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                                                CONVEGNI

 

 

IL BISOGNO DI COUNSELING

 

12° Convegno Nazionale

Roma 13 febbraio 2005

 

Noi sappiamo ritrovare

nelle acque tempestose

il solco delle nostre chiglie

(Erik il vichingo)

 

 

 

Sala Palasciano 

CROCE ROSSA ITALIANA

Via Toscana, 20   ROMA

Con il patrocinio della Croce Rossa Italiana

Di fronte alla sofferenza, alla solitudine ed all’aggressività che cova nelle persone e nei gruppi e che le istituzioni non riescono più a contenere ed imbrigliare, la proposta del counseling ha lo scopo di orientare le persone verso percorsi di empatia e di dinamica sociosolidali.

Nuclei tematici del convegno:

Il counseling nel rapporto di aiuto alle persone. La pluralità dei metodi e degli interventi presenti nel bagaglio professionale del counselor possono presentarsi come una articolata ed integrata proposta per orientare i clienti verso il miglioramento e la risoluzione dei loro problemi.

Il counseling sulla salute. Il varco olistico dalla Narrative Medicine compare sulla scena proprio nel momento in cui la medicina, giunta a straordinari traguardi di sviluppo tecnologico, sembra perdere la sua efficacia proprio nel rapporto con il paziente e, di conseguenza, nell'individuazione e gestione di quegli stati di sofferenza che non sono ancora patologia ma non sono già più salute. Il counseling medico ha la funzione di stimolare tre processi: l'anamnesi esistenziale e relazionale del vissuto del paziente (non solo la malattia ma anche il malessere), la co-costruzione tra medico e paziente del significato del vissuto di malattia e l'apertura progressiva della biomedicina ai contributi delle medicine complementari, naturali e del quotidiano.

Il counseling scolastico. In funzione della nascita di un tutoring adeguato alle necessità dei giovani studenti vengono proposte come contributo alla formazione degli insegnanti che intendono ricoprire il ruolo di tutor nella scuola, le esperienze e le tecniche di counseling maturate e consolidate dalle associazioni aderenti alla Federazione.

Il counseling relazionale. Ovvero l’offerta di una opportunità alla coppie, alle famiglie, ai gruppi, alle aziende di orientare verso il miglioramento la qualità dello relazioni al loro interno nella consapevolezza che la crescita umana ed esistenziale contribuisce allo sviluppo di sane relazione ma che le relazioni migliorate sono stimolo per l’orientamento delle persone. Così come il burn-out è un malessere individuale il mobbing è una patologia del gruppo.

 

PROGRAMMA

9,30    Roberto Parrini

I.R.PS. Istituto di Ricerche Psicosomatiche Psicoterapeutiche

         Il counseling in Italia ed in Europa

9,50    Victor Makarov Gabriella Sorgi

I.P.A.E. Istituto di Psicoterapia Analitica Esistenziale

Counseling e psicoterapia: un ponte tra est ed ovest

10,20  Gianni Bassi Rossana Zamburlin

Centro Studi Psicanalisi del Rapporto di Coppia

Il counseling in medicina psicosomatica

10,40  Rolando Ciofi     

Mo.P.I. Movimento Psicologi Indipendenti

         Il counseling di orientamento

 

11,00         Pausa Caffè

 

11,20  Luigi De Marchi

I.P.U.E. Istiuto di Psicologia Umanistica Esistenziale

         Il counseling politico

11,40  Davide Ferraris

O.M. Associazione per la Medicina e la Psicologia Transpersonale

         Counseling ed educazione alla salute

12,00  Antonio Lo Iacono

A.S.I.P.A. Associazione Italiana Psicologia Applicata

La gestione delle emozioni nel counseling di emergenza

 

12,20  Veniero Galvagni

A.I.E.T. Associazione Italiana di evoluzione transpersonale

         Il counseling transculturale

12,40  Monica Leonetti

I.A.P.S.I.P

         Il counseling scolastico

 

13,00         Pausa Pranzo

 

15,00    Cristina Ruvo

INFIC, Istituto Nazionale Formazione Imprese Culturali

         School counseling

15,20  Massimo Saccà   

LISPY Associazione Liberi Professionisti della Psicologia

         Il counseling nella famiglia

15,40  Vincenzo Masini

Prevenire è Possibile

     La sociologia del counseling e della psicoterapia

16,00  Mariella Seminara

I.S.P.P. Istituto di Studi Psicologici e Psichiatrici

         Il counseling in psichiatria

16,20  Alessandro Vannucci

I.G.R. Istituto Gestalt Relazionale

         Il counseling medico

 

16,40              Pausa caffè

17,00  Clara Serina

C.R.E.d.E.S. Centro Ricerche Evolutive dell'Essere

     Il counseling e la rete di comunicazione nel rapporto di aiuto

17,20  Sara Russo

S.I.M.P. Società Italiana di Medicina e Psicoterapia

     Il counseling nel gruppo di lavoro, di formazione e di incontro

17,40  Bruno Bonvecchi

I.P.A.E. Istituto di Psicoterapia Analitica Esistenziale

         Il counseling esistenziale

18,00  Luciano Solaris

S.I.P.C.A.S.D.

