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Matteo Ruffini

IL COUNSELING SPORTIVO

1.     INTRODUZIONE

2.    LE CAPACITA' E LE ABILITA' MOTORIE

            2.1  LE CAPACITA' COORDINATIVE

3.  IL MODELLO SPORTIVO

   3.1  I 7 IDEALTIPI SPORTIVI

   3.2  INTERVENTI EDUCATIVI E TECNICHE COMUNICATIVE

   3.3  IL CONCETTO DI GRUPPO

   3.4 LE RELAZIONI E IL QUESTIONARIO DI PERSONALITA' COLLETTIVA

   3.5  LE IDENTITA' GRUPPALI E LA SQUADRA SPORTIVA

4.  ESPERIENZA IN UNA SQUADRA DI CALCIO

   4.1  RELAZIONI INDIVIDUALI E INTERVENTI EDUCATIVI PROPOSTI

5.  CONCLUSIONI

6. BIBLIOGRAFIA


 

1- INTRODUZIONE

 

“Uno sport capace di promuovere tutti i valori della persona umana rappresenta un’occasione di autentica promozione della grandezza e della dignità dell’uomo, un terreno di autentica umanità, un luogo di serenità, in cui i giovani sono spronati ad apprendere i grandi valori della vita e a diffondere ovunque le grandi virtù che sono alla base di una degna convivialità umana, come la tolleranza, il rispetto della dignità umana, la pace e la fraternità. Ogni competizione dovrebbe realizzare ciò che lo sport deve essere: un’intera valorizzazione del corpo, un sano spirito di competizione, un’educazione ai valori della vita. Ogni sport dovrebbe divenire sempre più espressione del primato dell’essere sull’avere liberandosi da tutto ciò che gli impedisce di essere proposta positiva di solidarietà e di fraternità, di mutuo rispetto e di leale confronto tra gli uomini e le donne del nostro mondo.” (GiovanniPaoloII, 8 maggio 2000)

Lo sport  rappresenta un occasione importante per la crescita dell’essere umano. E’ praticato dalla maggior parte delle persone soprattutto in fasce di età sensibili e di transizione: infanzia, pubertà, adolescenza, giovinezza.

Può insegnare a vivere, ad amare ed accettare l’errore. Insegna il valore del sacrificio come rinuncia a un fine immediato e a una ricompensa garantita. Insegna la tolleranza e il fair-play, il rispetto delle regole, la condivisione dell’impegno e la subordinazione degli interessi personali a quelli collettivi.

Dà l’opportunità di conoscersi come persona, di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, di rispettare il proprio corpo e il proprio essere così come quello degli altri.  

“Sapersi fidare implica una corretta autostima, cioè fiducia in sé, nelle proprie capacità, nelle proprie competenze, nella sensibilità a discernere il giusto dall’ingiusto: una tale fiducia è possibile ottenerla dallo sport, che allena alla vita perchè consente di imparare a misurarsi con se stessi. Spetta agli educatori il compito di creare un contesto favorevole a questo tipo di sforzo”  (Piantoni, 1999)

E ancora: “i giovani devono essere affidati a educatori capaci di far crescere contemporaneamente l’atleta e l’uomo. L’uomo servirà all’atleta quando dovrà superare momenti difficili. Servirà quando le prospettive agonistiche dovessero sfumare. Servirà quando, al declinare della carriera, occorrerà affrontare con dignità il momento dell’uscita di scena. Servirà sempre, perche anchè un grande campione resta comunque un grande, fragile uomo.” (Piantoni, 1999)

Piantoni individua nel valido allenatore la tensione ad acquisire alcune caratteristiche che lo rendono grande e che sono:

  • la gestione dell’attesa: essere equilibrato, alternare lo stimolo all’attesa – a volte il ragazzo può dare e va sollecitato, altre invece è in crisi e va atteso, senza punirlo;  
  • l’esperienza precede la formazione:  il rispetto dell’esperienza deve sostenere la creatività nascosta nei ragazzi e far comprendere loro l’inutilità o la dannosità di certi gesti.
  •  interviene raramente: non è mai ossessivo e neppure costruisce i geni con lo stampino ma ricerca il senso della crescita continua - non si è mai arrivati, occorre sempre proseguire – e il piacere della vita come continua crescita;
  •   passione ed entusiasmo: le logiche convivono con gli affetti, le lezioni si mescolano con i riti;
  •  declinare l’individualità con le regole: trasmettere il rispetto dell’individualità abbinata a una forte sensibilità al rispetto delle regole.

Alberto Castellani, esperto coach internazionale di tennis e relatore della mia tesi di laurea all’Università, ritiene che “prima dell’atleta bisogna lavorare sulla persona, rispettandola e aiutandola nella propria crescita personale”.

Si evidenzia quindi la necessità da parte dei trainer sportivi di avere competenze di counseling in quanto necessarie per:

·      imparare ad entrare strategicamente nei meccanismi decisionali degli atleti (o allenatori), aiutandoli ad esplorare, a progettare ed attuare cambiamenti in favore della propria salute - necessaria per sostenere una prestazione sportiva - rimuovendo gli ostacoli cognitivi, emozionali, relazionali che li bloccano ed individuando e potenziando le risorse personali e sociali che le persone hanno a disposizione.

·      conoscere e saper riconoscere le emozioni che alimentano i comportamenti dei giovani, esser padroni e saper utilizzare i vari interventi educativi, esser capaci di aiutare i ragazzi nella loro crescita individuale insegnando quelle che Golden definisce “capacità emotive” necessarie a costruirsi una vita relazionale ricca ed emotivamente soddisfacente, la quale, è ormai noto, influenza positivamente anche il benessere psico-fisico della persona.

·      incoraggiare, motivare e sostenere quelle persone che si avvicinano allo sport come mezzo di wellness, fitness, cura e/o  riabilitazione fisica.

 


 

2- LE CAPACITA’ E LE ABILITA’ MOTORIE

 

Con il termine capacità motorie s’intende l’insieme delle caratteristiche fisiche o sportive che un individuo possiede e che permette l’apprendimento e l’esecuzione delle varie azioni motorie.

Le capacità motorie si trovano alla base della prestazione fisica e si dividono in:

  • capacità condizionali, legate alla condizione fisica e quindi agli aspetti energetici del movimento (aspetto quantitativo del movimento); determinano la prestazione fisica utilizzando le fonti energetiche e strutturali disponibili nell’organismo;
  • capacità coordinative, connesse alla capacità del sistema nervoso centrale di avviare e controllare il movimento (aspetto qualitativo del movimento); sono basate prevalentemente sull'efficienza dei meccanismi di elaborazione, controllo e regolazione del movimento.

Questa capacità sono strettamente collegate in quanto le prime necessitano delle seconde perchè rendono possibile l’acquisizione delle abilità motorie indispensabili durante il processo di formazione e sviluppo fisico; le seconde necessitano delle prime per poter effettuare un’efficace prestazione sportiva.

 In generale, dal punto di vista psicologico, il concetto di capacità è un termine generico che designa la possibilità e l’idoneità dell’individuo a svolgere un compito o una attività; esso rimanda alle potenzialità di natura bio-psichica dell’individuo che da indifferenziate via via si differenziano e si specializzano ad opera dell’ambiente e dell’educazione, evolvendosi in competenze.

Il concetto di abilità invece ha a che fare con il concetto di flessibilità dell’individuo, dal momento che rappresenta la capacità di interpretare e di intervenire sulla realtà per modificarla o sul proprio sistema di competenze quando questo non è più rispondente alle mutate esigenze della realtà. L’abilità rimanda ad un “sapere fare” che è stato esercitato, sviluppato e codificato ed è necessaria per vivere all’interno di una data cultura. (Musella G., Gemelli F., Bardaglio G., Vacirca M.F., Rabaglietti E., 2009)

Questo sta a significare che da una capacità coordinativa si possono sviluppare più abilità a seconda delle necessità. La capacità è generale e rappresenta la base sulla quale possono essere sviluppate diverse abilità. Le abilità vengono sviluppate attraverso la pratica e danno vita ha quella che nello sport viene definita “tecnica sportiva”.

Per comprendere meglio facciamo un’altra suddivisione. Esistono abilità a componente prevalentemente motoria e abilità a componente prevalentemente cognitiva. Nelle abilità per lo più motorie i processi decisionali sono minimizzati, mentre assume importanza la qualità del movimento in sè, e quindi il controllo motorio. Nelle abilità cognitive i processi decisionali assumo rilevanza e l’accento è posto più sul cosa fare che sul come fare: passare la palla ad un compagno in modo ineccepibile (come fare) può essere un problema meno importante rispetto alla scelta tattica di passare, tirare in porta o continuare l’azione (cosa fare).  (Schmidt R.A., 2000)

 Quando l’accento è posto più sul “sapere cosa fare” e la natura del movimento è meno importante della decisione o della strategia si parla di abilità cognitive. Al contrario, quando assume rilevanza “l’esecuzione corretta” di un atto si parla di abilità motorie.

Chi vuole apprendere un compito motorio deve comunque provare ad eseguirlo e si deve esercitare. (Schmidt R.A., 2000)

 Le modificazioni che avvengono nel sistema nervoso centrale non sono direttamente osservabili ma possono essere dedotte attraverso cambiamenti della prestazione nelle sue componenti cognitivo e motorie.

 

 


 

2.1- LE CAPACITA’ COORDINATIVE 

 

CAPACITA’ DI ORIENTAMENTO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

Capacità di determinare e variare la posizione ed i movimenti del corpo nello spazio e nel tempo in relazione a punti di riferimento definiti e/o variabili.

La dinamicità della situazione di gioco costringe il giocatore a rideterminare continuamente la sua posizione ed a percepire i propri movimenti in riferimento alle variabili spaziali e temporali che caratterizzano i differenti contesti di gioco (traiettorie della palla, velocità di spostamento di compagni ed avversari, dimensione degli spazi d'azione, ritmi esecutivi).

È una capacità che fa riferimento all’emisfero destro del cervello la cui intelligenza di riferimento è quella spaziale.

 

COMBINAZIONE DI MOVIMENTI

Capacità di coordinare tra loro i movimenti dei segmenti del corpo, successioni o singole fasi di movimento, per la realizzazione di un gesto finalizzato. Si tratta quindi di saper collegare in un’unica struttura motoria più forme autonome e parziali di un movimento seguendo un ordine consequenziale di tipo cronologico-spaziale.

Per esser efficace l’atleta deve controllare ed ammortizzare fra loro i movimenti dei vari segmenti corporei e/o collegare simultaneamente diversi schemi motori(calciare, saltare, correre etc..)

È una capacità prettamente motoria e fa riferimento all’intelligenza corporeo cinestetica.

