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INTRODUZIONE

 

“Diverse sono le accezioni comunemente impiegate per spiegare il termine counseling (dal latino consulo, is, sului, sultum, ére: “consultarsi, riflettere, deliberare”, o “provvedere a, avere cura”), si va dal consiglio alla riflessione, dalla delibera di esso al suggerimento fino al fornire aiuto e cura. Tutte queste accezioni sottintendono a loro volta modi diversi di affrontare e proporre counseling” (Borgoni, Petitta 2004).

Il counseling ha un vastissimo campo di azione, da quello scolastico a quello aziendale, familiare, medico e così via. “E’ una relazione d’aiuto che muove all’analisi dei problemi del cliente, si propone di costruire una nuova visione di tali problemi e di attuare un piano di azione per realizzare la finalità desiderata dal cliente (prendere decisioni, migliorare relazioni, sviluppare la consapevolezza, gestire emozioni e sentimenti, superare conflitti) (Dizionario della Scuola per counselor   Prevenire è Possibile 2005).

Con questo lavoro ho cercato di evidenziare l’opportunità che il counseling può offrire nella comprensione del sé delle relazioni umane e del contesto in cui le persone sono inserite, per descrivere come la conoscenza di questi aspetti possa influire positivamente sulla realizzazione e la felicità umana, attraverso quel sentimento definito Amore.

Viviamo in una società complessa, piena di stimoli e proposte allettanti, rumori esterni e chiasso interiore, in cui l’amore come espressione di individualismo è una feroce contraddizione, ma anche una tremenda realtà.  Nell’amore l’uomo cerca il proprio Io, ma più spesso lo perde; l’amore così diventa indispensabile per la propria realizzazione, ma anche impossibile. “L’altro pure essenziale perché l’amore è tale con il suo oggetto, sembra essere assente” (Galimberti 2004), o come nelle parole di Daniele Silvestri: “c’è gente che si ama divisa da un muro, da dietro a una porta per stare al sicuro, ma se la porta si apre…puoi scoprire che l’altro non c’è”..”così se da un lato abbracciamo la vita, dall’altro stringiamo le dita”. Tutti annaspano per cercare la propria identità nella sofferenza quotidiana di scelte importanti, con la difficoltà di chiedere aiuto. E’ qui allora che si inserisce il counseling come una possibile strada concreta per la chiarezza interiore.

Un buon counselor riduce la complessità che le persone vivono, proponendo una via d’uscita semplice, mette al servizio la sua logica, la sua affettività, l’ascolto, dando il meglio di sé.

Nella mia ricerca, attraverso gli strumenti “dell’Artigianato Educativo” della Scuola Prevenire è Possibile, ho cercato di spiegare come il counselor promuove nel soggetto “la consapevolezza della propria espressione ed il riconoscimento del proprio comportamento attraverso i vissuti emozionali e la loro strutturazione in sentimenti, cercando di proseguire verso una personalità armonica ed evitando che i copioni in cui è costretto diventino l’unico canale di relazione” (Masini 2000).

Essere counselor “richiede una profonda empatia, la comprensione del carattere e delle tensioni interne della personalità, la capacità di accettare e rispettare gli altri senza falsi moralismi, l’umiltà di non imporre le proprie scelte di vita”. (R. May 1991).

Facendo riferimento alla tecnica dell’empowerment, tipica anche della metodologia del lavoro dell’associazione esaminata (poiché lavora sullo stimolo e la promozione delle potenzialità di gruppi o singoli), ho ritenuto opportuno analizzare la possibilità di utilizzare il metodo innovativo del Coaching.

Coaching letteralmente significa “allenamento”. E’ una nuova metodologia sorta negli Stati Uniti e importata nei paesi Nord Europei e da poco presente anche in Italia.

“E’ un processo di autosviluppo, favorisce l’accellerazione dei processi di cambiamento valorizzando il coinvolgimento delle risorse possedute ma non percepite dal cliente, ed è particolarmente indirizzata alle persone ed alle organizzazioni che sentono il bisogno di raggiungere standard più elevati di performance” (Stranchieri)

Tale modello applicato alla teoria del Goal Setting all’interno di una struttura organizzativa individualista impegnata in ambito socio-educativo, può avere un ruolo strategico vincente proprio per la realizzazione sia delle ambizioni personali che della Mission dell’organizzazione

 

STRATEGIE OPERATIVE: DALL’ANALISI ALL’EMPOWERMENT

 

1. Il Counseling rivolto ad un team di lavoro no profit

 

Nel contesto organizzativo, l’intervento di counseling deve tener conto “del rapporto stabilito tra l’individuo ed il contesto e le emozioni che caratterizzano la relazione tra sé e l’altro”. (Borgogni, Petitta 2004).

All’interno di un gruppo, il counselor rende visibili quali sono i meccanismi che sorreggono le relazioni, la loro comprensione permette di conoscere il funzionamento degli individui e del contesto di riferimento, l’influenza che gli uni hanno sugli altri, sull’ambiente e viceversa.