         Il counseling nel team building

 

18,20         Pausa

 

18,30         Confronto tra i direttori della scuole e dibattito

 

19,30         Brindisi tra i Cavalieri di San Valentino e consegna dei diplomi di counselor

 

 

APPUNTI DAL 12° CONVEGNO NAZIONALE  DELLA FAIP

a cura di Federica Angioli

 

“ IL BISOGNO DI COUNSELING”

ROMA 13 FEBBRAIO 2005

 

Vi ringrazio per la partecipazione numerosa al 12 convegno su IL BISOGNO DI COUNSELING. La ricchezza degli interventi e la partecipazione del pubblico configura il convegno come una importante tappa nella crescita e nello sviluppo della professione di counselor e della Faip che ne promuove il metodo ed il modello di lavoro. Ho costruito insieme ad una mia allieva una scheda sintetica degli interventi a cui, se volete, potete dare forma compiuta preparandoli per la pubblicazione.

Cordiali saluti

Vincenzo Masini

R. Parrini  - il counseling in Italia ed in Europa

La legge 5689 propone una regolamentazione circa la Psicanalisi e suoi relativi. Ci sarà un certificato europeo di psicoterapia. Si vuole far nascere una Società Europea di Counseling, che sarà l’organismo preposto al rilascio del Certificato Europeo di Counseling. A questo proposito viene ricordato che il 5 e 6 ottobre p.v. si terrà a Firenze il congresso della FAIP (federazione Associazioni Italiane di psicoterapie).

V. Makarov G. Sorgi - counseling  e psicoterapia: un ponte tra est ed ovest

Sorgi: la psicoterapia è un atto vitale e coraggioso di per sé, ma da solo non basta a curare questo male dell’esistere. Il benessere deve essere estratto da una situazione di malessere. L’uomo deve tornare al centro:EGOANTROPOLOGIA, cioè l’uomo al centro dell’universo.

Deve essere una missione, non una passione, non ci vuole quindi pietà ma pietas, cioè amore per l’altro.

Contatto, collaborazione e studio con la scuola dell’est.

V. Makarov: il counseling  nell’est dal punto di vista pratico è questo:

la grande distinzione ad oggi nell’est è fra una consultazione psicologica attuata da psicologi e psicoterapeuti ed una consultazione professionale (ciò che per voi è il counseling ) attuata da altri.

Pratica e preparazione:le università insegnano bene la teoria ma non la pratica, la quale deve essere fatta  da centri per il training. Con Gabriella Sorgi stiamo cercando di creare degli standard unici europei.

Per ora questa è la suddivisone:

        in Italia (?)                                         in Russia

450 ore di terapia                                450 ore di terapia

450 ore di pratica                                450 ore di pratica

  50 ore di terapia individuale               100 ore di terapia individuale

G.Bassi  R. Zamburlin – il counseling  in medicina psicosomatica

Importanza della comunicazione nella consulenza.

Alleanza terapeutica

L’empatia alla base del rapporto

Dire la cosa giusta al momento giusto

Motivazione del paziente

L’alleanza terapeutica deve essere mantenuta nel tempo per approfondire l’empatia e l’induzione, cioè il passaggio della emozione dal counselor al paziente.

Tutte le malattie hanno alla base traumi e conflitti che vanno risolti.

Ad una persona con una malattia della pelle, le domande saranno:

ti isoli?

Cosa ti prude in realtà?

Questa tua riservatezza non nasconde per caso una necessità di aprirti?

Ad una persona con problemi all’apparato digerente domanderò qualcosa circa il suo rapporto con l’aggressività, quali sono i rospi che non vuole inghiottire, e così via…

Attenzione, quando si parla di bambini è importante che sentano la fiducia da parte del genitore omologo.

 

 

C. Serina – il counseling  e la rete di comunicazione nel rapporto di aiuto

Per poterci rispecchiare nell’altro e poterlo aiutare dobbiamo sapere e conoscere tutto ciò che succede dentro di noi.

Il senso di inadeguatezza che possono avere i ragazzi nel confrontarsi  con il mondo esterno, un disagio questo, che può diventare un sintomo del suo malessere.

Le relazioni che il ragazzo vive in famiglia alle volte con il mondo esterno non funzionano e, se il ragazzo non ha imparato ad elaborarle quello diventa il contesto in cui nasce il disagio – da cui poi nascono i contrasti con la famiglia nell’adolescenza e fenomeni come il bullismo o la depressione.

Alcune volte i genitori non comunicano le loro emozioni perché pensano che non quel tipo di comunicazione non faccia parte dell’essere genitori. Attenzione: il ruolo genitoriale non deve prevalere sulle emozioni, ma anzi, deve essere un mezzo per comunicare delle verità che serviranno al ragazzo per orientarsi nella società. Quando una coppia è orientata al “prevalere sull’altro”, è in continuo battibecco, alla ricerca perenne dell’errore dell’altro e del contrasto, il figlio non potrà essere in altro modo che insicuro. Si instaura una mentalità tossica.