 

 

 

VALUTAZIONE SPAZIO-TEMPORALE

E’ la capacità di capire e prevedere la traiettoria di un attrezzo (solitamente la palla).

In questo caso si fa riferimento solo alla capacità di sapere e comprendere il tipo di traiettoria.

In molte discipline sportive c’è un attrezzo che rotola e/o rimbalza e/o vola in diverse direzioni, con velocità e traiettorie mutevoli e conferisce un alto grado di incertezza, di sviluppo e di efficacia alla prestazione.

Questa capacità fa riferimento all’intelligenza spaziale.

 

DIFFERENZIAZIONE

Capacità di esprimere una grande precisione ed economia gestuale, tra le singole fasi di un movimento o tra movimenti di varie parti del corpo (relativamente alla percezione della forza muscolare impiegata, dello spazio e del tempo).

La capacità di differenziazione sensoriale è definita anche "senso del movimento", in quanto permette di ricevere e di percepire, in modo dettagliato e preciso, i parametri dinamici, temporali e spaziali del movimento necessari per la corretta esecuzione di qualsiasi atto motorio.

È importante che l'atleta prenda coscienza delle sensazioni propriocettive e delle loro differenze (informazioni che provengono dai muscoli, dai tendini e dalle articolazioni), al fine di migliorare la consapevolezza del proprio corpo e la "sensibilità muscolare" indispensabile per padroneggiarlo nel corso dell'attività sportiva.

È legata al movimento e quindi si riferisce all’intelligenza cinestetica.

 

 

CAPACITA’ DI REAZIONE

Capacità di eseguire adeguate e rapide azioni motorie in risposta ad uno stimolo.

La varietà e l'imprevedibilità degli elementi dinamici che caratterizzano le situazioni di gioco (spazi, tempi, palla, compagni, avversari, traiettorie) richiedono all’atleta di risolvere con "prontezza di riflessi" i problemi motori posti dalla competizione.

Permette di reagire agli stimoli eseguendo come risposta ad un segnale, azioni motorie adeguate.

Le risposte date ad un segnale già noto ed in forma di movimento già definiti in anticipo sono dette semplici.

Se le risposte non hanno né una azione motoria nè un segnale predeterminato sono definite complesse.

Questa capacità fa riferimento all’intelligenza logico-matematica.

 

FANTASIA MOTORIA

Capacità di utilizzare le proprie risorse gestuali, cognitive, espressive in modo originale e creativo per risolvere i problemi motori, tecnici e tattici, e che consente di utilizzare le potenzialità individuali, gli spazi e gli oggetti al di fuori degli stereotipi e degli schemi rigidi imitativi.

È la capacità di variare, ristrutturare e riprodurre continuamente nuove forme di movimento e ad essa sono collegate la memoria motoria e la capacità di anticipazione.

Fa riferimento all’intelligenza linguistica espressiva.

 

 

RITMIZZAZIONE

Capacità di comprendere un ritmo proveniente dall’esterno e di riuscire a riprodurlo dal punto di vista motorio, come anche di realizzare, nella propria attività motoria, un ritmo “interiorizzato”, cioè esistente nella propria immaginazione. Si tratta di saper dare un  ritmo alle azioni motorie attraverso la contrazione e decontrazione dei diversi gruppi muscolari rispettando determinati stimoli sensoriali e determinati ordini cronologici.

La capacità di percepire e riprodurre il ritmo di un movimento consente di esprimerlo in modo armonioso, economico e preciso.

Fa riferimento all’intelligenza musicale.

 

CAPACITA’ DI ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE

Capacità di adattare, trasformare o sostituire l'azione motoria programmata nel corso del suo svolgimento in base al variare della situazione.

La variazione di una situazione di gioco attesa o imprevista non deve cogliere di sorpresa il giocatore. Se l'azione motoria non deve cambiare radicalmente, ma richiede solamente la modifica dei parametri del movimento quali lo spazio, il tempo, la velocità, il ritmo e l'ampiezza, si parla di capacità di adattamento. Questa capacità fa riferimento all’intelligenza cinestetica, spaziale e linguistica.

 

EQUILIBRIO

È la capacità che consente di mantenere il corpo "in una posizione stabile" o di ristabilire tale condizione nel corso degli spostamenti e/sollecitazioni.

È una capacità complessa che fa riferimento all’intelligenza cinestetica e musicale.

 

ANTICIPAZIONE MOTORIA

Processo che, sulla base di esperienze precedenti e sull'attivazione delle funzioni cognitive, permette di prevedere l'andamento di un'azione e di programmare conseguentemente le operazioni successive.

Durante lo svolgimento della partita il giocatore deve essere in grado, secondo un calcolo probabilistico, di prevedere l'inizio, lo svolgimento e la conclusione di un'azione motoria o di gioco. Intuire gli avvenimenti e le situazioni permette di preparare in anticipo risposte motorie efficaci.

Capacità complessa basata sull’esperienza che fa riferimento a più tipi di  intelligenze (cinestetica, logico-matematica, spaziale)

 

Proviamo a fare un esempio prendendo spunto dal calcio. Il nostro giocatore si trova in area di rigore, sta ricevendo un cross dal fondo e deve cercare di fare goal.

Il giocatore dovrà posizionarsi rispetto agli avversari e ai compagni presenti nelle vicinanze (cap. di orientamento).

Il giocatore dovrà valutare la traiettoria della palla e dove lui potrà impattarla (cap. di valutazione spazio-temporale)

Il giocatore dovrà coordinare i propri segmenti corporei per poter indirizzare il pallone nella direzione voluta (cap. di combinazione di movimenti e di equilibrio)

Il giocatore dovrà imprimere la giusta quantità di forza per poter far goal (cap. di differenziazione).

E se la traiettoria della palla viene modificata dal tocco di un avversario?

Evidentemente il giocatore dovrà riadattare l’azione motoria (cap. di adattamento e trasformazione) in tempi brevissimi (cap. di reazione).

La riuscita potrà esser facilitata dalla capacità dell’atleta di attingere dal proprio vissuto corporeo e dalla propria esperienza(cap. di fantasia motoria e capacità di anticipazione).

 


 

3- IL MODELLO SPORTIVO

 

Elaborare un unico modello di lavoro specifico per tutte le discipline sportive risulta difficilmente ipotizzabile. Questo perché ogni attività sportiva presenta specifiche abilità e modelli prestativi differenti. Una prima grande suddivisione è necessario farla tra sport di tipo individuale e giochi collettivi. Nel primo caso, dal punto di vista mentale, è il singolo soggetto che determina la propria prestazione mentre nei giochi sportivi si fa riferimento alla personalità collettiva del gruppo. Nelle attività sportive individuali ci si può allenare singolarmente e/o in gruppo. In tal caso però un gruppo non compatto può portare ad un allenamento non efficace, ma non rovina direttamente la prestazione. Nei giochi di squadra se il gruppo non funziona, il risultato è pressoché compromesso.

Inoltre, ogni disciplina individuale presenta diverse caratteristiche: un giocatore di scacchi necessità di abilità differenti rispetto ad un maratoneta così come un arciere ha un modello prestativo completamente diverso rispetto ad uno sciatore.

Si può comprendere che alcuni sport necessitano di grandi capacità fisiche (in termine tecnico definibili come capacità condizionali) mentre in altri è l’aspetto psicologico e mentale ad essere fondamentale (in questo caso si parla di capacità coordinative).

C’è quindi la necessità di costruire un modello sportivo generale che possa adattarsi e strutturarsi intorno alle varie attività sportive. L’applicazione comporterà anche la necessità di conoscere il modello prestativo e le caratteristiche specifiche dalla disciplina motoria.

Il modello proposto è costruito intorno a sette tipologie, congruenti con le rispettive intelligenze, che vengono disposte su tre diversi assi polarizzati.

1)  Il senso motorio è la dimensione del piacere e del controllo. Il piacere del movimento conduce all’esperienza di sensazioni ed emozioni coinvolgenti e espressive, a queste fa da riscontro la capacità di contenere il movimento per organizzarlo attraverso lo sviluppo di un progressivo controllo muscolare sui vari arti e sul loro movimento. Il disequilibrio può essere determinato da un eccesso di piacere (l'emozionalità, l’espressività, lo slancio,…) o da un eccesso di controllo (l'insicurezza, la paura, l'ansia, la vulnerabilità). L’equilibrio tra queste due dimensioni e con le altre dappresso conduce all’armonia atletica.

2)  La dimensione simbolica presenta due poli critici: l’eccesso di simbolico (l’animazione della realtà, la produzione di elementi fantasmatici negli oggetti e negli ambienti, il senso di insufficienza e la vergogna, la mancanza di fiducia in se stessi e le fobie proiettive) o l’assenza di simbolico e cioè l’attivazione pura (eccesso di energia, incapacità di attribuzione di significato ai contesti ed alla propria azione in essi, il disordine nel movimento, la carica nell’azione, la violenza, la distruttività) oppure l’ apatia.

3)  La distanza affettiva, che prelude alle possibilità operazionali, vive nei poli dell’eccesso di attaccamento (la povertà affettiva, la concentrazione sul sé, l’egocentrismo, la difficoltà di mettersi nei panni di un altro, la rigidità del pensiero congelato, il ragionamento semilogico connesso alla spiegazione degli eventi della vita come eventi naturali, il rapporto coinvolgente con gli oggetti, l’attribuzione agli oggetti di caratteristiche solo in funzione di sé (ad es.  la neve esiste solo perché lui possa giocarci), la cognizione sociale limitata, l’attribuzione di importanza ai danni o ai benefici recati alle cose e non alle intenzioni degli attori sulle cose) o dell’eccesso di distanza dalle cose (l'eccesso di considerazione di sé, di vita mentale, di autostima, di individuazione)

4)  Ai tipi precedenti va aggiunto la caduta di motivazione e l’apatia (la fuga dal corpo, l’inerzia, la mancanza di impegno e la demotivazione) come condizione in cui tutte le precedenti dimensioni sono contratte e non venga esercitato un positivo sviluppo di nessuna.

 

Eventuali mancanze di equilibrio conducono alla formazione di idealtipi, già individuati con un altro percorso di ricerca,[… ]si presentano come i diversi portatori di disagio corporeo, psicologico e relazionale. (Masini, Psicomotricità)


 

3.1- I 7 IDEALTIPI SPORTIVI

 

IL TIPO ATTENTO

È un soggetto concreto, responsabile, scrupoloso, affidabile, ordinato, preciso, strategico, calcolatore  che utilizza un’intelligenza di tipo logico-matematica in quanto procedimento formale, consequenziale e connesso strettamente all’ individuazione di causa ed effetto.

La paura – controllo puro – è la sua emozione primaria che nasce dal desiderio di respingere, controllare e gestire uno stato emozionale conseguente all’esperienza del  dolore.

