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   SCUOLA

 

 

IL GRUPPO DI INCONTRO

 

1. IL CONDUTTORE DEL GRUPPO E’ COME IL PORTIERE DI UNA SQUADRA

DI CALCIO

a) Il conduttore è interno al gruppo ma investito di responsabilità

da autorità esterna.

b) Il suo compito è quello di essere più invisibile possibile.

c) Non dirige, consente al gruppo di formarsi.

d) Prende la parola per mettere le persone in contatto tra di loro.

e) Interviene nelle difficoltà per mettere in campo la palla, senza protagonismi.

2. IL SILENZIO

a) Il gruppo di incontro inizia con un momento di silenzio

b) La voce dell’Io, saper tacere, sapersi ascoltare

c) L’onda del silenzio nel gruppo

3. LA CORNICE

a) Il cerchio ed i suoi confini

b) La cornice e il senso del gruppo: far guardare negli occhi tutti i membri

del gruppo (il brindisi)

c) L’accoglienza

4. METTERSI IN GIOCO, RACCONTARE LA VITA

a) La presentazione e la memorizzazione dei nomi.

b) La dichiarazione di sé del conduttore:

il suo concreto momento di vita attuale e la

sua interpretazione nel linguaggio delle tipologie del disagio.

c) La capacità relazionale: il mondo della vita e il conteggio delle amicizie.

d) Paciere, mediatore o sensale.

e) L’invisibilità e la capacità di mettere in contatto (posti a tavola)

5. DARE SPAZIO ALL’EVENTO DELL’INCONTRO

a) Osservazione delle sequenze (contare quando arrivano a cinque)

b) Quando prende corpo un’emozione?

c) Cosa regalo a quella persona ?

6. ASCOLTO EMPATICO

a) L’ascolto empatico dei movimenti dell’Io: che sapore ha quella persona?

b) Saper reggere (esercizio del grissino =

i miei sentimenti fanno rumore dentro di me)

7. CLIMA RAREFATTO E SENTIMENTI IMPALPABILI

a) Non dare indicazioni se non quella di sentire la presenza degli altri

b) Imparare ad accendersi ed a spegnersi

8. IL SENSO DEL LIMITE

a) Non siamo tenuti ad avere tutte le risposte ma ad essere

persone a cui si possono fare tutte le domande

b) Cosa vuol dire "amare ?" se non "dare il meglio di sé".

Quando una persona da’ il meglio di sé non chiede nulla in cambio

ma desidera essere accettato.

L’altro può accettare o respingere, ma non squalificare.

9. IL TEMPO: NON PIU’ DI UN’ORA

a) Se ciascuno dei 12 partecipanti parla per 5 minuti il gruppo dura un’ora

b) Se il numero dei partecipanti aumenta, il tempo del gruppo

si allunga

c) Se il gruppo lavora in intensiva ogni ora (massimo un’ora e mezza)

si sospende; i partecipanti fanno altro ed alla ripresa

si rifà un momento di silenzio

d) Quando si può andare via dal gruppo? (non dopo un invisibile o un adesivo)

e) Nel corso della riunione di gruppo si deve sentire la voce

di TUTTI i partecipanti (se qualcuno non vuole parlare deve dichiararlo,

anche solo con tre parole, ad alta voce)

10. IL FUTURO DEL GRUPPO: QUESTI GRUPPI NON SERVONO A NIENTE

a) Il ciclo di vita del gruppo

Ascolto: da tre a sei incontri

Empatia e condivisione: entro otto incontri

Operatività: dopo dodici incontri).

b) L’esperienza del gruppo di incontro a scopo esperienziale può limitarsi

a otto incontri: i membri sono capaci a sciogliersi ed a tenersi insieme.

c) Esperienze intensive: interguppi e brevi maratone.

Più è alto il numero e più cresce l’emozionalità.