Bisogna quindi cambiare le regole della comunicazione.

Bella esperienza con risultati importanti ottenuti con gli adolescenti difficili attraverso i “laboratori individuali”: veri e propri laboratori es. di falegnameria o pittura etc… nei quali il ragazzo lavora manualmente, affiancato da me e in cui il dialogo e la stima reciproca nascono volta dopo volta. Il ragazzo si apre quando non solo attraverso la manualità riprende fiducia in se stesso ma anche attraverso il silenzio in cui non si sente giudicato né oppresso. I ragazzi cambiano con poche parole. Energia evolutiva della coscienza ,stato di conoscenza della nostra vita, gli infartuati spesso sono persone che si sono date delle regole troppo rigide e sono persone rigide anche come fisicità. L’amore è un’energia che non può essere chiusa ad una persona, perché l’amore è consapevolezza dell’energia che muove tutto.

 

L. De Marchi – il counseling  politico

L’unica arma efficace contro il fanatismo è la psicopolitica.

Ho fondato una scuola di counseling politico. Psicologia umanistica e approccio esistenziale.

Dobbiamo dare all’anima ciò che è dell’anima e alla psiche ciò che è della psiche.

Nelle scuole medie i ragazzi hanno paura: che tipo di angoscia scatena in loro?

Bisogna conoscere i limiti e gli orizzonti. Conoscere i compagni, trovare un gruppo positivo, uscire dal gruppo di dominanza.

Importanza della condivisione delle esperienze negative da cui il counselor è uscito, questo va condiviso con i giovani. Noi dobbiamo essere i portatori di una conoscenza dal basso. Dobbiamo cercare il guaritore interno.

 

M. Saccà – il counseling  nella famiglia

Si possono fare vari interventi nel disagio della famiglia.

1° livello: consulenza familiare.

Partendo dal presupposto che il counseling  è un rapporto di accettazione, fare consulenza familiare per prendere delle decisioni intelligenti, perché prevenire è possibile, utilizzando energie che già ci sono ma che sono mal indirizzate.

Condizione attiva nella persona che domanda, che porta il problema sulla famiglia, importante nodo fra istituzioni e società. La famiglia è il luogo di formazione dove avviene la parte più importante della formazione stessa. Famiglia come punto di snodo per tutte le problematiche che si possono creare, famiglia come “noi”. Una consulenza familiare ci aiuta nella  capacità interpretativa della nostra realtà per poter essere così in grado di darsi un riorientamento, facendolo però con un educatore che non ci dica che rientriamo in un “processo clinico”, ma semplicemente che dobbiamo essere aiutati nello sciogliere i nodi del nostro esistere.

Osservatore clinico della formazione familiare. Possiede delle tecniche, ma soprattutto trasforma queste tecniche in base alla disposizione interna che ha il counselor di sé e del mondo.

E’ un rapporto di temporalità – autoriconoscimento e riconoscimento dell’altro.

Fare un albero delle problematiche e delle possibili soluzioni.

“ il nostro destino è spaventoso perché è irreversibile…….. perché è una tigre, e io sono la tigre”

 

Lo Iacono – la gestione delle emozioni nel counseling  di emergenza

( intervento “forzato” da Masini, perché ancora in elaborazione del lutto per la perdita della madre)

accogliere una situazione di disagio a causa di un lutto, ne avevo sempre parlato ma una cosa è dirlo, altra è subirlo.

Non esistono belle relazioni, ma comunicazioni che entrano in contatto con qualcuno, se invece è con tutti (globali) è un caos.

Il counseling  dell’emergenza cos’è? Cosa vuol dire?

-         riuscire a stare un un attento ascolto, pronti a sentire il segnale diverso per esempio nel tono della voce, quando accade.

-         E’ un counseling  veloce e pulito. Quel poco che basta per entrare in un “linkaggio” con la persona.

La società oggi è piena di interferenze e di distress. Questa società allontana facendo il gesto di avvicinare.

Tante volte quello che impressiona è la calma piatta. La psicologia dell’emergenza è una nuova scienza.

E’ importante fidarsi di qualcuno, ma è importante fidarsi soprattutto di se stessi.

 

M. Leonetti – C. Ruvo – il bisogno di counseling  nella scuola

Tutta una serie di dati tecnici e due esperienze, una negativa e una positiva circa il tutoraggio degli insegnanti attuato con la riforma della scuola. Si evince che il tutor non può essere un altro insegnante ma deve essere persona “altra” dal contesto.

“sarebbe importante che venissero qui inserite tutte le notazioni, anche legislative, fatte al convegno e non concluse per mancanza di tempo”NDA

 

Vannucci –il counseling  medico

Panoramica dei suoi studi: neurologo – psichiatra – psicologo – psicoterapeuta

Approccio provocativo: gestalt – app. relazionale

Il counseling  rappresenta un’esigenza ampia e profonda della società nel campo medico. Oggi la medicina è impostata sul modella della “evidence based medicine”, ma dobbiamo rivolgerci di più alla medicina narrativa.