Secondo Carli, l’intervento di counseling all’interno di un’’organizzazione è volto a rafforzare gli indicatori di sviluppo che sono già presenti all’interno delle culture organizzative”.

L’intervento nasce sempre da una domanda da parte del cliente generata dalla presenza di un problema, quindi partendo dalla lettura della domanda, dalle aspettative, dalla relazione che il counselor instaura con il cliente, è necessario promuovere la presa di coscienza sulle modalità di comportamento, pensiero e di relazione nel contesto organizzativo in riferimento alla cultura locale. Ho per questo proposto un intervento che si “basa sulla possibilità di riconoscere e analizzare la realtà individuale, di gruppo, organizzativa e sociale come multideterminata e composta secondo modalità complesse…a causa dei processi anche inconsci di separazione e di falsificazione della realtà” (Fatali, Cardini e Sprega 2002).

 

2. Il Coaching rivolto ad un team di lavoro no profit

 

Questo nuovo modello essendo ancora in una fase di sperimentazione, ha scarse teorie e quelle esistenti spesso sono divergenti e contrastanti, per questo ho analizzato e proposto quelle che a mio avviso si avvicinano di più al modello da proporre per un intervento nel gruppo di lavoro di seguito analizzato ed inseribile nel modello di Prevenire è Possibile.

L’intervento passa attraverso il rapporto di fiducia tra coach (allenatore) e coachee (allenato) e la massima riservatezza garantita sono gli elementi fondanti il coaching. Un coach aiuta le persone a trasformare se stesse e a riformulare il loro modo di pensare, di agire, di essere. Il coach sfida e supporta il coachee a raggiungere elevati livelli di performance ed allo stesso tempo fa emergere il meglio del proprio potenziale.

“Nel coaching si osserva -dove si trova il coachee oggi-, cioè quale sia la situazione attuale e in comune accordo si definisce ciò che egli è disposto a fare per raggiungere -la meta in cui vorrebbe essere domani-” (Leonello Bosco 2005).

 

Il coach non è un terapeuta né ha funzioni di aiuto, anche se trasversalmente possiede queste conoscenze, egli è uno stimolatore di visioni alternative.

“I coach lavorano per stimolare la creatività, sviluppare le potenzialità, implementare progetti. Il campo è dunque il pensiero creativo e progettuale per il miglioramento della vita del cliente, dentro una relazione paritaria, assenza di giudizi, prescrizioni, lezioni, ricettività: l’ascolto del coach è totale e delicato; il coach è aperto a ricevere feedback”(Stanchieri). Importante all’interno di un gruppo di lavoro è l’intervento volto al tema dell’impegno che coach e coachee sono disposti a mettere in campo, il commitment è un fattore chiave per prestazioni superiori che passa attraverso la concertazione e la trasparenza dei membri. “Il coaching, è inteso come strumento di sviluppo organizzativo, un mezzo per garantire la –crescita- delle persone con una formazione ad personam, che superando i tradizionali approcci top-down e non personalizzati, richiede il coinvolgimento di tutta l’azienda” (Fatali, Cardini, e Sprega 2002).

 

3. La teoria del Goal Setting

 

Nella teoria del goal setting la condotta umana è diretta da intenzioni e scopi consapevoli, sebbene essa puntualizzi che non tutti i comportamenti umani sono sotto il controllo della consapevolezza e che vi sono comunque diversi livelli di autoregolazione consapevole del comportamento” (Borgogni, Petitta 2004). A fronte di ciò tale teoria centra la sua attenzione su quello che un individuo fa in una data situazione è cioè valuta il fattore che spinge la motivazione, considerando che il comportamento è notevolmente influenzato dalle intenzioni consapevoli ma che il raggiungimento di mete future, giocano un ruolo fondamentale nel determinarlo. Secondo studi condotti da “Locke e Latham un’azione parte in maniera consapevole ma può proseguire rimanendo ai margini della coscienza come punto di riferimento per raggiungere lo scopo” ( Ibidem).

Una variabile importante per la motivazione è l’intenzione ad agire, rappresentata a livello cognitivo sia dallo scopo di una azione che dai mezzi con cui proseguirlo, che insieme all’obiettivo ed al processo motivazionale conducono ad un comportamento invece che un’altro.

Inoltre sempre secondo il goal setting, più l’obiettivo è difficile più elevata è la prestazione, mossa “dalla legge della difficoltà nella motivazione” (Ibidem), per cui uno sforzo volontario cresce con l’aumentare della difficoltà di un’attività.

Gioco importante per il raggiungimento del goal (caratteristiche di una meta scelta e ragionata), è “l’autoefficacia e cioè la credenza di riuscire ad impiegare le proprie capacità per eseguire le azioni necessarie alla riuscita” (Ibidem). In questa logica il lavoro svolto precedentemente dal couselor sulla consapevolezza delle proprie e altrui caratteristiche personali e il lavoro del coach di valutazione sulla performance sono di fondamentale importanza per stimolare il riconoscimento proprio e altrui sulle potenzialità soggettive e di gruppo.