Il suo movimento psicologico caratteriale è di difendersi, di non confondersi e di non farsi inglobare attraverso un controllo su di sé e sull’ esterno, stando all’erta, facendo i propri calcoli ma anche organizzandosi, avendo cura, attenzione e padronanza di sé.

L’ossessività e l’eccesso di attenzione può condurre questo idealtipo ad essere egoista, ansioso ed inquieto.

Caratteristiche del tipo attento

Si presenta composto, ordinato e preciso, tiene alla forma ed è molto curato, pulito e con un esagerato senso dell’igiene. Ritiene di esser consapevole delle proprie qualità e tende ad attribuire a se stesso i successi e agli altri gli insuccessi. Ama fare cose in cui sa di riuscire bene, è meticoloso e ha una forte padronanza delle azioni. L’eccesso di attenzione lo porta ad essere teso e contratto e i movimenti  gli costano un grande sforzo in quanto ha una enorme paura di commettere errori.

Non ama rischiare e tentare giocate difficili per paura di sbagliare, tende ad essere metodico e ripetere gestualità e azioni che conosce bene.

È un giocatore che da struttura ad una squadra sportiva perché molto costante e sempre presente(anche se infortunato si presenta all’allenamento).

Il pericolo è che il suo controllo e la sua paura si trasformino in ansia che poi trasmette facilmente al gruppo.

Commette pochi errori in parte perchè attento e reattivo in parte perchè, se c’è pericolo di sbagliare, si mette in una posizione in cui “non potevo fare di più perché ero troppo distante”. 

Ha una grande intelligenza logico-formale che gli permette di avere un gran controllo motorio ed una eccellente capacità di reazione semplice e complessa.

Ha un  temperamento linfatico e bilioso (Ippocrate e Galeno) e si presenta con una delle seguenti strutture fisiche.

Riesce bene negli sport quali la pesistica e il bodybuilding, la ginnastica artistica, il poker sportivo, l’automobilismo.

Negli sport collettivi si preoccupa della fase difensiva del gioco occupando zone di campo centrali e/o ruoli di responsabilità (es: nel calcio difensore o centrocampista centrale, portiere).

 

IL TIPO ENERGICO

È un soggetto coraggioso, forte, dinamico, attivo, intraprendente, tenacie ed utilizza  un’intelligenza pragmatica, sintetica, pratica, cinestesica. Possiede alte capacità di know how, “saper fare”, senza però saper descrivere e spiegare i procedimenti seguiti.

L’emozione primaria è la carica interiore che scaturisce dall’aver trovato un’ ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo: egli si carica interiormente facendo crescere dentro sé la tensione al fine di aver maggior energia per raggiungere lo scopo. Quando non riesce, la carica si trasforma in rabbia in quanto il bisogno rimane inappagato.

È un soggetto dal grande senso di giustizia e ritiene che “solo con la fatica e il sudore si raggiungono i risultati”.

L’eccesso di rabbia può portare questo soggetto ad essere paranoico, iroso, violento ed aggressivo.

Caratteristiche del tipo Energico

Con abbigliamento trasgressivo e spesso trasandato, è un atleta potente e dinamico che tende a vantarsi delle sua capacità anche se, come l’attento, attribuisce a se stesso i successi e agli altri gli insuccessi (locus of control interno). Non cura volentieri l’igiene e nello spogliatoio siede in maniera scomposta e spesso provocante. Si arrabbia facilmente e se ritiene una cosa ingiusta, si ribella, reagisce d’impulso con impeto e scatti d’ira. E’ protettivo verso i più deboli. Nel gioco è un trascinatore, uno che non molla mai, che non si tira indietro, che rischia e che sa motivare i compagni. Se eccessivo diventa aggressivo e conflittuale. 

È un soggetto molto competitivo, si impegna al massimo, con costanza e pretende la stessa determinazione dagli altri. E’ facilmente istigabile, si accende facilmente e, se le cose vanno male, è il primo a fare polemica e a creare situazioni conflittuali. Difficilmente accetta critiche.

 Ha una grande intelligenza cinestetica che gli permette di avere una grande capacità di differenziazione e una grande capacità di combinazione motoria.

Ha un temperamento sanguigno e nervoso e si presenta con una delle seguenti morfologie:

Riesce bene nelle attività di tipo “fuori tutto” come le corse veloci (100m -200m -400m), il nuoto, l’arrampicata sportiva, il pugilato.

Nei giochi sportivi predilige giocare in ruoli in cui può correre molto ed  entrare costantemente nel vivo dell’azione.

 

 IL TIPO CREATIVO

Tipo creativo, ingegnoso, innovativo, curioso, ha come valore di riferimento la libertà che deriva dal distacco – attivazione non dinamica ma di tipo cognitivo, spirituale, esistenziale e  filosofica - e che porta ad una presa di coscienza e ad una visione di sé esterna alla situazione in causa.  

Il suo movimento psicologico caratteriale è di espandersi in un moto centrifugo e di essere irraggiungibile ed evanescente: egli utilizza un’intelligenza spaziale  e intuitiva che gli permette di creare, inventare, reinventare mescolando e ristrutturando le conoscenze in uno spazio senza confini. Questo porta il soggetto ad avere grosse competenze di problem solving dovute alle sue doti di creatività e di intuito.

L’eccesso di libertà può portarlo verso un pensiero skizoide e ad essere snob, presuntuoso e squalificante.

Caratteristiche del tipo Creativo

Vestito in modo originale, non cura molto il suo corpo e gli aspetti igienici. Ha una grande opinione di sè e tende ad attribuire a se stesso gli eventuali successi o insuccessi. Preferisce “la ricchezza del disordine alla monotonia dell’ordine” e tende ad avere una personalità indipendente ed egocentrica. Acuto e presuntuoso, adopera un’intelligenza “divergente” che porta soluzioni molteplici ed originali in quanto tende a riorganizzare gli elementi per dar vita a nuove soluzioni. Appare saccente, si rende facilmente antipatico e nelle relazioni tende a porsi al di sopra degli altri, compreso l’allenatore che tende ad elude con atteggiamenti di sufficienza. Gli altri dicono che è strano. Molto difficilmente riesce ad aprirsi in effusioni ed a manifestare i suoi sentimenti. L’eccesso può portarlo a processi dissociativi ed ha non avere un contatto stabile con la realtà.

È un giocatore che esce fuori dagli schemi ed è difficile da controllare per gli avversari. È capace di inventare giocate impensabili, non tanto dal punto di vista motorio (è del fantasioso) quanto da quello cognitivo-mentale. Ha una grande visione di gioco ed è bravo a visualizzare, nel proprio  raggio di azione, tutti i movimenti dei giocatori e gli spazi liberi.

È bravo a leggere la gara e capisce i vari momenti di un incontro. Tuttavia può estraniarsi e fissarsi su un particolare non determinante rispetto al gioco lasciando  la squadra con “un giocatore in meno”.

Ha una grande intelligenza intuitivo-spaziale che gli permette di avere una grande capacità di orientamento e una grande capacità di valutazione spazio-temporale.

Ha un temperamento di tipo nervoso e una delle seguenti strutture fisiche.

E’ portato per attività quali l’orienteering, gli scacchi, il bridge, il tennis, la scherma in quanto ama lo scontro psicologico-intellettivo con l’avversario.

Nei giochi sportivi è colui che inventa le giocate e scardina le difese avversarie: i suoi passaggi e le sue giocate non sono mai scontate.

 

IL TIPO FANTASIOSO

Si tratta di un soggetto espressivo, con un grande slancio del sé, estroso, spontaneo , generoso, loquace, allegro, non ama fare calcoli e il suo movimento psicologico principale è di inglobare e di farsi inglobare dalle situazioni e dalle persone: si muove alla ricerca di sperimentare emozioni forti nei confronti di tutto ciò che vive.

Ha una certa “eleganza” nelle attività motorie ed è un soggetto che sa entusiasmare tutto il contesto in cui si trova.

La principale intelligenza di questa tipologia è quella linguistica, legata cioè alla comunicazione e all’espressività coinvolgente,sia verbale, sia non verbale.

L’eccesso di “piacere” può portare questo soggetto ad essere isterico, superficiale        e narcisista.

Caratteristiche del tipo Fantasioso

Vestito con particolari che lo rendono ben visibile agli altri, curato nell’immagine più che nell’igiene, è un soggetto allegro che si esprime con battute, tende a fare l’attore e a buttare tutto sullo scherzo. Amato dai compagni per la sua allegria e generosità, trasmette loro la passione per lo sport e riesce a costruire contesti piacevoli e divertenti. Di sè dice di non essere tanto bravo e attribuisce i successi sia a se stesso che agli altri (gli insuccessi solo agli altri). Ha una grande fantasia motoria e riesce a fare azioni e movimenti impensabili e spettacolari. Tende ad essere volubile, lunatico e poco costante e se eccessivo risulta essere troppo superficiale e poco concreto (arriva tardi all’allenamento, è poco concentrato e si distrae facilmente ecc..).

È un giocatore che fa difficoltà a concentrarsi e non gradisce esercitazioni costruttive e ordinate. Fa sport per il gusto e il piacere che ne ricava. Non gioca per vincere, ma per divertirsi e/o per far divertire il pubblico.

Non ama fare calcoli, non segue strategie. Si lascia trasportare dal suo istinto, dalle sensazioni che prova in quel momento e spesso, avendo un buon bagaglio di esperienze, fa la cosa giusta.  Pur non essendo costante nel gioco, spesso risulta determinante in quanto è in grado di fare gesti atletici eccezionali.

Ha una grande intelligenza linguistico-espressiva e un’elevata fantasia motoria  dovuta alla sua grande estroversione e alla sua voglia di sperimentare ed emozionarsi.

Ha un temperamento nervoso e linfatico e si presenta con una delle seguenti strutture fisiche.

E’ particolarmente portato per gli sport espressivi quali la ginnastica ritmica e il surf.

Nei giochi collettivi è bravo nella fase offensiva (es: nella pallavolo è lo schiacciatore, nel calcio l’attaccante di movimento).

 

IL TIPO CALMO

La quiete, sua emozione primaria, “è un processo attivo tendente allo spegnimento delle perturbazioni emotive anche finalizzato all’autoanestesia da emozioni di paura, rabbia e angoscia di separazione”. (Dizionario essenziale di Counseling, 2006)

Si tratta di un movimento che si presenta con un suo specifico vissuto e differisce dalla pigrizia apatica in quanto in quest’ultima c’è una completa assenza di tutti i vissuti emozionali che portano il soggetto ad un ripiegamento nell’indifferenza, nell’indolenza e nell’insaziabilità affettiva.