Stiamo male perché qualcosa avviene a livello dei meccanismi psicobiologici. Una malattia della pelle è spesso il sintomo di qualcosa di altro. Io paziente devo avere un approccio positivo con il mio medico.

“sadismo gioioso del chirurgo” per staccare dalla realtà e poter operare.

I medici devono essere educati a comunicare con il paziente.

La figura del counselor è una figura di affiancamento al medico, che facilita il rapporto con il paziente. La “compliance” del paziente alla terapia facilita la guarigione. Ci vuole uno spazio di accoglienza delle sensazioni forti, altrimenti si può bloccare la nostra autorisorsa di guarigione. Miglioramento del linguaggio medico. Vedere il paziente più come cliente, quindi un atteggiamento del medico più collaborativi.

Riferimento alla teoria di Bowlby sull’attaccamento per l’accettazione della malattia, perché il paziente si sente accettato dall’alto, dal medico e quindi se il medico che è “in alto” lo accetta anche lui si accetta e accetta la sua malattia e questo contribuisce a facilitare la sua guarigione.

 

V. Masini

I processi di aiuto sociosolidale sono una espressione generata dal sistema sociale che si incarna in soggetti che, invariantemnte nella storia, si sono sottratti alle lusinghe dei processi di potere ed hanno cercato di costruire nella azione quotidiana un modello di relazioni interpersonali affettive le cui caratteristiche, indipendentemente dai sistemi di pensiero a cui i soggetti hanno fatto riferimento nella loro formazione, sono state quelle di pensare al processo di sviluppo dell’essere umano, al superamento delle sue sofferenze, al miglioramento dei rapporti tra uomini, all’evoluzione interiore.

Ciò è anche significato la progressiva uscita da sistemi di pensiero e di ideologia che inglobavano, con pretese totalizzatici, i sogni ed i desideri individuali e collettivi. La fase sociale appena trascorsa ha visto il germe dell’umanizzazione incanalarsi nella rinata speranza di movimenti volontaristici ed associativi che sembrano proporsi come frammenti di società alternativa. L’ingabbiamento istituzionale delle realtà associative attuato in quella fase ha ulteriormente creato delusioni ed ha portato l’attuale esigenza di apparire sulla scena socio politica come scienziati, professionisti o tecnici del lavoro sociale di aiuto alle persone.

Questo è il significato della frase di Erik ilo vichingo che correda il tema del convegno: Noi sappiamo ritrovare  nelle acque tempestose  il solco delle nostre chiglie

Là dove si annida il potere di un uomo su un altro uomo non ci può essere sviluppo.

Storia di Sabino e Serapia: miracolo dell’amor sublime operato da Valentino.

Valentino da Terni (oggi San Valentino) già nel 200 affermava che si doveva sposare chi si ama e non amare chi si sposa. Questa affermazione lo portò alla decapitazione. Il suo pensiero fu accettato solo 1200 anni dopo!!!

 

Breve intervento da parte della responsabile dell’ANCORE (associazione Nazionale Counselor Relazionale -  Siena)

Responsabilità come promessa / impegno, ovvero presa in carico nella relazione degli uni con gli altri.

Relazioni in Armonia, ricordiamoci che Armonia è figlia di Ares, dio della guerra e di Afrodite, dea dell’amore; quindi relazioni in cui si possono mettere insieme pezzi diversi.

 

 

L. Solaris – il counseling  nel team building

Apprezzamento per il lavoro di V. Masini che sta elaborando un “dizionario del counseling “, con la speranza che l’approccio sia epistemologico.

Le parole efficacia ed efficienza non traducono bene il termine effectivness, che dal punto di vista prasseologico ( un codice deontologico di guide lines) si può definire come l’insieme di bioetica e epistemologia.

Un team building relativo ad un family group

 per modificare gli atteggiamenti che disturbano l’efficacy. Il counselor deve focalizzare gli atteggiamenti e lavorare attraverso il  -realizzare dei compiti – problem solving – decision making

Un team building per uno special group lavorerà sulla modificazione e sul perfezionamento dell’effettività – relazione tra pari – relazione tra capo e subordinato – pragmatica della comunicazione

Un gruppo dinamiologico sulla effectivness – il counselor dovrà focalizzare delle skills, chiarificare scopi e ruoli.

Organizzazione e gestione dei sottosistemi relazionali.

Il team building, il cui sottosistema partorito dal counselor è un bureau parcellizzato, prevede un  counseling  veloce – concreto – prasseologico per cui nel team building non vi possono entrare persone con trattamenti psicologici in corso né con nevrosi in atto. Il counselor deve negoziare il significato.