Per la particolare conformazione del gruppo in questione ritengo sia significativo l’intervento di valutazione, così come proposto dal goal setting, poiché va ad “analizzare la prestazione e il potenziale in riferimento al contesto in cui si opera, considerati sia singolarmente, per gli aspetti specifici che li definiscono e li animano,  che  contemporaneamente, nel loro modo di influenzarsi  a vicenda e di operare di concerto nello svolgersi della formazione” (Ibidem).  Quindi   attraverso la verifica della prestazione passata, emergono le potenzialità, i talenti nascosti, utili per la propria valorizzazione, per il riconoscimento interno al gruppo e per un’ipotesi progettuale dell’azienda definita in base a tale verifica.

 

METODOLOGIA

 

 

1.      Obiettivi

L’analisi effettuata, si propone di mettere in pratica le conoscenze acquisite sul tema.

Ho ritenuto appropriata un’indagine anche se parziale sulle “personalità collettive” all’interno di un gruppo che costituisce il Consiglio Direttivo dell’associazione On the Street1.

I nomi dell’associazione e dei membri che hanno partecipato alla ricerca sono stati modificati, mentre sono omessi i nomi della zona dove l’associazione svolge le proprie attività e le residenze dei partecipanti, nel rispetto della privacy.

La scelta di questo bersaglio mi ha permesso sia di sperimentare gli strumenti della scuola per counselor di Prevenire è Possibile sia di utilizzare le tecniche apprese per rispondere alle difficoltà di un gruppo in crisi, di cui faccio parte. Inoltre era mio interesse proporre un’innovazione riguardo al coaching pensando alla possibilità di introdurre tale modello operativo all’interno di un ambito di lavoro socio-educativo. Poiché essendo un settore in espansione data la complessità sociale in cui viviamo ma poco riconosciuto sul piano della retribuzione dovrà investire sulla qualità delle Risorse Umane per aprire nuovi orizzonti al privato.

 

 

2.      Partecipanti.

 

Hanno partecipato all’analisi i membri del Consiglio Direttivo, i quali oltre alle consuete funzioni di direzione assumono anche quelle operative e di coordinamento di tutti i progetti dell’organizzazione.

 

 

3.      Strumenti

 

Gli strumenti utilizzati sono il questionario di “Artigianato Educativo”, il questionario “Servizi” della scuola di counseling di Prevenire è Possibile ed una breve intervista informale e non strutturata, per lasciare libertà  di esposizione  dei vissuti agli intervistati. I test sono stati somministrati in gruppo, mentre l’intervista è avvenuta in modo informale con ognuno di loro (vedi allegati).

 

 

4.      Descrizione dell’intervento

 

Dalla nascita dell’associazione ad oggi all’interno dell’organizzazione si sono intercambiati e sostituiti vari membri, le uniche persone rimaste fisse sono Monica, la presidente, Giusy la vicepresidente ed Alberto che pur non avendo partecipato al corso, ha iniziato il suo percorso lavorativo con il primo incarico che On the Street ha avuto.

Riccardo consigliere dal 2003 è entrato nell’associazione come socio e collaboratore nel 2000.

Piera anch’essa socia dal 2000 in seguito a rapporti di collaborazione fa parte del Consiglio Direttivo dal 2003.

Benedetta ultima arrivata ha iniziato il suo percorso lavorativo nel 2003 e dall’anno scorso è parte del Consiglio Direttivo.

Tutti tranne Piera sono dipendenti con contratto part-time.

L’intervento di analisi è partito dalla presa coscienza di un conflitto in atto da tempo e da tempo irrisolvibile, sulle relazioni di alcuni membri del Consiglio Direttivo.

Sono partita dalla somministrazione dei questionari individuali, poi da quello dei servizi e alla fine ho avuto un breve dialogo informale con ognuno di loro.

La rielaborazione dei due questionari è stata svolta prima delle storie personali, in modo tale da essere il meno possibile influenzata nell’interpretazione dei dati.

 

ANALISI DEI DATI QUALITATIVI

 

 

1. Struttura dell’intervento         

  1. Analisi delle disposizioni personali

  2. Analisi delle relazioni di gruppo

  3. Confronto tra le disposizioni dei membri e le loro relazioni

  4. Intervista informale

 

Dall’analisi di questi elementi l’attività di counseling  proposta può contribuire al benessere organizzativo, facilitare la crescita, procedere verso il cambiamento, attraverso la volontà dei partecipanti a prendere consapevolezza del loro modo di essere e porsi, come soggetti individuali e di gruppo, inseriti in un dato ambiente.