 È un soggetto sereno, tranquillo, tollerante, lucido, assertivo, che non si irrita e non va in ansia. Tipica di questo idealtipo è l’intelligenza musicale in quanto capacità di intonare e di intonarsi, oltre che alla musica e al ritmo motorio, all’armonia degli ambienti e delle relazioni.

L’eccesso di quiete può portare il soggetto ad essere apatico, abulico, pigro e demotivato.

Caratteristiche del tipo Calmo

È un soggetto con poca energia interna ma capace di indirizzare al meglio e a proprio interesse quella degli altri. Quando ha voglia veste bene, altrimenti si presenta come capita. Non ha un fisico atletico e tende a curare l’igiene per il necessario. E’ un portatore di pace, capace a non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni e dai conflitti, che riesce a stemperare gli eccessi di tensione ed ad orientare le energie del gruppo. Si rivolge agli altri e cerca di convincerli in modo gentile, a volte esercitando sottili pressioni. E’ sempre stanco, non ama la fatica e tende a lamentarsi facilmente. Attribuisce i successi all’esterno e gli insuccessi al caso, agli eventi negativi. Nello sport ricerca l’efficacia: massima prestazione con il minimo sforzo. Ha una spiccata disposizione alla mira , al ritmo, alla destrezza e alla coordinazione generale.

È molto bravo a leggere il tempo del gioco e ha dettare i tempi delle giocate mettendo fuori causa gli avversari. Non si lascia trasportare dagli eventi ma rimane sempre lucido sul da farsi. Difficilmente si accende ma quando lo fa (rarissimamente) la combina grossa.

 In senso negativo è un grosso demotivatore e, se non gestito bene, da solo è capace di demotivare un’intera squadra.

Ha un temperamento linfatico e si presenta con una delle seguenti strutture fisiche.

E’ portato per sport di concentrazione quali il golf, il judo, il tiro con l’arco.

Negli sport collettivi è bravo a finalizzare il gioco della squadra(freddo e lucido) ed a orientare le energie dei propri compagni di reparto.

 

IL TIPO UMILE

Si tratta di un soggetto sensibile, che sa stare in disparte, sacrificandosi e operando “dietro le quinte” e il cui movimento psicologico caratteriale è di nascondersi, di contrarsi e di scomparire in un moto centripeto.

L’emozione primaria di questo idealtipo è la vergogna in quanto miscela di arousal e controllo: il soggetto cerca di inibire l’attivazione fisiologica dell’organismo – l’arrossire è tipico di questa tipologia – senza riuscirci e anzi rinforzando e aumentando le manifestazioni di arousal emozionale.

Egli utilizza principalmente un’intelligenza intrapersonale (di tipo percettivo) che gli permette di comprendere in profondità se stesso e gli altri: l’empatia è la sua dote per eccellenza.

L’eccesso di vergogna può portare il soggetto ad avere un complesso di inferiorità, sentirsi inadeguato ed invidioso degli altri.       

Caratteristiche del tipo Umile

È un soggetto introverso, che non ama essere al centro dell’attenzione e quindi non veste mai con abiti vistosi e troppo colorati. Non ha una grande autostima e attribuisce i successi agli altri e gli insuccessi a se stesso. E’ ubbidiente e si sottomette alle regole senza protestare. La sua grande sensibilità lo fa essere abituato a soffrire e quindi capace di sopportare il dolore e la fatica con umiltà e in secondo piano. E’ un soggetto timido, parla poco di sè e in gruppo evita di prendere la parola e dire la sua. Ha una grande empatia che gli permette di comprendere e sentire il clima e l’ambiente che vive. Non ama prendere iniziative ma collabora con quelle altrui .

In campo non parla e non da indicazioni ai compagni ma è sempre pronto a sopperire ai loro errori.

Ha un’intelligenza intrapersonale che gli permette di empatizzare e sostenere compagni e gruppo tanto da dare un senso più profondo al vivere lo sport insieme.

Come il tipo calmo, anche lui ha un temperamento linfatico e morfologicamente si presenta con una delle seguenti strutture fisiche.

E’ portato per sport quali la maratona, la marcia, la pesca sportiva.

Nei giochi collettivi  non occupa ruoli visibili o di responsabilità ma lavora molto dietro le quinte.

 

IL TIPO DISPONIBILE

La sua emozione primaria è l’attaccamento inteso come processo di affettività primaria verso qualcuno. Si tratta di un soggetto affettuoso, cooperativo, socievole, fedele al gruppo, attento agli altri, che ama il contatto fisico e si pone sempre a bassa distanza dall’altro: il suo caratteristico movimento psicologico è quello di “andare verso” e di aderire.

Il suo valore di riferimento è la fedeltà, che è una forma assoluta di disponibilità: sa fare e curare il gruppo.

La principale intelligenza che utilizza è quella interpersonale, legata alle relazioni con l’altro di cui lui ha un costante bisogno.

L’eccesso di affettività può portare il soggetto ad essere invischiante, dipendente e condizionabile.

Caratteristiche del tipo Disponibile

È un soggetto che ama il contatto fisico ed ha una bolla relazionale molto piccola. Ama parlare di sé  e delle cose di sé che ritiene migliori. Spesso ricerca l’approvazione di compagni e/o allenatore attraverso il contatto visivo. È un  ottimo gregario, è affettuoso, sensibile, affezionato e premuroso. Tende ad essere in leggero sovrappeso a causa di un rapporto non equilibrato con il cibo. Comprende il valore della propria comunità sportiva e cerca di salvaguardarla subordinando i propri interessi personali a quelli collettivi.

Nel gruppo è quello che si fa in quattro per organizzare cene e serate varie. Ha un ruolo fondamentale nel processo di costruzione di un gruppo sportivo perchè riesce facilmente a mettere in relazione i componenti della squadra in quanto ha una grande ’intelligenza interpersonale che gli permette di creare e coltivare relazioni. 

Ha un temperamento sanguigno e bilioso e si presenta con una delle seguenti strutture fisiche

E’ portato per sport quali la danza, il ballo, il pattinaggio e gli sport equestri.

 

Tuttavia è bene precisare che questi comportamenti e atteggiamenti rappresentano solo qualcosa di teorico: nella realtà gli individui utilizzano più copioni che evolvono a seconda delle circostanze della vita.

“Ciascun uomo – scrive lo psicoterapeuta Vincenzo Masini -  manifesta una particolare esperienza nel vivere emozioni e sentimenti, ma in tutti c’è tutto. Ciascuno vive tutte le diverse emozioni  ma, per ciascuno, assumono un particolare risvolto a seconda dello specifico vissuto che sta alla radice del suo modo di essere”. (Masini V. , 2001)

Il tipo Attento, centrato sul controllo e sulle difese, ha forme e contenuti di pensiero, di memoria, di linguaggio, di motivazione, di intelligenza e di apprendimento diversi rispetto al tipo Fantasioso, individuo con una personalità prevalentemente emotiva ed affettiva.

Ogni sportivo ha il proprio tema di vita – copione – ma non è condannato a ripeterlo per sempre: il counselor lavora per aggiungere altri copioni e aumentare la libertà di scelta dell’atleta.

Una persona deve crescere per completarsi, per stare meglio, per raggiungere una gamma più vasta e variegata di obiettivi esistenziali e/o per accrescere i propri  livelli di performance professionali.

Nella ricerca di uno sviluppo armonico, il counselor deve utilizzare tutte le strategie  a sua disposizione per far leva sulle diverse caratteristiche di personalità esistenti, sviluppando quelle potenziali e costruendo quelle assenti o deficitarie.

 


 

3.2 - INTERVENTI EDUCATIVI  E TECNICHE COMUNICATIVE

 

La lucidità, la freddezza

Si intende una comunicazione capace di spegnere le tensioni che impediscono decisioni lucide ed obiettive.

Si tratta di una comunicazione lenta, sicura, con delle pause forzate nelle frasi ed  estremamente concentrata verso l'altro: il soggetto che la esprime è forte, lucido e calmo, non si eccita, non si accende ma si esprime trasmettendo serenità d’animo.

Modulata in vari modi, questo tipo di comunicazione può spegnere l’ansia dell’Attento e/o orientare l’eccesso di carica dell’Energico.

Le tecniche di rilassamento, come il Training Autogeno o il Rilassamento Progressivo di Jacobson, fanno parte di questo tipo di comunicazione e vengono utilizzate per prendere consapevolezza della tensione muscolare a riposo e in attività e per gestire situazioni ansiogene o stressanti.

 

Il coinvolgimento emotivo

Si intende una comunicazione capace di mobilitare una forte carica emotiva tanto da aprire l'altro alla percezione di sensazioni ed allo sperimentare di emozioni. Per far ciò è necessario vincere le proprie inibizioni, caricarsi emotivamente ed eccitare, far sognare, improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, costruire un'immagine, un gioco attraverso  effetti sorpresa, stimoli incuriosenti, espressioni seduttive, eventi che incantano, che commuovono e che suggestionano.

Attraverso l'espressività emotiva si fa crescere interesse e passione .

Tipiche di questo tipo di comunicazione sono alcune tecniche PNL, il role playing, lo psicodramma e l’immagery.

Quest’ultima è molto utilizzata in ambito sportivo perché permette di regolare efficacemente i livelli di attivazione del proprio stato emotivo e spezzettare l’ansia da prestazione che, ai giorni nostri, è molto presente.

 

La gratificazione, il calore

I complimenti sono la comunicazione più semplice e diffusa di “calore”.

Essi non devono essere formali, ma acuti, circostanziati e precisi: vanno ad  individuare qualcosa in più che l'altro non vede di sé mettendo in luce una potenzialità che non si conosce.

Si tratta di una comunicazione di affettività che ha la proprietà di far entrare in contatto le persone con quella parte positiva di sé di cui mai sono del tutto certi. Mostrare apprezzamento e riconoscere un merito ad una persona la porta a consolidarsi nelle sue scelte.

Il Creativo trova unità con se stesso, blocca il suo continuo processo critico degli eventi a favore di una semplice e naturale esecuzione psicofisica.

Il Fantasista trova nell’affettività un insegnamento alla fedeltà in quanto gli  dà stabilita facendolo soffermare su qualche vissuto e facendogli riconoscere altri gusti presenti negli stessi vissuti (gusti con un accento meno intenso ma con un sapore infinitamente più duraturo).

 

Il sostegno

Il sostegno è uno dei principi fondamentali del rugby, sport che negli ultimi decenni è stato definito e considerato come quello “educativo per eccellenza”. Il sostegno è un rapporto fondato sulla discrezione e sulla disponibilità al sacrificio di qualcosa di sé per favorire un compagno o un’altra persona. Comunicare sostegno significa saper sorreggere le difficoltà, le sofferenze ed impedire il cedimento della vita mentale altrui. Esso necessita di  grande umiltà e  a volte si concretizza semplicemente nella presenza fisica e “nell’aver qualcuno al tuo fianco che ha fiducia in te” .