 

 

 

IL GRUPPO DI LAVORO

 

 

1. IL CONDUTTORE DEL GRUPPO E’ SEMPRE IN EVIDENZA

a)Trainer (iniziativa) e cotrainer (ascolto in ombra) possono anche essere eletti

b) L’obiettivo del gruppo è l’azione non la discussione, si possono organizzare

solo le questioni in cui c’è già una piattaforma comune

c) Il gruppo di lavoro inizia sempre con una relazione e con l’o.d.g.

2. LA CORNICE

a) Il gruppo di lavoro deve essere difeso dai demotivatori.

Ogni riunione deve essere preparata con almeno due strategie

di cornice alternative

b) La cornice del gruppo varia in funzione dell’unità di intenti

c) Basta un demotivatore per far sgonfiare la pressione operativa

3. L’UNITA’

a) La riunione del gruppo di lavoro deve essere preceduta da momenti

di discussione, comunicazione o formazione

b) Un gruppo di lavoro si sfalda quando non c’è unità di intenti, si trasforma

in gruppo di discussione e differenzia gli interventi (politica)

c) Tanto più la discussione è accesa, tanto più deve essere formalmente

verbalizzata in modo puntuale ma "incolore".

4. OBIETTIVI E PARTECIPAZIONE

a) Non può esserci partecipazione se non vi è incertezza rispetto all’esito

b) Su ogni singolo punto è necessario si attui un giro di opinioni

5. DIVISIONE DEI COMPITI

a)Un gruppo di lavoro che non divida i compiti è un gruppo fallito

b) Ogni compito (lavoro) contiene sforzo di automotivazione,

impegno responsabile e fatica da sopportare,

produce ricavi oggettivabili, ricavi di autostima e ricavi di immagine

c) Il ricavo del gruppo di lavoro non può prescindere dai ricavi

di ogni singola persona

6. VERIFICA DEL LAVORO

a) La prima verifica è "il clima" del gruppo di lavoro che esprime

il gradimento dei risultati ottenuti.

b) La verifica è comunicazione del lavoro fatto e socializzazione dei risultati.

c) La verifica non è un processo formale, se viene impostata in tal modo

diventa persecutoria e costruisce i capri espiatori interni

7. DISTRIBUZIONE DELLE GRATIFICAZIONI E DELLE RICOMPENSE

a) Il gruppo di lavoro non è il luogo della critica, ma quello dell’emersione

delle ricompense estrinseche ed intrinseche

b) Il brain storming può essere usato per gestire i fallimenti

c) Al termine il conduttore chiude registrando ciò che nel fallimento vi è di positivo

8. IL TEMPO

a) I momenti di gruppo di lavoro debbono essere brevi

b) Se la discussione e la divisione dei compiti su un singolo punto

ha oltrepassato la mezz’ora il gruppo fa una pausa.

9. COSTRUZIONE DEL GRUPPO

a) Il gruppo di lavoro non è mai una struttura stabile, esso è sempre

costituito per la realizzazione di uno o più compiti

b) Per ciascun ciclo di vita è necessaria l’animazione e la motivazione.

c) La motivazione è l’innalzamento dell’energia gruppale.

d) Il conduttore deve trasmettere entusiasmo.

10. SMANTELLAMENTO DEL GRUPPO

a) Il conduttore deve anticipare la chiusura dei rapporti e smantellare il gruppo

prima del suo irrigidimento, mettendo in evidenza

le relazioni positive ed operative ancora esistenti.

b) Saper dare tagli netti

 

 

IL GRUPPO DI FORMAZIONE

 

 

1. IL CONDUTTORE E’ ESTERNO AL GRUPPO

a)Il compito del conduttore è quello di aumentare la discussione,

la comunicazione e l’apprendimento dei partecipanti

b) L’obiettivo del gruppo non è l’azione.

c) La discussione interna non deve essere rivolta ad uno scopo.

d) Si produce formazione solo se si attua un allargamento del punto

di vista dei partecipanti

2. LA CORNICE

a)Il gruppo di formazione cerca la sovrapposizione tra i diversi bisogni

formativi e di apprendimento dei partecipanti.

b) La cornice del gruppo è determinata dalla capacità comunicativa

e didattica del conduttore.