 

 

2. Storia e personalità individuali dei membri del Consiglio Direttivo

 

Negli anni l’associazione è cresciuta professionalmente (nuove figure professionali sono entrate) e si è estesa su nuovi fronti professionali, maturando riconoscimento nel territorio. Oltre ai consiglieri altre otto persone lavorano su contratti a progetto in vari ambiti nel territorio provinciale e singoli professionisti collaborano per brevi incarichi su progetti specifici, tra i quali alcuni soci fondatori.

Dopo otto anni dalla sua costituzione ed  una buona base lavorativa, in quest’ultimo anno si è sentita la crisi economica ed ha cominciato ad emergere un forte senso di malessere, soprattutto nelle relazioni interne tra i membri del Consiglio Direttivo, mentre i gruppi di lavoro decentrati godono di un buon clima relazionale. Da qui ho colto l’occasione della tesi per avviare una prima analisi sulle relazioni, accolta con interesse da alcuni e con reticenza da altri, anche se tutti hanno collaborato con curiosità durante la somministrazione dei test e il dialogo finalizzato a raccogliere qualche elemento sulla storia personale.

 

Storia Alberto

Alberto vive con i genitori in una frazione della provincia, ha una fidanzata da alcuni anni, ma non ha ancora deciso di avviare un progetto di vita insieme.

E’ un educatore-animatore  formatosi con il metodo CEMEA2, ha svolto il servizio militare come obiettore di coscienza presso la Caritas  ed il Ser.T del suo paese3, dove ha avuto occasione di incontrare un gruppo un po’ sciagurato di operatori di strada alle prime armi  e di essersi innamorato di questo modello innovativo per un piccolo centro dove vive.

Oggi oltre al lavoro di strada, lavora nel centro per l’integrazione, e   presso una casa di riposo per anziani. Nel frattempo ha fondato l’associazione di volontariato Esposizione diramazione del Forum giovani (di cui era il  presidente) della zona, che si occupa principalmente di creare spettacoli e attività culturali, saltuariamente collabora come tecnico delle riprese con il CRED4 del territorio dove vive.

Si sente soddisfatto del percorso lavorativo che ha intrapreso e vive con piacere il riconoscimento che gli è riposto soprattutto nella zona di residenza. Dentro On the Street, ha sempre partecipato attivamente pur occupandosi quasi esclusivamente della sua zona di lavoro  e partecipando pur non essendo consigliere ai consigli direttivi dell’associazione senza mai assumersi la responsabilità di una carica. Per l’associazione egli è il punto di riferimento tecnico-creativo  per le riprese video ed il montaggio di spot o brevi filmati documentari per le ricerche. Ha avuto nel passato grossi conflitti con la collega Giusy  con la quale ha iniziato l’attività di operativa di strada e spesso discussioni accese con interventi abbastanza discutibili verbalmente con gli operatori del Ser.T, i quali secondo lui pretendono un riconoscimento per l’appoggio sostanziale e la promozione che hanno sviluppato in questi anni sul lavoro di strada. Il suo carattere scanzonato e tranquillo lo ha sempre fatto rimanere formalmente ai margini delle decisioni, anche se in realtà ha effettuato una forte pressione nelle decisioni soprattutto a carattere locale, sviluppando coesione con la collega Giusy.

Oggi a fronte di una crisi generale ormai dilagata tra i membri del consiglio ha deciso di assumere un posizione più consapevole e di contribuire al risanamento  dei rapporti, proponendosi come nuovo candidato per le future  elezioni e lavorando attivamente alla nuova struttura che On the Street intende darsi a stretto contatto con Giusy e riportando le loro proposte al Consiglio direttivo.

Alberto  dice di essere  stato poco responsabile.

Dai colleghi è visto come: mediatore, pacificatore, riflessivo, buon comunicatore.

 

Alberto  anni 30 sesso M  data 26 sett 2005

 

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Il grafo appare squadrato con una  predisposizione verso la tensione del piacere. Buona è l’integrazione, questo fa pensare ad una persona coinvolgente ma allo stesso tempo che sa organizzare gli impegni anche se non sempre li porta a termine. Necessita di maturare le predisposizioni verso la dialogicità e l’incontro con l’altro volto all’affettività. Il basso punteggio delle risposte date, fa pensare ad una difficile evoluzione armonica. Negli altri si nota un fattore di impegno sempre ben organizzato ma poco orientato alla consapevolezza, giocato comunque in una giusta dimensione di integrazione. Avrebbe bisogno di dare più spazio al dialogo ed alle opinioni divergenti per maturare il riconoscimento delle libertà individuali. Il mondo è nettamente spostato verso la dimensione del piacere, della quiete e del distacco, con l’avaro zero rischia di lasciarsi andare in una dimensione emotiva che gli procura angoscia e ripensamenti, avrebbe bisogno di vedere il mondo anche attraverso il vissuto degli altri, cercando di prendersi cura di ciò che lo circonda. Il sé appare abbastanza armonico anche se pur capendo perfettamente  i suoi bisogni li mette in dubbio controllandoli.