 

M. Seminara – il counseling il psichiatria

Non è detto che tutti riusciamo ad amare tutti, l’importante è il rispetto che io ti devo in quanto essere umano, altrimenti non rispetto neanche la mia umanità. Abbiamo perciò stilato 10 punti fondamentali nell’atteggiamento di un counselor, che brevemente esponiamo:

  1. guarda la persona, non il caso clinico

  2. lasciati conoscere

  3. non dare spazio al tuo io – impara ad ascoltare con le orecchie dell’anima (cosa c’è dietro alle parole che ti dice)

  4. agisci il tuo sé – se noi per primi non abbiamo ottimismo, né allegria, non possiamo ingannare il paziente dobbiamo verbalizzarlo altrimenti lui sentirà comunque il nostro stato d’animo negativo e potrà pensare che sia rivolto a lui (che ce l’abbiamo con lui)

  5. non rubare lo spazio mentale – non manipolarlo, né con aspettative né con tecniche

  6. non sostituirti – non fare le cose al posto suo

  7. non giudicare secondo il buon senso comune – non dare niente per scontato

  8. non presumere di sapere – ognuno conosce se stesso ed ognuno è il più grande esperto di sé

  9. non interpretare – più interpreti più ti allontani dalla persona e perdi te stesso perché ti monti la testa

  10. non commettere atti impuri – rispetta gli altri, esempio se non sai per lui quanto sia importante il suo spazio vitale intorno non invaderlo, non lo toccare. Cerca di capire quali sono per lui gli atti impuri.

 

S. Russo –il counseling  nel gruppo di lavoro, di formazione e di incontro

Il counseling  nel gruppo d’incontro è l’insieme di tante persone.

Il counselor è un operatore che funge da conduttore. Deve avere:

-         capacità relazionali

-         buon mediatore

-         buon paciere

-         saper ascoltare

-         dare la possibilità ad ognuno di parlare

-         ascoltare empaticamente per far comprendere i membri del gruppo affinché si aprano

-         sentire le emozioni

-         dare spazio alla presentazione di ognuno e ricordare i nomi

-         avere il senso del limite, saper tacere quando il suo capire va oltre a quello che è la realtà del momento

-         sentire la voce di tutti e fare in modo che ognuno si racconti sentendo la storia dentro di sé.

Il gruppo di lavoro (Caplan 1970): qui il counselor deve cominciare a vedere il problema del lavoro, che può essere: problema delle persone? Della gestione?

Secondo Jacoby (1974) il counselor dovrebbe :

-         fornire molti dati

-         fornire una visione obiettiva del problema

-         sviluppare le competenze

obiettivo: collaborare alla stesura di un programma di lavoro.

Il gruppo di lavoro deve essere preceduto da una selezione per avere un minimo di organizzazione dinamica delle personalità. Deve avere un tempo limitato e deve definire gli scopi operativi.

Il conduttore è sempre in evidenza, deve far agire il gruppo per arrivare ad organizzare una piattaforma comune (ordine del giorno) per arrivare all’obbiettivo. Attenzione ai demotivatori, sono deleteri nel gruppo. Ci deve essere:

unità d’intenti

divisione dei compiti

sforzo motivazionale

se l’impegno da parte dei componenti del gruppo di lavoro, comporta responsabilità e fatica devono però riscuotere qualcosa di positivo, tipo qualcosa che aumenti la loro autostima o atri oggetti realizzabili. Prima di attuare un lavoro operativo ci vuole armonia. Il gruppo non è un luogo di critica ma di analisi costruttiva. Dall’evento fallimentare, qualora ci fosse, devo saper passare all’evento di successo. Il gruppo non è una struttura fissa ma cambia a seconda dell’obiettivo da raggiungere.

Il counselor deve sempre essere esterno, per avere maggior obiettività d’analisi, deve essere autorevole, spiegare ma non imporre per creare così un legame all’interno del gruppo di lavoro.

Fare diagnosi dei problemi perché i punti di forza facilitano l’azione ma quelli di debolezza la frenano.

Gruppo di formazione

Obiettivo:

-         cambiamento dei partecipanti

-         comunanza di bisogni formativi

-         affiancamento di analisi personale

il counselor deve aiutare i membri a rivisitare gli apprendimenti, far sviluppare una identità matura, portare avanti quelle persone che possono a loro volta aiutare altri. Dopo la fase fusionale, un’identità corretta avrà maturato:

-         auto stima

-         auto consapevolezza

-         auto controllo

-         auto direzione

il singolo attraverso le sue credenze e gli apprendimenti  partecipa ad una comunicazione sociale.

 

FOTO DEL CONVEGNO

 

 

 

DECALOGO DEL COUNSELOR

                                                Rispetta l’umanità dell’altro come la tua

 

                                                 

1.    Guarda la persona (non il caso clinico)

2.    Lasciati conoscere

3.    Non dare spazio al tuo Io (impara ad ascoltare)

4.    Agisci il tuo Sé

5.    Non rubare lo spazio mentale

6.    Non sostituirti

7.    Non giudicare secondo il buon senso comune

8.    Non presumere di sapere

9.    Non interpretare

10.  Non commettere atti impuri

 

                                         Maurizio Marrucci                        Mariella Seminara

 

CRISTINA RUVO

 

Ecco di seguito il testo integrale dell’intervento di: C. Ruvo, Istituto Nazionale di Formazione per le Imprese Culturali, A. Rocca, Laboratorio di sociologia dell’ANS di Roma - Schoolcounseling

(Nota per chi curerà gli atti: Si tratta di intervento distinto da quello presentato dalla dott.ssa  M. Leonetti, che  - più specificamente - ha trattato il tema del “tutor” all’interno della scuola)

 

Questo intervento intende portare un preciso contributo al tema del convegno, focalizzando l’attenzione sul “bisogno di counseling” nel mondo della scuola. Nell’esperienza che vogliamo qui testimoniare questo “bisogno di couseling” è stato espresso contestualmente da due compagini:

-         i docenti di ruolo e non di ruolo degli istituti scolastici;

-         il territorio, le istituzioni, lo stesso Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca.