Nel mondo sportivo le sconfitte e i momenti difficili sono quelli che fanno crescere l’atleta: avere un sostegno al fianco significa avere molte più probabilità di uscire dal “tunnel” in tempi brevi e più forte e motivato di prima.

Una delle tecniche di questa comunicazione è il Grounding che ha il fine di ristabilire la vitalità e l'espressività naturale dell'organismo, dando all’atleta la possibilità di essere in contatto con i propri sentimenti, "con i piedi per terra", e cioè con una sicurezza fisica ed emotiva. La funzione del grounding è quella di supportare e integrare le parti scisse del corpo, e di favorire l'espressione creativa di sé.

La responsabilizzazione

Con questo termine si intende una comunicazione volta a responsabilizzare l’interlocutore per  fargli prendere coscienza dell’importanza di preparare una strategia prima della gara.

Si tratta di una comunicazione regolativa, forte e centrata su fatti concreti che viene espressa con tono fermo e autorevole a cui segue un assoluto silenzio che permette al messaggio di entrare in profondità tanto da poter essere assorbito e analizzato da chi lo ha ricevuto.

Viene utilizzata per riportare l’attenzione sugli obiettivi, richiama alla concentrazione e ai compiti organizzativi prestabiliti e riporta il Fantasioso e il Calmo a prendersi le proprie responsabilità.

Il Goal Setting (formulazione degli obiettivi) è una delle tecniche comunicative utilizzata per pianificare gli obiettivi a lungo termine attraverso dei sub-obiettivi, difficili ma raggiungibili, orientati al miglioramento della prestazione.

 

La motivazione, l’incoraggiamento

Con questi termini si intende una comunicazione volta a motivare e incoraggiare l’atleta tanto da esser “un bagno di adrenalina”.

Si tratta di una comunicazione persuasiva, pura, potente, precisa e circostanziata, che non deve mescolarsi a critiche ne ad altre forme di comunicazione, e che è finalizzata al caricare e trasmettere motivazione ad altri affinché questi le utilizzino per costruire dentro di sé l’energia necessaria per il compimento dell’azione.

Il Calmo e l’Umile richiedono questo tipo di comunicazione in quanto necessitano, il primo, di forza e coraggio per attivarsi, il secondo, di aumentare la sua scarsa autostima per avere la spinta necessaria al desiderio di ottenere dei piccoli quanto fondamentali successi.

Tipiche di questo intervento sono alcune tecniche di coaching e di bioenergetica.

 

L’insegnamento, l’apertura mentale

Quest’intervento è finalizzato a far prendere coscienza di contenuti, far ragionare e far riflettere l’atleta ponendolo alla giusta distanza dal sé, dalle relazioni, dal mondo, per  liberarsi così dai pregiudizi e mettere in discussione le precedenti impressioni, convinzioni o condizionamenti.

Si tratta di insegnare strumenti e mezzi necessari per una visione della realtà ampia, osservata da più punti di vista e che permette un aumento di libertà e autonomia dell’atleta.

L’Umile, persona vergognosa, necessita di imparare a comprendere il punto di vista degli altri distaccandosi dall’ambiente esterno e interpretando la realtà con più freddezza e distanza.

Il Disponibile viene portato verso un’analisi più attenta della realtà aprendolo verso nuovi orizzonti e spostando il suo bisogno di attenzione su altri oggetti, eventi e/o persone.

Si tratta di un intervento volto a migliorare l’efficacia dell’allenamento, dall’apprendimento e dell’autonomia personale e sportiva.

 


 

3.3 - IL CONCETTO DI GRUPPO

 

Un gruppo è il risultato dell’interdipendenza dei suoi componenti. L’interdipendenza sono le relazioni attivate tra i componenti sulla base della loro struttura di personalità ma anche in relazione al contesto attivante le relazioni, alle contingenze ed alle necessità funzionali del gruppo.

E’ inoltre importante la relazione che si instaura tra gruppo e leader (di ruolo).

Per essere considerato tale è necessario che sia composto da più di due persone, che abbia obiettivi almeno parzialmente accomunabili e che si trovi in contesti di vita comuni.

Non è invece rilevante il riconoscimento da parte dei membri di “essere gruppo” poiché questa è invece caratteristica qualitativa di alcuni gruppi ma non di altri. Probabilmente, in tal caso dovremmo parlare di gruppo anomico/dissolvente o diviso.

Per IDENTITA’ di un gruppo si intende il tipo ideale di gruppo a cui ci riferiamo quando abbiamo a che fare con una personalità collettiva (ad esempio: una famiglia, un gruppo di lavoro, un gruppo di amici) e rappresenta ciò che è necessario ed essenziale in quella categoria ideale. Rappresenta dunque ciò a cui quel tipo di gruppo dovrebbe funzionalmente tendere. In pratica l’identità è la definizione che potremmo trovare  nel dizionario della lingua italiana alla voce ad esempio “famiglia” oppure “ciurma”, “plotone” e via dicendo (tutti tipi di gruppo).

E’ un livello di analisi del tutto simbolico di un gruppo e lo si effettua sulla base di riflessioni astratte e teoriche di matrice sociologica e antropologica.

Da questo livello di analisi ricaviamo i limiti che il nostro intervento deve avere per non snaturare il senso di quel gruppo come anche il range di oscillazione oltre cui quella tipo di gruppo diviene “altro”. Ad esempio potenziare troppo l’amicalità in gruppo di lavoro (che ha per caratteristiche identitarie la produttività, la collaborazione e l’organizzazione) rischia di snaturare le funzioni ed il senso di quel gruppo fino a trasformarlo una comitiva, magari di ottimi amici ma non più sufficientemente strutturata da garantire produttività e organizzazione perché troppo fusionale.

Con il termine PERSONALITA’ COLLETTIVA EFFETTIVA si intende la particolare forma relazionale che un gruppo acquisisce a seconda del tipo di relazioni che si instaurano nell’incontro. Pertanto mentre l’identità è dunque un riferimento astratto con una tipologia di gruppo, una personalità collettiva è un livello strettamente legato al caso con cui abbiamo a che fare. Dall’analisi di questa ricaviamo le necessità comunicative e l’individuazione dello stile relazionale di leadership da attuare al momento dell’intervento sulla base del nostro modello di interazione dinamica con i gruppi centrato sulle affinità e opposizioni relazionali.

Lo si svolge tramite la somministrazione del “Questionario di Personalità Collettiva Effettiva” di PREPOS ma anche attraverso la percezione empatica del clima relazionale, l’autoanalisi dei vissuti da parte dell’operatore (se provo insofferenza verso quel gruppo vuol dire che, data la mia struttura di personalità rigida e controllata ad esempio, il clima collettivo è probabilmente dissolvente/differenziato dunque polarizzato sulla destrutturazione e le autonomia liberistiche) ma anche sulla base dell’osservazione di alcuni dati strutturali o prossemica (locali, posizionamento del mobilio oppure gestione degli spazi, posizionamento prossemica dei partecipanti ed altro).

La PERSONALITA’ COLLETTIVA LATENTE è invece la sommatoria delle potenzialità individuali in gioco. Cioè rappresenta ciò che da quel gruppo possiamo ragionevolmente aspettarci, anche se non significa che questo debba necessariamente avvenire.

Come dire che ci permette di sapere che quel particolare gruppo, composto da quelle particolari persone è improbabile che, al momento dell’intervento e privo di una particolare e specifica formazione a lungo raggio possa ragionevolmente pervenire ad un certo tipo di competenza valutata necessaria.

Questo livello di analisi è effettuabile con una ragionevole predittività solamente mediante l’utilizzo del “Questionario Individuale di Artigianato Educativo” di Prepos su ogni componente del gruppo successivamente elaborato e assommato.

Sia l’analisi della Personalità Collettiva Effettiva che Latente rappresentano un approccio narrativo alla valutazione di un gruppo.

 


 

3.4 -LE RELAZIONI E IL QUESTIONARIO DI PERSONALITA’ COLLETTIVA

 

L’INSOFFERENZA si verifica quando le persone si oppongono con costrutti articolati di comportamento. Quanto più uno è, intenzionalmente, ordinato, preciso, metodico, ripetitivo, tanto più l’altro è, intenzionalmente, confusionario, vago, innovativo e creativo: è cognitiva e produce rabbia.

Domanda: quanti compagni non accetteresti per esercitarti(o giocare) in coppia?

 

La DELUSIONE si verifica quando le persone interpretano, illudendosi, il comportamento dell’altro in sintonia con le proprie aspettative.  Nel momento in cui le aspettative non vengono soddisfatte nasce la delusione che conduce al risentimento.

Domanda: con quanti compagni riesci a collaborare(lavori bene e volentieri)?

 

Il LOGORAMENTO è frutto di rapporti superficiali con manifestazioni appariscenti ed estetizzanti. E’ una certa immagine, un tono sempre “sopra le righe”, che logora le persone costrette a dare risposte “all’altezza della situazione”, mai del tutto vere o del tutto chiare. Io vorrei che tu mi stessi vicino ma non te lo esplicito e vorrei che tu mi capissi senza sapere che invece tu stai bene così.

Domanda: con quanti dei presenti ti sei incontrato qualche volta fuori dal campo (dall’attività sportiva)?

 

L’EVITAMENTO è precostituita indisponibilità alla relazione: preclude ogni possibilità di vita comune. Nasce tra un soggetto che “va sempre oltre”, eccessivamante estroverso e un soggetto timido, vergognoso ed eccessivamente introverso.

Domanda: con quanti dei presenti sei andato a mangiare una pizza?

 

Il FASTIDIO nasce dalla reattività di rifiuto “a pelle” di gesti, modi di fare, odori, rumori, sapori, immagini emanati da qualche persona. Conduce a rassegnazione e sopportazione ed al tentativo di mettere in atto l’allontanamento dall’altro.

Domanda: quanti dei tuoi compagni ti hanno dato fastidio o ti infastidiscono con qualche loro comportamento?

 

L’INCOMPRENSIONE è incapacità di capire il senso di quello che pensa, dice o fa l’altro. Sebbene sia chiaro ed evidente ciò che l’altro fa, non si capisce perché lo faccia, come sia possibile che l’altro non capisca che ciò che fa non è quello che si deve fare in quella circostanza. Il confronto è sterile perché ciascuno pensa: “Possibile che non capisca che…?”.

Domanda: quante persone del gruppo ti sono incomprensibili nel loro modo di fare?

 

C’è EQUIVOCO nei comportamenti delle persone quando le azioni non sono sinergiche ed orientate allo stesso fine o, se orientate allo stesso fine, sono svolte in modi e tempi diversi: rende impossibile l’intesa e conduce alla caduta della fiducia, alla diffidenza, al sospetto ed alla ripetuta attuazione di comportamenti che danneggiano se stessi e gli altri. Le energie affettive vanno in conflitto con energie realizzative

Domanda: con quanti dei tuoi compagni hai litigato (almeno 1 volta e anche molto tempo fa)?