 

Storia Benedetta

Bettina insieme alla sorella ed alla madre, una famiglia molto unita anche a causa della morte del padre sopraggiunta tre anni fa, che le ha lasciato un grande senso di vuoto. Parla del padre come una persona estremamente amorosa con la famiglia, un persona carismatica, un sostegno forte non solo dal lato economico ma soprattutto di presenza. Inoltre è stato anche un personaggio di spicco nel mondo socio-politico-culturale del suo paese, infatti lei è spesso riconosciuta con piacere la “figlia del Dott….”

Ha una storia sentimentale da qualche anno con un uomo più grande di lei il quale nonostante tutto l’amore che le dimostra non prende mai una decisione per costruire una vita insieme, ma lei crede che prima o poi accadrà.

Dopo la morte del padre  ha interrotto gli studi universitari e soltanto l’anno successivo a ripreso il corso di scienze dell’educazione portando a termine il tirocinio al Ser.T del suo paese. In quell’occasione si è iscritta al corso di operatori di strada e dal 2003 lavora dentro l’associazione On the Street. Dall’anno scorso fa parte del consiglio direttivo e le è stato assegnato la responsabilità di contabile affiancata da Monica e segretaria, oltre al tipico lavoro di strada.

Lei è entrata nell’associazione con grande entusiasmo e tanta voglia di fare con il suo atteggiamento pacioso e rassicurante, crede fermamente in questo lavoro e ritiene valido sia il modello operativo sia l’approccio che ci caratterizza nei confronti dell’utenza. Lavora principalmente nella zona della provincia dove risiede insieme a Monica dalla quale ha ereditato il coordinamento di un progetto già iniziato e che le sta dando significativi risultati e soddisfazioni.

Si sente in imbarazzo per il malessere che si respira nel gruppo del consiglio direttivo, cosa che non vive negli altri gruppi operativi, ascolta molto  e cerca di essere sempre  accomodante per smorzare le tensioni, a volte si sente coinvolta in diatribe che non sa bene come gestire. A volte invece si sente detitolarizzata nei suoi compiti per i continui interventi da parte di Giusy, su cose che magari ha gia fatto.

Sta lavorando alla ristrutturazione dell’organizzazione affiancata da Riccardo, anche se non le da molto aiuto.

Crede di non aver avuto grandi mancanze nei confronti dell’associazione.

I colleghi dicono di lei:la mamma di tutti, sensibile, ordinata, disponibile.

 

 

Benedetta  anni 32  sesso F data  26 sett 2005

 

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Grande  predisposizione all’incontro, riesce perfettamente a sentire il vissuto degli altri attivandosi con creatività e coinvolgimento nelle relazioni. Rischia di rimanere delusa e di vivere situazioni conflittuali tra la giusta dimensione del sentire con quella del piacere ha bisogno di avere conferme nelle cose che fa per prender fiducia e serenità dando più spazio alle relazioni volte all’affettività. Dovrebbe imparare a selezionare le cose che più le danno piacere. Il punteggio abbastanza basso e la conformazione del grafo fanno pensare ad un momento di crisi interiore e di ricerca della propria dimensione.

Negli altri appare evidente il riconoscimento, l’intuizione per ciò che l’altro vive, avrebbe bisogno di alimentare la fiducia e la serenità, l’amore.

Verso il mondo si relaziona attraverso la tolleranza dando poco spazio al dialogo ed al riconoscimento di ciò che la circonda.

Nel sé è attivo l’incontro ed il riconoscimento, ha bisogno di dare quiete ai suoi pensieri ed al conflitto  interiore tra percepire e lasciarsi andare.

 

Storia Giusy

Nella sua giovinezza ha viaggiato molto in tutto il mondo a volte anche da sola. Adesso vive da sola nello stesso luogo di Alberto. Quotidianamente accudisce la madre  che ha avuto un ictus alcuni anni fa e da un sostegno nella gestione della casa al padre anziano ed al fratello più grande che vive con i genitori. Non è soddisfatta del luogo in cui vive ad alcuni chilometri dai genitori e sta cercando un’abitazione  per essere più vicina ai familiari. Il suo percorso formativo proviene dal modello CEMEA come educatrice, nel passato ha gestito diverse colonie estive per bambini e adolescenti. E’ approdata nel lavoro di strada otto anni fa ed è stata una dei soci fondatori assieme a Monica dell’associazione On the Street,  ha scoperto che questo è proprio il lavoro che fa per lei, si ritiene infatti molto soddisfatta e capace. Da quattro anni circa lavora anche come tutor per l’obbligo formativo nella zona di residenza.