In particolare, intendiamo riferirci all’esperienza di un gruppo di insegnanti di ruolo e non di ruolo che hanno intimamente condiviso la filosofia del counseling.

Con questo intento sono state utilizzate le informazioni, la formazione professionale ed esperienziale derivanti dalla sinergia dei formatori qualificati dell’IRPS (Istituto di Ricerche Psicosomatiche di Roma) e del Laboratorio di Sociologia ANS (Istituto di Ricerche dell’Associazione Nazionale Sociologi), per divulgare tra gli insegnanti, gli operatori nonché i genitori e gli studenti le più efficaci strategie di intervento e di sostegno all’aiuto e all’autoaiuto, implicite nella formazione della personalità individuale e sociale degli allievi.

In tale linea di azione, di particolare rilievo è stato il recente riconoscimento da parte del MIUR, con apposito decreto, del corso di formazione in “Schoolcounseling”, proposto dall’Istituto Nazionale di Formazione per le Imprese Culturali (ai sensi della D.M. n. 90 del 1 dicembre 2003) e destinato a tutti i docenti con particolari attitudini alla comunicazione ed all’ascolto, alle figure di sistema delegate ai servizi per gli studenti e ai rapporti con i genitori, ai docenti coordinatori di classe, ai docenti orientatori, mediatori, operatori per la prevenzione del disagio giovanile e a tutti coloro che si occupano dei rapporti interpersonali nel mondo della scuola e della formazione. Il progetto ha avuto come partner l’I.R.P.S. e la Scuola Romana di Counseling del Laboratorio di sociologia dell’ANS di Roma, oltre ad alcuni istituti di istruzione superiore di Roma.

Questa nuova offerta formativa e professionalizzata rappresenta la naturale evoluzione di un percorso di ricerca avviato già da alcuni anni da questo gruppo di docenti. Già inserita nei Piani dell’ Offerta Formativa di due Istituti di Istruzione Superiore di Stato della capitale, l’esperienza si colloca quale necessario trait-d’union tra l’assistenza, l’educazione e la prevenzione dei comportamenti a rischio, espressioni  di un sempre più crescente  disagio giovanile,  che coinvolge, all’interno del tessuto relazionale tra gli adolescenti in via di scolarizzazione, anche le  famiglie e i  docenti. 

L’intervento attivo dei counselor prima, e più recentemente degli schoolcounselor, ha permesso di attivare a Roma nel biennio 2002-2004 il primo Osservatorio permanente sui comportamenti a rischio, ottenendo due finanziamenti dell’Amministrazione Provinciale, focalizzati alla prevenzione delle dinamiche di disagio che troppo spesso sfociano in una sorta di bullismo,  sempre più presente, nei paesi occidentali, in quelle tipiche dinamiche  di appartenenti a gruppi e microgruppi che vivono la scuola in maniera conflittuale.

Le conflittualità adolescenziali si stanno facendo  sempre più sfuggenti  anche a causa di stimoli mass mediali tesi sempre più all’eterodirezione, all’omologazione, al rifiuto di approfondimenti critici verso le differenti realtà che solo i percorsi esperienziali del counseling possono garantire e che tendono a “smitizzare” gli effetti derivati dall’insorgere di nuove subculture socialmente disaggreganti e pericolose.

I focus group, i brain storming e le tecniche legate tutte all’ascolto empatico verso un’utenza individuale e di gruppo classe, mediante l’apertura di sportelli di counseling,  anche ad integrazione delle discipline curricolari, fuori dall’orario di classe, stanno dando già i loro frutti   in un  superamento  dei precedenti C.I.C. (Centri di Consulenza e di Informazione) promossi dai  Provveditorati agli Studi e attivati un decennio fa, ma spesso scarsamente funzionali. I corsi di formazione C.I.C erano infatti  riservati ad una esigua minoranza di docenti volenterosi, ma non sempre adeguatamente formati e lasciati liberi di agire, e spesso a carico del solito intervento individuale di chi si sentiva maggiormente coinvolto; in questi casi il tessuto connettivo era rappresentato frettolosamente e a pioggia da funzionari esterni delle A.S.L. o da cooperative attivate in funzione della gestione di corsi di informazione sulla sessualità, sulla diffusa prevenzione dell’abuso di droghe o di generici corsi di pronto soccorso, che coinvolgevano un’utenza generica, numerosa e poco attenta nelle Aule Magne degli Istituti, spesso durante gli orari di lezione.

