momento come l’estate, in cui la città tende a vivere la notte: dalla postazione al mare, al campeggio in una struttura nei pressi di Pachino, le feste al mare.

Gli eventi organizzati in base agli interessi dei giovani hanno coinvolto realtà musicali e culturali, band e associazioni con specifici interessi –gruppo astrofili, etc- fruendo ogni volta di una folta schiera di volontari e garantendo quantomeno il pagamento delle spese viaggio.

Nel tempo, la cura dell’attività burocratica ha imposto il costituirsi, da una parte, di un’attività di coordinamento, dall’altra la presenza stabile di un contabile, che di fatto introduceva l’insieme di quanti lavoravano al centro alla seccante attenzione al fisco e alla rendicontazione.

Il cuore dell’attività di gestione è stato sicuramente non il frutto di una tecnica, ma di uno sperimentato metodo di lavoro, basato sulla valorizzazione della persona all’intermo del rapporto educativo: all’interno dell’equipe degli educatori, dell’ente gestore e dell’utenza.

Il metodo reputato più idoneo e fertile di nuovi rapporti e approfondimenti, è stato l’Artigianato educativo, introdotto come modalità di lavoro dell’equipe, ma anche proposto all’utenza mediante l’accensione di gruppi d’incontro a due diversi livelli: un corso di aggiornamento per il personale interno e uno di contenimento e lavoro sull’io per chi frequentava il Centro.

La realizzazione di questo intervento educativo con cadenza settimanale ha determinato un miglioramento del clima di lavoro, mettendo in luce la disponibilità ad un coinvolgimento personale di ciascuno: la mossa della libertà è stata determinante nel periodo successivo.

Il lavoro dei gruppi di incontro che è proseguito per diversi mesi ha fatto alternare diverse tipologie di utenza, provocando sostanziali prese di posizione anche all’interno dell’equipe di lavoro e dei volontari, fortemente provocati: la scelta di una disponibilità o di una chiusura sono state la risposta a tanti mesi di impegno e insieme un rafforzamento d quanti erano interessati a coinvolgersi nella concreta attività di gestione, in altre parole un occasione di verità.

E’ chiaro che la difficoltà oggettiva del lavoro di coinvolgimento educativo nelle attività pomeridiane e domenicali, ha avuto un aspetto fondamentale nella compagnia che si viveva all’interno del centro e che si permetteva di godere a quanti si accostavano ad esso.

Un momento di svolta è coinciso con il coinvolgimento di ulteriori soggetti presenti sul territorio, cosa che, secondo la specificità del lavoro di OPERA d’ARTE, ha avuto due livelli di azione e visibilità.

Da una parte qualunque soggetto intendesse dialogare con i giovani di Noto, ha iniziato a rivolgersi al Centro Giovanile per inserire la sua iniziativa fra quelle della programmazione: in questo il personale è stato disponibile a farsi intermediario, strumento di comunicazione, fra una domanda e una possibile risposta, favorendo in massima misura la realizzazione di un circuito di educandi ed educatori.

E’ nata da questo atteggiamento una serie di iniziative, laboratori di recitazione, di teatro-danza, master di musica organizzati dal Teatro Comunale, eventi di musica in piazza con band di Noto, di Siracusa e della provincia di Ragusa, collaborazioni in eventi sportivo-ricreativi (con l’ARCI), laboratori che hanno coinvolto soggetti anche stranieri e di strutture di recupero per minori, nonché di esperienze assolutamente impensabili che hanno dato una nuova spinta all’anima del centro; tutte cose che avevano come luogo fisico il centro giovanile e tra gli iscritti quanti non cercavano soltanto un intrattenimento, ma anche una possibilità di rapporto e compagnia.

La stessa fertilità nell’attività imprenditoriale che il Centro ha sostenuto ospitando, insieme al  servizio Informagiovani la “Missione di sviluppo barocco” pensata all’interno delle iniziative IG nelle aree di rilievo artistico della Sicilia barocca.

La realizzazione di nuovi eventi e il coinvolgimento di realtà giovanili da parte del Centro, cosa accaduta in un secondo momento dell’anno di gestione è stato il segno dell’importanza che l’impegno dell’equipe iniziava ad assumere nella vita quotidiana dei ragazzi.

Il lancio di un secondo corso di Artigianato Educativo ha visto la partecipazione di un maggior numero di operatori; il corso era proposto come aggiornamento per operatori del settore sociale ed educativo, ma anche come punto di osservazione e studio di sé nel rapporto con la realtà giovanile con cui ciascuno era impegnato.

Quanto è cominciato tende ad assumere un aspetto di autonomia, cioè a porsi come luogo che, sostenuto, è soggetto di desiderio e risposte chiare, tanto nelle assemblee degli iscritti, certamente non affollatissime, quanto nelle altre manifestazioni di vita.

Questo coinvolgimento è documentabile con relazioni e diari giornalieri, ma è talmente pieno di fatti precisi che hanno coinvolto i soci dell’associazione, i volontari e quanti hanno mostrato disponibilità a lasciare rompere la progettualità delle giornate di lavoro da non poter essere esaurito: Valentina, Gennaro, ma anche Francesco dell’Informagiovani, -che l’anno prossimo, alla luce di quanto accaduto quest’anno, sarà un tutt’uno con il Centro Giovanile-,

Sicuramente la realizzazione di un progetto educativo ha talmente tante variabili e parametri di valutazione che la creazione di un modello non può dare sufficienti garanzie di funzionamento e successo. E’ altrettanto determinante, però, che la disponibilità a scommettersi in una simile avventura non può essere l’esito di un eroico sforzo, ma il frutto di una attesa condivisa con qualcuno e condivisibile da tutti.                

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