Si sente molto orgogliosa del lavoro portato avanti per l’associazione On the Street della quale è anche Vicepresidente anche se in realtà ammette di essersi occupata quasi esclusivamente della sua zona, non assumendosi le responsabilità di cui è stata investita e non prendendo mai posizioni concrete di fronte alle scelte da fare. Questo perché si sente fortemente appartenente al luogo in cui vive e lavora, dando per scontato che nelle altre zone c’era già chi si occupava di altro. Ha avuto nel passato situazioni conflittuali con Alberto che si sono poi risolte e di recente si è sentita attaccata emotivamente dagli operatori del Ser.T con i quali collabora, che secondo lei non riuscivano a comprendere ed accettare l’ingresso di nuovi operatori oltre lei ed Alberto, rivendicando da un lato una certa genitorialità nei loro confronti e dall’altro vivendo il senso di distacco che capita quando i figli crescono.

Giusy crede molto nel modello operativo di On the Street soprattutto per i valori ed il modo di porsi con l’utenza e per questo spesso si pone nei confronti della committenza come sindacalista dei bisogni rilevati.

Giusy nel tempo ha maturato amicizie con Riccardo che si sono poi scemate e con  Monica tutt’ora in corso anche se da qualche mese  si sono inclinati i rapporti dovuti ad un malessere generato dalle discussioni sul lavoro, soprattutto riguardo al controllo che Monica  la Presidente mette in atto quando chiede verifiche sul lavoro da lei svolto.

Giusy intende  portare avanti un cambiamento all’interno dell’associazione al quale sta lavorando con Alberto ed insieme a tutto il consiglio, anche se in realtà traspare una non completa fiducia nel domani. Spesso non riesce a stare al suo posto nelle mansioni svolte da altri membri e si intromette continuamente nell’operato altrui senza aver ben compreso ciò che è gia stato svolto evidenziando una mancanza di fiducia e di delega.

Giusy pensa di non essere stata capace a portare avanti il suo ruolo.

I colleghi di lei pensano: creativa, realista, crede nei valori.

 

 

 

Giusy anni 39 sesso F  data 26 sett 2005

 

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Personalità dinamica e creativa, resta ancorata alla realtà attraverso il controllo, anche se si nota una grande insofferenza e delusione. Per questo dovrebbe osservare i suoi pensieri attraverso la riflessione ed il senso del suo agire. Il bassissimo punteggio fanno pensare ad una staticità della personalità.

I grafici interni sono sbilanciati tra l’attivazione ed il piacere. Verso gli altri mantiene una logica finalizzata alla  risoluzione dei problemi, rischia di mettere in moto tante energie e pensieri cause di ansie per tenere tutto sotto controllo. Avrebbe bisogno di aprirsi all’altro e di sviluppare l’affettività.

Verso il mondo rischia di coinvolgersi troppo perdendo di vista quali sono  gli obiettivi, la scarsa fiducia e la poca analisi delle circostanze le possono causare delusioni. L’evitamento può allontanarla dai rapporti relazionali mentre  dovrebbe coltivarli attraverso il sostegno e il prendersi cura dell’altro.

Il sé appare assumere un’importanza minore nei confronti del rapporto altri e mondo, probabilmente dovuto ad un’attenzione più rivolta verso l’esterno che non verso se stessa, ha bisogno di quietare il pensiero logico/razionale sempre attivo che non le permette di ascoltarsi in profondità.

 

Storia Monica

Monica vive con la figlia di 20 anni nel capoluogo della provincia, ha avuto una convivenza con il padre della figlia terminata 12 anni fa e trascinata per un lungo periodo in un rapporto conflittuale

Da allora il senso di responsabilità verso la famiglia ha avuto un peso importante sia dal lato economico che di educazione della figlia. 

Il percorso formativo interrotto all’età di 18 anni è stato ripreso circa 17 anni dopo con il corso di operatori di strada, ottenuto il diploma delle superiori si è iscritta al corso di scienze dell’educazione e della formazione  4 anni fa tutt’ora in atto, ha frequentato un anno fa un corso di formazione professionale sempre all’interno dell’università “esperto nella formazione e nei sistemi educativi”, e da un anno frequenta il corso per counselor presso la scuola “Prevenire è Possibile”

Per anni ha svolto attività artistiche e svariati lavori in diversi ambiti, nel 1995 ha cominciato a dedicare parte del suo tempo al volontariato da dove ha maturato l’idea di dedicarsi all’ambito sociale ed educativo. Dopo il corso di operatore di strada ha fondato l’associazione On the Street per la quale lavora dal 1999 e contemporaneamente ha lavorato in una cooperativa sociale (fino al 2003) come coordinatrice di centri  a bassa soglia per immigrati. Inoltre ha avuto esperienza presso l’accoglienza del CSA5 per  quattro anni.

Da 4 anni come Riccardo e Giusy è tutor per l’obbligo formativo. 