 

Il RICONOSCIMENTO è la scoperta che gli altri vivono le nostre stesse emozioni e  si basa sulla comprensione delle aspirazioni, delle frustrazioni e delle difficoltà dell’altro. È un incontro a livello cognitivo ed emotivo e rappresenta la capacità di intuire quello che ha nel cuore l’altro: percepisco quello che vuoi dire, quello che vivi.

Domanda: Quanti dei tuoi compagni sono riusciti a capirti fino in fondo?

 

La DISPONIBILITA’ è l’apertura verso l’altro che rende possibile un’azione positiva senza che ciò costi molta fatica e viene valutata nell’intenzione più che nel risultato. Si riferisce al sentimento in quanto il valore del rapporto è più importante del valore di ciascun membro del gruppo.

Domanda: Quante persone consideri davvero amiche all'interno della squadra?

 

La COMPLEMENTARITA’ è la serena accettazione che ognuno farà ciò che sa fare e c’è bisogno di fare perché è utile a tutti: tranquillità e realismo senza aspettative fantastiche. Chi salta di testa, chi corre, chi costruisce, chi distrugge, chi tira le punizioni ecc. E’ priva di energia, si fonda sulla consapevole attesa che l’uno farà le cose che non sono fatte dall’altro e conduce alla scoperta dell’armonia.

Domanda: Quanti compagni ti hanno prestato qualcosa di cui avevi bisogno?

 

Nell’INCONTRO le diversità individuali diventano una potenza dalla quale ognuno puo attingere: produce unità. È una forma di relazione spirituale che si giova dell’empatia affettiva (o emozionale) per superare la diversità tra persone, compresa l’estraneità dei modelli mentali e degli schemi d’azione.

Domanda: di quanti dei tuoi compagni conosci almeno un familiare?

 

La DIALOGICITA’ è la capacità di discutere senza litigare: diminuisce le tensioni, supera le impressioni troppo superficiali o troppo appariscenti. Il linguaggio conferisce la possibilità di distanza relazionale e quindi di libertà e, al contempo, di unione in funzione della conoscenza comune. E’ dunque espressione di identità e, al contempo attaccamento.

Domanda: di quanti compagni hai il numero di telefono o telefonino?

 

L’INTEGRAZIONE È la base dell’organizzazione in cui ognuno conosce il suo ruolo, non lo travalica ne tradisce le aspettative: rispetto reciproco della propria identità e armonia nel gioco delle parti, dei compiti, delle funzioni e dei ruoli. Essa è  legata alla praticità, agli obiettivi, non al sentimento (quella è la Disponibilità). L’integrazione migliora con la conoscenza dell’altro. Le persone funzionano bene insieme automaticamente, per il raggiungimento di obiettivi.

Domanda:  quanti dei tuoi compagni ritieni complessivamente più bravi di te?

 

La MEDIAZIONE è il senso comune perché modera gli eccessi e stimola le energie necessarie per raggiungere un obiettivo: negozia i significati, produce accordo e libera dal controllo reciproco. L’attività permette di trovare e dare un senso a ciò che si fa, attraverso l’individuazione di quelle parti su cui si può negoziare.Ciascuno rinuncia a una parte di sé per trovare un accordo fra le parti. Non serve per riconciliare, ma per chiarire aspetti pratici .

Domanda: quanti dei tuoi compagni si danno da fare per tenere unita la squadra?

 


 

3.5 - LE  IDENTITA’  GRUPPALI

Nel modello Prepos sono stati individuati 7 tipologie di gruppi che vengono così individuati e suddivisi:

1. Gruppi rigidi/organizzati: sono questi gruppi la cui struttura relazionale si fonda principalmente sull’integrazione e la complementarità all’interno e verso l’esterno, i cui obiettivi primari sono il raggiungimento degli obiettivi ed il mantenimento delle strutture, dei ruoli e delle funzioni. Sicollegano alla visione meccanica delle organizzazioni e si contraddistinguono per una visone utilitarista delle attività. I suoi punti di forza sono il realismo e la solidità, il senso della realtà e la saggezza strategica, la difesa dei propri spazi, la stabilità e la capacità organizzativa. I suoi punti deboli sono però la lentezza burocratica, l’eccessiva precisione e scrupolosità, la rigidità e la freddezza nelle relazioni, e la forte gerarchia interna.

2. Gruppi intraprendenti/conflittuali: le dimensioni relazionali in affinità prevalenti in questo genere  di gruppo sono la mediazione e l’incontro, pertanto, si connotano come gruppi con un alto livello di energie interne, di attivazione e di dinamicità interna ed esterna. L’intraprendenza e l’azione sono il valore fondante di questi gruppi che esprimono una grande forza propositiva e ottime capacità di problem solving e di organizzazione. In senso negativo, caratterizzati dalla alta conflittualità che si origina dalle dinamiche interne in opposizione di equivoco e di delusione, possono diventare gruppi litigiosi e incontenibili.

3. Gruppi creativi/dissolventi: il gruppo organizzativo di questo genere si fonda invece sulla differenziazione e sul riconoscimento delle libertà individuali, sui diritti personali e sull’ideazione creativa. Dalla loro parte, centrati sulle affinità della dialogicità e del riconoscimento, hanno le ottime capacità di analisi e di riflessione sugli eventi e la presenza di visibili e diversificate esperienze e opinioni. Una grande ricchezza culturale a far fronte al rischio di degenerazioni e dispersioni, causate dagli allontanamenti dei membri (a causa delle dinamiche di relazione oppositive preponderanti di insofferenza e logoramento) che possono causare anche la totale disgregazione del gruppo in sub-unità monodiche autoreferenziali.

4. Gruppi emozionali/inconcludenti: centrato sulle dinamiche relazionali in affinità della disponibilità e dell’integrazione questo gruppo si presenta con una forte capacità espressiva, buona intuitività e capacità di ottenere consenso e di coinvolgere nuovi partecipanti in una comune visone. Spensierato, festoso e allegro può anche diventare molto funzionale e ben organizzato, qualora esprima le sua capacità integrative. Il pericolo, per conto, è l’alto livello di delusione interna (dovuto a difficoltà pratiche e organizzative) oppure di evitamento tra i membri.

5. Gruppi quieti/anomici: quasi, a causa dello spegnimento interno, un non-gruppo, per esprimere a pieno le sue potenzialità in merito alla mediazione dei conflitti e alla complementarità ha necessariamente bisogno di un leader sufficientemente energico e direttivo che ne imposti l’azione. Il rischio è quello della disgregazione a seguito delle prevalenti dinamiche di relazione oppositive interne di fastidio e di logoramento

6. Gruppi sensibili/falliti: questo tipo di gruppo, anch’esso bisognoso più degli altri di una leadership netta e strutturata similmente a quelli quieti/anomici, si differenzia però nel più alto livello di sensibilità interna ed esterna. Questi gruppi, percettivi e metodologicamente precisi, esprimono ottime capacità di sostegno interno dovute alla prevalenza di dinamiche relazionali di affinità di incontro e riconoscimento, per cui sono in grado di avere un altissimo rispetto dei valorie delle scelte e azioni della persone. Possono altresì essere profondamente percettivi e acuti nell’interpretazione delle situazioni, ma rischiano di auto-distruggersi nella scarsa stima di sé e nell’assenza di intraprendenza dovute alle dinamiche interne in opposizione di incomprensione e di evitamento.

7. Gruppi uniti/invischiati: infine, questo tipo di gruppo si presenta con forti caratteristiche di familiarità e affettività interne, sviluppate a seguito della forte presenza di dinamiche di disponibilità e dialogicità, che lo rendo unito e affiliativo. Al contrario, è un gruppo che rischia di diventare settario con l’esterno e manipolatorio all’interno, in cui le libertà individuali e l’innovazione perdono rispetto e importanza per via di dinamiche interne in opposizione di equivoco e fastidio.

 

Parlando di identità gruppali possiamo inserire “la squadra sportiva” nel gruppo intraprendente/conflittuale e cioè un gruppo in cui “le dimensioni relazionali in affinità prevalenti sono la mediazione e l’incontro e si connotano come enitità con un alto livello di energie interne, di attivazione e di dinamicità interna ed esterna. L’intraprendenza e l’azione sono il valore fondante di questi gruppi che esprimono una grande forza propositiva e ottime capacità di problem solving e di organizzazione. In senso negativo, caratterizzati dalla alta conflittualità che si origina dalle dinamiche interne in opposizione di equivoco e di delusione, possono diventare gruppi litigiosi e incontenibili.”

Il Gioco di squadra è quello realizzato dagli atleti che agiscono collettivamente secondo un disegno strategico predisposto: un’ azione combinata di più persone che collaborano in perfetto accordo per il raggiungimento di un fine comune.

Da questa definizione possiamo dedurre che una squadra di calcio:

  • agisce (motivazione, energia)
  • secondo un disegno strategico (organizzazione)
  • più persone che collaborano (coesione, unità interna)
  • per raggiungere un obiettivo (orientamento al compito)

Di conseguenza le relazioni di affinità che la caratterizzano sono:

 

  • disponibilità, incontro, dialogicità, integrazione che determinano motivazione e coinvolgimento

 

  • integrazione (e complementarietà) che come detto produce organizzazione

 

  • mediazione, incontro, disponibilità e riconoscimento necessarie per la coesione, il sostegno e l’unità interna.

 

  • incontro e integrazione che determinano l’ orientamento all’obiettivo .

 

Di contro, le principali relazioni di opposizione che ostacolerebbero quanto di cui sopra sono : equivoco, incomprensione, logoramento, evitamento ed insofferenza.

 

Una squadra sportiva è un gruppo energico e motivato caratterizzato da forti relazioni di Integrazione, Disponibilità e Incontro e dell’assenza (o scarsa presenza) di Incomprensione ed Equivoco.


 

4- ESPERIENZA IN UNA SQUADRA DI CALCIO

 

È stato sottoposto il questionario di personalità individuale e quello di personalità collettiva ad una squadra di calcio di 1° categoria marchigiana.

La squadra è composta da n°21 giocatori di cui n°1 è anche l’allenatore (il sottoscritto).

11 giocatori sono rimasti dalla stagione precedente, 4 sono stati presi dal settore giovanile, 6 i nuovi acquisti (di cui 3 già avevano militato in questa squadra).

L’età media è di 23,6  anni, il giocatore più grande ha 29 anni e il più giovane 19.

Dei 21, solo 5 giocatori (compreso l’allenatore) non sono del paese ma vivono in nel raggio di 20km.