Lo schoolcounselor invece deve essere l’intermediario tra le problematiche sempre emergenti e quell’utenza di chi vuole trovare nella scuola una agenzia di socializzazione alternativa, collegata con il mondo della famiglia, della comunicazione, dell’affettività spesso trascurata ove poter dibattere sugli argomenti non sempre previsti (linguaggi interiori e manifesti) dai programmi ministeriali, anche perché con l’Autonomia Scolastica, ogni disciplina si fa sempre più portavoce di interventi mirati alle proprie specificità  di contenuti.

In questa strategia le figure  di riferimento nelle scuole sono rappresentate dai docenti preposti alla funzione strumentale, sia quelli delegati ai servizi per gli studenti, sia quelli  delegati ai rapporti con l’esterno, dai coordinatori di classe, dagli insegnanti di sostegno e dai docenti formati nei centri di schoolcounseling.

Questa rete di base non deve tuttavia essere costituita da singole figure disancorate, rinchiuse in un isolamento concettuale e distaccato, poiché la rivoluzione dello schoolconseling intende piuttosto favorire e incrementare la frequenza ai corsi di  formazione, per creare una sorta di opinion leader privilegiati costituiti da genitori, studenti, rappresentanti di classe e di istituto, di personale non docente, che sempre più stabilisce comunicazioni significative con gli studenti in un amalgama finalizzato ad una accoglienza capillare e una crescita relazionale che solo la “nuova” scuola può       favorire.

             

Il progetto di formazione

Il progetto di formazione in “Schoolcounseling”, rivolto a docenti di indirizzo sociologico, antropologico, filosofico e delle scienze umane e sociali, è suddiviso in tre livelli, distinti per complessità e grado di approfondimento, corrispondenti a tre tipologie di counseling di base:

§                    I livello: counseling  clinico (aspetto Help).

§                    II livello: counseling esperienziale-relazionale  (aspetto Self-Help)

§                    III livello: counseling  strategico (aspetto Help e Self-Help)

Ciascun livello prevede uno sviluppo dei contenuti organizzato in tre moduli, secondo una modularità propedeutica che consente di realizzare un tessuto connettivo integrato già dai primi incontri. I contenuti vengono ad integrarsi con una sempre maggiore capillarità all’interno dei tre livelli (per cui, ad esempio, nel livello clinico parte delle ore sono riservate anche all’analisi esperienziale e a quella strategica), fino a giungere – attraverso questi momenti di approfondimento progressivo – alla figura di questo particolare professionista della scuola.

In ogni caso, i singoli livelli sono caratterizzati ciascuno da un ciclo formativo esaustivo e pertanto sono frequentabili anche singolarmente.

Il corso ha la durata complessiva di 100 ore, che possono rientrare nell’ambito del percorso di formazione triennale per counselor.

Il progetto è attualmente in corso ed è interessante sottolineare la duplice finalità che tutti noi abbiamo voluto attribuirgli:

-   offrire una formazione specialistica e dal carattere innovativo al gruppo dei docenti che ne fa parte;

-   costituire un laboratorio in progress gestito dagli stessi docenti/formandi, nel quale testare le metodologie ed i contenuti proposti, valutare di giorno in giorno i risultati in itinere e l’efficacia delle tecniche proposte, apportare rettifiche e modifiche al percorso formativo. Ciò è reso possibile proprio dalla messa in pratica quotidiana delle conoscenze e delle strategie acquisite che ciascun docente  può sviluppare all’interno dell’istituto scolastico nel quale lavora.

La particolare tipologia di questo corso è rappresentata dal fatto che esso si configura anche come una sorta di laboratorio di formazione in atto: ciò permetterà ai docenti in formazione (e futuri schoolcounselor) di poter essi stessi partecipare all’ottimizzazione di questo intervento formativo in vista di nuove proposte di corsi, fondendo la loro esperienza, il back round personale acquisito nel mondo della scuola e della formazione con le tecniche e le metodologie tipiche di un intervento di counseling, il tutto sperimentato da loro stessi sul campo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

la professionalita’ dello schoolcounselor

Si è detto del ruolo che lo schoolcounselor potrà occupare all’interno di un contesto scolastico, ma il professionista schoolcounselor non necessariamente dovrà operare solo all’interno della scuola.

Egli potrà offrire le sue specifiche competenze in ambiti privati, per la gestione e la risoluzione dei conflitti negli adolescenti, che vivono la realtà della propria scuola o del proprio percorso di vita con le tipiche difficoltà adolescenziali quali: nevrosi, ansie di prestazione, timidezze, disordine alimentare, costruzione della propria immagine individuale e sociale, accettazione o meno del Sé.

E’ stato già sperimentato che lo schoolcounselor possa trovare una sua applicazione anche nel rapporto con i genitori, che potrebbero sentire l’esigenza di rivolgersi a questa nuova figura per stabilire una più efficace strategia pedagogica anche minata da conflittualità nei ruoli, nelle famiglie, dalle incomprensioni del gruppo familiare e così via. E’ stato infatti osservato che lo sportello di ascolto empatico all’interno delle scuole ha generato dapprima una notevole curiosità nei giovani, poi negli altri docenti e quindi nei genitori, che sempre più si fanno portavoce delle difficoltà incontrate nell’inserimento nel mondo della scuola o del lavoro.