Monica si ritiene una buona operatrice dentro On the Street sia per i rapporti interni con i soci sia per la gestione dei rapporti esterni con enti e organizzazioni, si ritiene anche una buona procacciatrice del lavoro. Da quando l’associazione è cresciuta, per Monica sono aumentati sia gli impegni nella gestione interna sia quelli verso l’esterno sentendosi spesso un carico pesante soprattutto dal lato decisionale e di rappresentanza.  Anche la gestione di molti progetti a causa di mancanza di personale con la qualifica richiesta dai committenti o di fiducia da parte di On the Street nella zona del capoluogo hanno aumentato lo stress lavorativo. Nella storia dell’associazione ci sono stati in passato dei problemi importanti che hanno messo in discussione il nostro modo di porsi all’esterno e di operare internamente nella gestione del personale, Monica ritiene che i suoi collaboratori spesso non si sono assunti le responsabilità di cui erano titolari. Sentendosi l’interfaccia e la garante dell’associazione si è trovata spesso a rispondere di azioni svolte per iniziativa di singoli che lei stessa e a dire del gruppo non erano condivisi, suscitando in lei un conflitto interno. 

In questo Monica si è sentita molte volte lasciata sola e non supportata, ma l’entusiasmo ed il credere in questo lavoro   nonostante i problemi hanno continuato a darle forza e a sostenere un ruolo che fino ad oggi non poteva essere ricoperto da nessun altro.

Nel tempo i rapporti di amicizia nati con Giusy si sono affievoliti ed è nato un forte contrasto nei confronti di Riccardo, per il suo modo di porsi sia nei confronti dell’associazione sia nel rappresentarla esternamente. Le posizione mai prese  anche su situazioni serie e l’impossibilità di lasciare le funzioni di Presidenza l’hanno portata ad oggi ad una estrema stanchezza e demotivazione con il rammarico di perdere tante cose costruite con fatica  negli anni e soprattutto con la consapevolezza di avere a portata di mano una professionalità spesa male nel mercato.

Monica sta lavorando con fatica alla ristrutturazione dell’associazione della quale da tempo ne chiedeva la priorità, ma soltanto oggi che il lavoro sta diminuendo il consiglio si è assunto questa responsabilità.

Monica dice di essere sempre in ritardo con gli impegni.

Di lei i colleghi dicono: è una persona profonda, sa far bene il suo lavoro, energica, motivante.

 

Monica anni 44 sesso F data  26 sett 2005

 

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Personalità spostata prevalentemente verso l’attivazione con carenze nell’affettività, anche se il grafo appare abbastanza armonico. Necessità di sviluppare  l’amore verso l’altro, la sensibilità e di dare ordine ai propri pensieri attraverso la riflessione.

Negli altri si riscontra una buona dose di gestione delle relazioni vissute con tranquillità ed energia, deve incrementare la fiducia negli altri ponendosi con amore e cercare di comprenderne il vissuto.

Verso il mondo si pone in modo coinvolgente e libero rischiando più che mai grandi delusioni. Avrebbe bisogno di  dare più spazio alla relazionalità all’empatia ed all’organizzazione del pensiero logico.

Il sé riveste la parte più importante, incentrato sull’integrazione e sul riconoscimento, avrebbe bisogno di coltivare spazi di silenzio e fiducia verso se stessa

 

Storia Piera

Piera vive nel capoluogo con i suoi due figli Simone di 25 anni e Lucia di 17 anni. Si è sposata molto giovane e si è separata da ormai  14 anni, in questo periodo pur avendo avuto storie sentimentali non è mai riuscita a ritrovare un compagno per riprogettare una vita insieme, sente spesso il peso della responsabilità familiare ed economica, anche se può contare quando è necessario sul sostegno del fratello.

Lavora dall’età di 20 anni come infermiera, prima in una clinica privata, poi presso il reparto di  malattie infettive ed ora di oncologia dell’ospedale pubblico.

Il suo percorso formativo dopo la scuola infermieri non è terminato infatti nel 1998 ha partecipato come rappresentante dei servizi sanitari al corso sull’operativa di strada dove ha iniziato una intensa amicizia con Monica tutt’ora in corso. Di recente  si è iscritta all’università, al corso di scienze dell’educazione indirizzo formatore e contemporaneamente ha svolto un corso di formazione professionale sulla progettazione di percorsi formativi ed educativi.

Ha cominciato il suo impegno dentro l’associazione On the Street nel 2000 partecipando come operatore nell’intervento socio-sanitario svoltosi dentro il campeggio durante la manifestazione di Arezzo Wave6. Ha continuato la sua collaborazione in base al tempo a disposizione ad altri piccoli progetti. Dal 2003 fa parte del consiglio direttivo.