Il questionario sportivo di personalità individuale ha il compito di individuare i diversi atteggiamenti e modi di pensare dei singoli giocatori e la personalità collettiva latente del gruppo. Il questionario è stato sottoposto in data 22-10-2009 e i risultati che sono stati riscontrati sono i seguenti:

 

attento

energico

creativo

fantasioso

calmo

Umile

disponibile

Totale

giocatore n°1

6

7

6

9

8

4

8

48

giocatore n°2

5

3

1

4

4

3

3

23

giocatore n°3

5

5

4

5

0

1

3

23

giocatore n°4

7

6

6

5

1

3

4

32

giocatore n°5

6

1

5

6

5

2

2

27

giocatore n°6

9

4

3

7

6

4

4

37

giocatore n°7

5

4

2

4

4

4

4

27

giocatore n°8

3

2

1

4

0

0

3

13

giocatore n°9

5

5

2

5

4

2

3

26

giocatore n°10

8

8

7

7

6

3

6

45

giocatore n°11

5

3

3

5

7

3

3

29

giocatore n°12

6

4

4

6

4

4

5

33

giocatore n°13

5

4

3

8

3

3

4

30

giocatore n°14

3

3

3

3

3

3

2

20

giocatore n°15

7

2

5

4

2

1

4

25

giocatore n°16

6

2

0

4

2

1

3

18

giocatore n°17

2

5

1

2

3

0

1

14

giocatore n°18

6

1

2

5

3

2

5

24

giocatore n°19

5

2

2

5

2

3

2

21

giocatore n°20

6

4

5

8

4

2

4

33

giocatore n°21

7

5

4

8

5

5

5

39

Totale

117

80

69

114

76

53

78

587

                 

IN PERCENTUALE

         

 

Attento

energico

creativo

fantasioso

calmo

umile

disponibile

tot

giocatore n°1

0,125

0,146

0,125

0,188

0,167

0,083

0,167

1

giocatore n°2

0,217

0,130

0,043

0,174

0,174

0,130

0,130

1

giocatore n°3

0,217

0,217

0,174

0,217

0/23

0,043

0,130

1

giocatore n°4

0,219

0,188

0,188

0,156

0,031

0,094

0,125

1

giocatore n°5

0,222

0,037

0,185

0,222

0,185

0,074

0,074

1

giocatore n°6

0,243

0,108

0,081

0,189

0,162

0,108

0,108

1

giocatore n°7

0,185

0,148

0,074

0,148

0,148

0,148

0,148

1

giocatore n°8

0,231

0,154

0,077

0,308

0/13

0/13

0,231

1

giocatore n°9

0,192

0,192

0,077

0,192

0,154

0,077

0,115

1

giocatore n°10

0,178

0,178

0,156

0,156

0,133

0,067

0,133

1

giocatore n°11

0,172

0,103

0,103

0,172

0,241

0,103

0,103

1

giocatore n°12

0,182

0,121

0,121

0,182

0,121

0,121

0,152

1

giocatore n°13

0,167

0,133

0,100

0,267

0,100

0,100

0,133

1

giocatore n°14

0,150

0,150

0,150

0,150

0,150

0,150

0,100

1

giocatore n°15

0,280

0,080

0,200

0,160

0,080

0,040

0,160

1

giocatore n°16

0,333

0,111

0/18

0,222

0,111

0,056

0,167

1

giocatore n°17

0,143

0,357

0,071

0,143

0,214

0/14

0,071

1

giocatore n°18

0,250

0,042

0,083

0,208

0,125

0,083

0,208

1

giocatore n°19

0,238

0,095

0,095

0,238

0,095

0,143

0,095

1

giocatore n°20

0,182

0,121

0,152

0,242

0,121

0,061

0,121

1

giocatore n°21

0,179

0,128

0,103

0,205

0,128

0,128

0,128

1

Totale

4,307

2,941

2,358

4,140

2,642

1,810

2,802

21   

 

Quest’ultimo grafico raffigura la  PERSONALITA’ COLLETTIVA LATENTE cioè  la sommatoria delle potenzialità individuali in gioco.

Dal grafico si può notare chiaramente come gli assi maggiori siano quelli del Fantasioso e dell’Attento mentre quelli con un punteggio minore sono l’Umile e il Creativo.

Questo sta ad indicare che la maggior parte degli atleti vivono il calcio con passione ed entusiasmo, come momento importante di crescita personale. C’è un’individuale disponibilità verso l’altro, ma al contempo anche una discreta voglia di primeggiare e di imporsi come protagonista.

  

Il rischio principale di questa squadra è di divenire rigido e conflittuale in quanto poco disponibile al sacrificio  e scarsamente autonomo e aperto di vedute.

Tuttavia, come già detto, queste ipotesi possono considerarsi solo teoriche in quanto una squadra non è la semplice somma delle individualità ma un'unità a se stante, dinamica, che si modifica sulla base delle relazioni interne ad essa.

Di conseguenza, la settimana successiva, in data 30-10-2009 ho sottoposto un secondo questionario in grado di valutare le relazioni reali all'interno di essa.

 

 

 

Da questi grafici, che rappresentano la reale e attuale personalità collettiva della squadra si nota che:

·             è una squadra motivata e pacifica ma è poco organizzata;

·             all’interno del gruppo le relazioni di affinità sono notevolmente superiori a quelle di opposizione;

·             l’asse dell’Attento presenta un valore maggiore in opposizione (rigidità) piuttosto che in affinità (organizzazione);

·             la relazione su cui è costruita la squadra è la mediazione;

·             l’incomprensione e il fastidio sono le due relazioni di opposizione maggiormente presenti.

 

DISCUSSIONE

Per poter interpretare il grafico occorre contestualizzare il momento in cui è stato sottoposto.

Erano state disputate 7 giornate di campionato e la squadra era ultima in classifica con 4 punti ottenuti con altrettanti pareggi.

La mediazione fa si che il gruppo si presenti calmo, ma all’interno sono presenti molti conflitti. Il punteggio sull’asse dell’organizzazione è troppo basso, cosi come presentano valori troppo bassi le relazioni di integrazione e di complementarità. E’ ipotizzabile che i giocatori non abbiano ben chiari quelli che sono i propri compiti, i propri limiti e i propri ruoli all’interno dello spogliatoio. Possibile che alcuni giocatori non abbiano ben chiaro quale ruolo devono coprire in campo. C’è confusione.

C’è la necessita di una esplicitazione più chiara dei ruoli nello spogliatoio e nel campo tanto da poter aumentare l’integrazione e una più profonda conoscenza.

Il fastidio potrebbe nascere tra il  gruppo di giocatori del posto(che giocano insieme da una vita) ed i nuovi acquisti che non riescono e/o non vogliono farsi inglobare dal gruppo.

Si nota la necessità di migliorare l’organizzazione e la struttura portante della squadra.

Nel gruppo latente il problema è l'umiltà, la resistenza ai 90' di gara, lo spirito di sacrifico, la disponibilità incondizionata. Inoltre, la presenza di taciti conflitti fa si che in questo momento non si può aprire all’incontro, pena la possibile distruzione del gruppo.

Si ritiene più opportuno intervenire individualmente attraverso dei colloqui individuali.

 

ATTUAZIONE

Prima dell’allenamento e dopo organizzo dei colloqui individuali con i singoli giocatori. Il questionario individuale mi permette di avere un quadro significativo dell’atleta con cui attuo il colloquio. Emerge una certa difficoltà ad intuire le giocate dei compagni, in special modo quelle dei nuovi arrivati. L’eccesso di motivazione fa si che alcuni giovani prevalichino quelli che sono i propri compiti, perdano di lucidità ed alimentino conflitti interni. Individualmente c’è la convinzione di essere forti e che si è tutti sullo stesso livello. Questo fa si che all’interno del gruppo i giocatori più esperti e più importanti non riescono ad essere punti di riferimento per il gruppo.

Manca un leader condiviso all’interno della squadra e  il sottoscritto appare come un allenatore troppo permissivo e poco autoritario.

Durante la settimana dei colloqui scoppia un caso con due giocatori esperti.

 La società non riesce ad ottenere le visite mediche (obbligatorie) dai giocatori cosi decido di occuparmene io: “Chi non porta la visita medica o non prende un appuntamento per poterla fare, non viene convocato”. Un giocatore prende sotto gamba la cosa, non mi porta il certificato medico e non viene convocato. L’altro, che è in dubbio per la gara a causa di un infortunio, il giorno della partita arriva al campo con 20’ di ritardo dicendo che è rimasto senza benzina. Decido di mandarlo direttamente in tribuna. Disputiamo la peggior partita della stagione e perdiamo 2-0.

I due prendono male l’esclusione ed iniziano a contattare la società con sms e telefonate varie. La società tiene la mia posizione e si decide di discutere la cosa il giorno successivo all’allenamento.

La riunione si tiene nel mio spogliatoio. Gli atleti minacciano di andarsene perché non comprendono le mie decisioni. Rimango calmo, spiego il perché delle scelte, cerco di responsabilizzarli facendo il quadro della situazione e mettendo in risalto le loro potenzialità. La situazione sembra chiarita e riprendo con i colloqui individuali che termino prima della successiva partita.

Pur giocando una buona gara, perdiamo di nuovo.

Ora però ho un quadro abbastanza chiaro dalla situazione e decido di muovermi e modificare la struttura dell’allenamento di rifinitura (quello anteriore alla gara).

Nello spogliatoio, prima dell’allenamento, inserisco un esercizio di immagery che chiamo “Flow”. L’esercizio si fa tutti insieme: si tratta di visualizzare un movimento e attuarlo “al rallentatore”. Costruisco il clima attraverso il tono e la modulazione della voce e faccio ripetere l’esercizio un paio di volte.

In campo inserisco delle esercitazioni di tecnica in gruppo che obbligano i giocatori a capirsi attraverso un semplice sguardo con l’obiettivo di migliorare l’intesa.

Per migliorare l’organizzazione costruisco uno schema, molto semplice e banale, presentandolo al gruppo come una nostra “arma a sorpresa”.

La domenica, prima della partita modifico l’urlo pre-gara in quanto ritenuto solo una consuetudine priva di significato. Attingendo dalla bioenergetica, in cerchio muovo l’energia tra i giocatori, costruisco un unico respiro di squadra e concludo urlando “Vogliamo vincere??”. La risposta è un “si” che risuona come un boato.

In campo arriva la prima vittoria: 3-1 in casa. In 13 partite facciamo 26 punti.

Cosa è successo?

Si è passati da giocatori individualmente motivati a una squadra motivata. La differenza è notevole perché una squadra motivata sa cos’è lo spirito di sacrificio, la disponibilità verso il compagno, il ruolo che ognuno ha all’interno di essa.