In merito a quest’ultimo punto va sottolineato un'altra specificità di intervento del counselor, evidenziata anche nel corso di formazione in “Schoolcounseling” riconosciuto dal MIUR e precedentemente descritto: la motivazione, il sostegno e l’orientamento in itinere alle professionalità e alle scelte universitarie.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

“schoolcounseling”  e  “school (of) counseling”

Soffermiamoci per qualche minuto sul nome. Il termine anglosassone ci è sembrato il più corretto per definire questo tipo di intervento formativo, in rapporto alle esperienze formative esportate dall’ Europa del Nord da questa nuova filosofia di intervento in Italia, basata sulla collaborazione non direttiva. Il neologismo in italiano vuole suggerire l’intervento del counselor nella scuola. Ma non solo! Si può infatti ipotizzare una “scuola di counseling” per genitori, studenti, docenti, che vogliano misurarsi con un’utenza sempre più informata sulle dinamiche sociopsicologiche e destinata finalmente a cambiare la futura società.     

 

nota conclusiva

All’inizio di questo intervento si è detto come il “bisogno di counseling” ha trovato, nel mondo della scuola, un preciso riscontro nell’esigenza di formare una specifica figura professionale, lo schoolcounselor.

Dunque, “bisogno di counseling”, ma anche “bisogno di schoolcounseling” sentito non solo dai docenti, ma anche dal territorio: la provincia di Roma, che ha finanziato progetti mirati alla prevenzione delle dinamiche di disagio giovanile, il MIUR che ha compreso l’esigenza formativa di un simile intervento e ne ha autorizzato e riconosciuto dei corsi.

E’ però auspicabile che la risposta del territorio sia in tal senso più massiccia e significativa della semplice erogazione di finanziamenti e del riconoscimento di attività formative.

Allo specifico “bisogno di schoolcounseling” si deve rispondere con l’impegno di tutti coloro che operano all’interno del contesto scolastico e delle istituzioni preposte. E’ necessario elaborare una progettualità mirata, rivolta ad ampio raggio agli “addetti ai lavori”, e pianificare interventi che sfruttino il sistema delle reti di scuole all’interno di più ampie reti regionali e nazionali costituite da realtà pubbliche e private, da operatori della formazione, da strutture universitarie e associazioni.

Per richiamare la definizione di questo 12° Convegno nazionale possiamo concludere affermando che “Prevenire è possibile”, anche e soprattutto nel mondo della scuola,  e che dobbiamo tutti impegnarci per questo.

 

Antonio  Lo Iacono – la gestione delle emozioni nel counseling  di emergenza

Come si fa a cogliere una situazione di disagio a causa di un lutto, ne avevo sempre parlato ma una cosa è dirlo, altra è subirlo.  Io, forse, non ho ancora cominciato. E’ come se cercassi ancora di evitarlo questo lutto, di far finta che non esista. A qualcuno ho detto: “Non voglio più parlare di mia madre per almeno mille anni!” Ma lei mi viene spesso in sogno…. Sta male…ma è ancora viva. Posso ancora salvarla?! Posso ancora salvarmi dalla sua perdita?!...Questa è la mia relazione con lei ora. C’è confusione quando si perde un pezzo di cuore. Cerco di avere una relazione con alcune parti di me con la scusa della sua mancanza. Ma che tipo di relazione?

Non esistono sempre belle relazioni, ma è fondamentale che si sviluppino comunicazioni che entrano in contatto reale con qualcuno. Se invece il contatto è verso più direzioni e più persone, si rischia il caos. Questo succede nelle situazioni di emergenza. Emozioni caotiche che ti investono e rischiano di travolgerti, di inquinare le tue modalità comunicative usuali e ti spingono a trovare nuovi modi  comunicare.

Fare  counseling  dell’emergenza cos’è? Cosa vuol dire?

-          riuscire a stare in un  attento ascolto, pronti a sentire qualsiasi segnale diverso. Può essere nel tono della voce,  nello sguardo, nell’immobilità, nel movimento, .cercando di cogliere l’attimo per giusto per intervenire, per parlare, per avvicinarsi e/o per trovare la giusta distanza per esserci.

-          E’ un counseling  veloce e pulito. Quel poco che basta per entrare in un “linkaggio” con la persona.

 La società oggi è piena di interferenze e di distress. Questa società talvolta allontana facendo il gesto di avvicinare. Tante volte quello che impressiona non è tanto la burrasca ma è la calma piatta.Una pericolosa apparente indifferenza che può scatenare una tempesta dentro e fuori la persona. La psicologia dell’emergenza è una nuova scienza che sta implementandosi continuamente con i contributi esperienziali degli operatori. Imparare dall’esperienza è’ importante come è importante potersi fidare dei colleghi  in un contesto cooperativo, come è  importante fidarsi delle proprie scelte  che devono essere rapide e decise. Il nostro Istituto (European International Institute Emergency  Psychology  EIIEP – www.eiiep.net eiiep@hotmail.com ) sta da tempo lavorando su questo e ha organizzato un corso di specializzazione in Psicologia dell’Emergenza rivolto a vari operatori.

 

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