3. IL CLIMA FORMATIVO

a) Il gruppo di formazione deve entrare in un clima di possibilità

di cambiamento del punto di vista personale.

b) Le persone partecipano ad un gruppo di formazione perché hanno

bisogno di crescere.

d) Il gruppo si deve assestare sulla possibile medietà.

e) La comunicazione può variare solo per sottogruppi

4. COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE

a) Non può esserci formazione senza ricognizione dei bisogni formativi

anche attuata attraverso indicatori percettivi e dialogici

b) La formazione sta alla pedagogia come la psicoterapia sta alla psicologia.

c) Le richieste implicite di formazione sono molto più grandi di quelle esplicite.

5. L’INTERATTIVITA’ POSSIBILE

a) Un gruppo di formazione interagisce con i formatori, e al suo interno,

con dinamiche diverse a seconda dei bisogni formativi

b) Partecipanti che abbiano la necessità di liberarsi da eccessi

di controllo hanno bisogno di dinamica di gruppo.

c) Partecipanti che vivono dipendenze hanno bisogno di esplicitare

il bisogno di libertà.

d) Partecipanti molto carichi di rabbia e di conflitti hanno bisogno

di momenti di gruppo di incontro prima del gruppo di formazione.

e) Partecipanti troppo fusionali e volubili o troppo demotivati è bene

che vivano prima una esperienza di gruppo di lavoro.

6. OBIETTIVI DEI PERCORSI PERSONALI E DI GRUPPO

a) La formazione tende alla acquisizione di abilità professionali,

personali e relazionali, sociali ed espressive;

a seconda dei fini i formatori divengono istruttori, conduttori

o animatori - terapeuti.

b) Il compito delle formazione è quello di consentire l’acquisizione

degli schemi di base, su cui vengono costruite le competenze

c) L’acquisizione degli schemi di base è diversa per tutti i partecipanti.

d) Nel gruppo di formazione ciascuno cresce con i suoi personali tempi

e verifica la crescita nel gruppo

7. IL RISPECCHIAMENTO COLLETTIVO

a) Gli esiti della formazione sono verificabili solo dopo la formazione.

b) Il rispecchiamento si realizza mediante testimonianze personali.

c) La verifica del gruppo di formazione verte sulle personali capacità

di sospensione dei condizionamenti mass-mediali e socio-politici.

d) Solo se si è attuata una presa di distanza dai personali stereotipi

è possibilela formazione a nuovi punti di vista e nuovi valori

8. IL TEMPO

a)Non ci sono regole generali per la gestione di processi formativi

b) le regole valgono per i singoli itinerari

c) ogni itinerario deve possedere

una fase di p.c. di affiliazione (conoscenza tra i partecipanti ed emersione

bisogni formativi = può essere facilmente utilizzato il gruppo di incontro),

una fase di p.c. fusionale (mediante momenti di intensità emozionale)

ed una fase di p.c. di differenziazione (per la gestione dello

scioglimento dell’itinerario). All’interno dell’itinerario possono essere

attuati gruppi di lavoro (p.c. di motivazione),

momenti di p.c. di dissolvenza, momenti di p.c. organizzazione e controllo.

Non vi è necessariamente propedeuticità tra le diverse fasi.

9. PROCESSUALITA’ FORMATIVA E DINAMICA DI GRUPPO

a) Il gruppo di formazione cambia stadio mediante la dinamica di gruppo

b) Il primo passo della dinamica è il problem solving in gruppo.

c) Il passo successivo è la ricerca azione

10. FORMAZIONE E SERVIZI ALLE PERSONE

a) La formazione è un servizio educativo alle persone che, contrariamente

al counseling o alla psicoterapia (individuale e di gruppo)

avviene all’interno di contesti esperienziali

b) il servizio consiste nel favorire il processo permanente

di allargamento del personale punto di vista sul mondo, sugli altri e sul sé

 

 

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