L’episodio dei due giocatori esperti mandati in tribuna mi ha dato quell’autorevolezza che mancava consentendomi di esser quel leader che orienta le energie del gruppo. Da quel momento i discorsi fatti al gruppo sono diventati i discorsi del gruppo, anche in mia assenza. Ho potuto determinare i ruoli dello spogliatoio e farli condividere al gruppo.

“Il Flow”, che poi è stato abbandonato e ripreso solo nelle ultime giornate, e “la bionergetica” sono stati due riti che hanno dato un “senso condiviso “ al gruppo e lo hanno fatto compattare. Essi hanno fatto si che il gruppo avesse un “respiro unico”, cioè un tempo, un ritmo e un feeling comune e condiviso tra tutti gli atleti.

Questi esercizi hanno messo in risalto alcune caratteristiche che già avevo ipotizzato.  Un giocatore Attento aveva grosse difficoltà  a sostenere il silenzio e prendere il respiro del gruppo . Egli inseriva dei pesanti sospiri obbligandomi a scegliere se chiudere o allungare il rito.

Nel Flow, egli terminava subito l’esercizio e iniziava a fare dei rumori di fondo che infastidivano e destrutturavano il clima costruito. Questo è stato il principale motivo per cui ho deciso di interrompere l’esercizio.

Con il passare del tempo le cose sono notevolmente migliorate così come la qualità delle sue prestazioni.

 

In data 18-2-2009, approfittando di una sosta del campionato, ho di nuovo sottoposto il questionario di personalità collettiva.

 

Come si può notare facilmente i grafici sono molto simili ai precedenti.

Sul grafo delle affinità si può osservare un leggero aumento dell’asse Indipendente e Sensibile e una leggera flessione dell’asse Ottimista, mentre rispetto alle relazioni di opposizione si evidenzia una rotazione in senso antiorario che determina un aumento sull’asse Agitata e una diminuzione dell’asse Demotivata.

Ciò che si può evidenziare attreverso la lettura dell’ultimo grafo è che è aumentato il Riconoscimento (+25) e diminuito il Fastidio (-14), mentre, in senso negativo è diminuita la disponibilità (-13) e sono aumentate equivoco (+23) e insofferenza (+7).

Ciò sta a significare che è aumentata l’apertura, la  sensibilità e la comprensione tra gli atleti (riconoscimento). Tuttavia ad una maggior “vicinanza” interna, a fatto seguito anche un maggior conflitto riguardo agli obiettivi che deve perseguire il gruppo. Le energie affettive sono in conflitto con le energie realizzative. Il comprendere meglio l’altro crea un allontanamento rispetto a quelli che sono gli obiettivi del gruppo.

Questo quadro denota connotati negativi rispetto a quello che dovrebbe essere una squadra di calcio. Tuttavia può rappresentare una tappa di passaggio per la crescita del gruppo.

In effetti i risultati ottenuti (26 punti nelle ultime 13 partite) hanno aumentato la rete interna e l’autostima del gruppo facendo però perdere di vista il principale obiettivo: vincere le partite.

Dopo la sosta, tornati in campo siamo incappati in 4 sconfitte, 1 pareggio e 1 vittoria al 93’.

In data 11/04/09, a due giornate dal termine e in occasione della sosta per la pasqua, ho di nuovo sottoposto il questionario.

 

A livello macroscopico si evidenzia un aumento dell’asse Ottimista (che torna ad essere come nel primo grafo), un aumento dell’organizzazione e un restringimento dell’area delle opposizioni.  

A livello microscopico invece si può notare che:  

  • la disponibilità è aumentata (+11), l’incomprensione, l’equivoco e l’insofferenza sono diminuiti (-7) (-12) (-5);
  • è aumentato l’evitamento (+5) a scapito della dialogicità (-5).

 Rispetto ai grafi precedenti si evidenzia un assestamento dell’affettività e della sensibilità interna al gruppo nella quale si inserisce una maggior organizzazione e un miglior orientamento all’obiettivo. Si parla di meno, ci si evita un po’ di più ma si sta bene insieme e ci si sta per ottenere un risultato: la salvezza.

Restano 2 giornate di campionato e abbiamo uno scontro diretto contro la squadra che occupa l’ultimo posto dei play-out (quint’ultima posizione) e che ha soli 2 punti meno di noi.

Il grafico mi fa ben sperare e, nonostante l’assenza del capitano e pur perdendo per infortunio il vice a fine primo tempo, riusciamo a segnare un gol e a mantenerlo fino al 90°: 1-0, salvezza e obiettivo raggiunto.

 

 

 

 

 


 

4.1 - RELAZIONI INDIVIDUALI E INTERVENTI EDUCATIVI PROPOSTI

 

E’ un giocatore esperto acquistato in estate. È un atleta attento, costante e meticoloso. Ha avuto difficoltà ad inserirsi nel gruppo soprattutto per volontà propria (con difese molto alte, manteneva una certa distanza e difficilmente si buttava o lasciava coinvolgere). Quando, nel girone di ritorno, ho arretrato la sua posizione rispetto a quella dei suoi compagni di reparto( aveva quindi il compito di controllare i compagni e coprire eventuali buchi) è risultato essere un giocatore determinante.

Giovane cresciuto nel vivaio, è tornato dopo una stagione fuori. È un atleta determinato, energico e motivato. L’eccesso di carica e la scarsa capacità di spegnersi spesso lo rendeva nervoso e isterico soprattutto con se stesso. Manifestava questi suoi disagi attraverso il corpo, la comunicazione non verbale e un eccessivo uso di bestemmie. Il mio intervento è stato sottile ma costante e, seppur ancora con ampi margini di miglioramento, l’atleta ha migliorato il suo “stile comunicativo”, ha trovato un maggior equilibrio ed è stato fondamentale nella partita decisiva mettendosi e disposizione e ricoprendo un ruolo che per tutta la stagione aveva tassativamente rifiutato.

Giocatore esperto, è tornato in squadra dopo aver disputato diverse stagioni fuori. Ad inizio stagione è rimasto un po’ distaccato facendo buone prestazione senza però trainare il gruppo. La maggior affettività del gruppo l’ha portato ha prendersi maggiori responsabiltà che, se in un primo momento lo hanno caricato e innervosito oltremodo (è incappato in diverse sanzioni arbitrali), nel tempo l’hanno consacrato leader del gruppo. Suo il goal nella partita decisiva.

 

Giocatore forte e possente fisicamente, ma tranquillo (e a volte apatico) nel suo modo si giocare. Si è inserito abbastanza facilmente nell’ambiente anche se, il suo modo di esprimersi diretto, il suo ego e la sua scarsa sensibilità verso l’altro, gli hanno creato delle situazioni di tensione e poca disponibilità nell’essere sostenuto. Ha avuto una stagione difficile e piena di infortuni dimostrando tuttavia, quando in condizione, di essere un ottimo giocatore. Tuttavia ritengo che il mio intervento con lui sia stato solo superficiale.

Una delle bandiere della squadra, è qui de diverse stagioni. Si nota la sua grande disponibilità e la capacità nel coinvolgere e organizzare momenti extra-sportivi. Difensore arcigno e determinato, ogni tanto non riesce a spegnere la sua foga e incappa in sanzioni disciplinari. Nel costruire il gruppo, specie all’inizio, ha avuto un ruolo fondamentale. Ritengo che il grafico mostri quello che è il suo modo di essere nello sport, mentre fuori dal campo si presenta molto più calmo e umile. Il mio intervento è stato appunto quello di portare una maggior lucidità nel suo modo di giocare.

E’ un giovane alla prima esperienza in 1° squadra. Persona equilibrata, motivata e disponibile verso il gruppo, dopo un primo periodo di panchina e tribuna, si è guadagnato un posto da titolare contribuendo notevolmente al raggiungimento dell’obiettivo. In questo caso il mio intervento si è limitato a sostenere in maniera “quasi invisibile” la sua crescità adattandomi a quelle che di volta in volta erano le necessità. Seppur solo con questa stagione alle spalle, ritengo questo giovane un “atleta maturo”.

Portiere giovane e alla prima esperienza da titolare, ha giocato tutte le partite commettendo pochissimi errori. “Custode della porta”, attento, volenteroso e costante ha avuto bisogno di tranquillità e fiducia per potersi esprimere al meglio. Era una scommessa, ora è una certezza.

 

Attaccante-goleador della squadra con 8 reti, è stato uno dei giocatori più difficili da gestire. Giocatore poco continuo e disponibile al sacrificio, ma di qualità e con guizzi improvvisi e determinanti, con il tempo e grazie ad interventi mirati, ha iniziato ad aiutare la squadra anche nella fase di non possesso palla. 

 

5-CONCLUSIONI

 

Lo sport rappresenta un nuovo campo di applicazione del counseling che ancora è agli inizi e che ritengo potrà avere un ruolo fondamentale nel prossimo futuro. Nella realtà attuale ci sono molti allenatori che hanno sviluppato e sanno utilizzare le varie tecniche di counseling e di coaching. Tuttavia spesso sono dei coach di alto livello, con una grande esperienza alle spalle, mentre nelle altre aree ( sport dilettantistico, settori giovanili, fitness, rieducazione motoria ecc…) l’università, il Coni e le singole federazioni non riescono a formare allenatori preparati dal punto di vista “emotivo” a svolgere ruoli cosi importanti e delicati.

Il counselor sportivo si pone come obiettivo lo sviluppo armonico della personalità del cliente (atleta o allenatore) al fine di migliorare il suo rendimento, la sua efficacia e la sua qualità della vita. Lavora per integrare le predisposizioni naturali con altre caratteristiche - di modo da non rimanere incastrati in copioni ed eccessi – sviluppando una personalità equilibrata capace di adattarsi nel migliore dei modi alle necessità che la vita  - e lo sport - richiede.

Si vengono così a delineare gli ambiti e le aree di intervento del couselor che possono essere:

  • counselor esterno in supporto all’ allenatore: il lavoro è sull’allenatore per migliorare le sue competenze, la sua preparazione “emotiva” e la sua gestione degli atleti;
  • counselor interno ad un team tecnico: il lavoro è sull’atleta in co-partecipazione con gli altri membri dell’equipe;
  • supervisione e formazione agli allenatori all’interno di società sportive (soprattutto nei settori giovanili);
  • counselor interno a palestre, centri terapeutici e ambienti sportivi.
  • formazione all’interno del Coni,dell’ Università e delle singole Federazioni Sportive.

Concludo con una riflessione sui giovani e sull’adolescenza (che al giorno d’oggi tende ad essere molto lunga).

Il prof. Masini a lezione ci ha detto: ”Il rischio con gli adolescienti non è quello di perderli, ma di non trovarli(incontrarli) mai”. Quale ambito meglio di quello sportivo per poter incontrare un giovane ed essere un modello per lui?!?

 

 

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