Il suo lavoro di infermiera soprattutto in un reparto dove spesso sono degenti malati terminali anche di età molto giovane l’hanno spinta a cercare alternative per non entrare in uno stato di burn out. L’impegno che dedica all’associazione le piace anche se a volte non può garantire la sua presenza per motivi di lavoro,  a volte si sente un po’ in imbarazzo all’interno delle dinamiche che si sono sviluppate nel gruppo portante, e spesso fa interventi oggettivi da esterna anche se questi non sono presi molto in considerazione se non sul momento. Sta lavorando anche lei al rinnovamento della struttura organizzativa dell’Associazione confrontandosi spesso con Monica. Probabilmente per il suo interesse diverso da tutti gli altri membri, riesce a vedere le cose in una evoluzione positiva ma si rende conto che nel  gruppo ci sono posizioni di stallo che impediscono il passo necessario allo sviluppo in divenire. 

Piera pensa di non essere stata molto presente attivamente.

I colleghi la definiscono: serena, disponibile, mediatrice.

 

 

 

 

Piera anni 46 sesso F data 26 sett. 2005

 

AVARO

RUMINANTE

DELIRANTE

SBALLONE

APATICO

INVISIBILE

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4

4

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6

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3

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Se

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3

5

4

3

31

P

13

17

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12

16

12

11

95

 

 

Il grafo appare abbastanza armonico e il punteggio alto fanno pensare ad una personalità in evoluzione.

Verso gli altri sa porsi con affetto ed empatia, sa ascoltare con pazienza il vissuto altrui, avrebbe necessità di coinvolgersi di più emotivamente.

Il mondo riveste la parte più importante, e si relaziona con esso attraverso una buona armonia, dovrebbe  avere occasioni per sperimentare fiducia nell’altro ed aprirsi alle relazioni avendo cura di ciò che la circonda.

Il sé assume una forma ovale, si rapporta con se stessa attraverso la mediazione, dovrebbe lasciarsi andare alla sfera dell’emozione e della libertà.

                                                            

Storia Riccardo

Riccardo vive in un luogo della provincia anche se è nativo di un piccolo paese vicino a Bari, è separato da circa 12 anni ed ha preso in carico il figlio di 19 anni da circa 5, dopo la fine una seconda convivenza e il desiderio del figlio di vivere con lui.

Il ruolo di padre lo ha messo di fronte ad una realtà nuova, nonostante i  numerosi problemi sorti, anche gravi nell’educazione del figlio, ritiene che comunque è tutto a posto  e che come quando lui era ragazzino, anche il figlio deve vivere la sua vita come  vuole e cavarsela da solo anche se in realtà è sempre pronto a giustificare ogni sua estrosità e a riparare inconvenienti che gli si sono presentati.

Quando è arrivato in Toscana aveva buone conoscenze sulla produzione del tabacco e per anni ha lavorato per una cooperativa di tabacchi, poi nel 1999 ha frequentato il corso per operatori di strada e l’anno successivo è entrato a lavorare nell’associazione On the Street, saltuariamente in una cooperativa sociale che si occupa di servizi.

Anch’egli come Giusy e Monica da 4 anni lavora come tutor per l’obbligo formativo.

Il suo carattere estroverso, dinamico, disponibile, ha trovato inizialmente buoni consensi e  integrazione nel gruppo allora esistente, costruendo e mantenendo rapporti personali anche con le persone che con il tempo si sono allontanate. Il suo primo lavoro nell’associazione lo ha svolto in coppia con una operatrice formatasi nel suo stesso corso e con la quale ha sempre avuto un rapporto privilegiato. L’abbandono della collega dell’associazione è stato per Riccardo un’ingiustizia grave subita, riversando la causa ad una rigidità  da parte del gruppo operativo di allora nei confronti della stessa. Riccardo si presentava come una persona positiva capace di dare carica e pensare che tutto era possibile,  non vedeva nessuna sorta di  ostacoli. Nel 2003 è entrato a far parte del consiglio direttivo, portando avanti con dinamicità molti rapporti e progetti già avviati. Probabilmente il sentirsi investito di piena autonomia lo ha portato a lavorare sempre più in maniera autonoma non condividendo le azioni messe in campo. Il suo bisogno forte di riconoscimento, il modo di vedere sempre tutto senza problemi e soprattutto  dal suo esclusivo punto di vista  ha influito negativamente nei rapporti  con alcuni operatori e soprattutto ha creato problemi di confini sia nei ruoli interni a On the Street sia nei rapporti con le organizzazioni del territorio, pensando comunque tutt’ora di  porsi negli interessi e nel bene dell’associazione.

I conflitti più accesi si sono dimostrati inizialmente con la Presidente, la quale è percepita da Riccardo come un controllore che lascia poco spazio alle autonomie, poi con Giusy. Riccardo non si mette in discussione e si sente non compreso per il suo operare, è rammaricato di richiami avuti sia da parte di On the Street che  di un coordinamento regionale del quale l’associazione è socia a fronte di comportamenti ambigui e scorretti che si sono verificarti. 

Partecipa anch’egli   in modo discontinuo  al riordino della struttura interna , ma durante le riunioni spesso dice di non condividere le cose che stiamo organizzando e di non capire perché dobbiamo a tutti i costi mettere regole  e prevedere verifiche, togliendo autonomia alle persone, dato che in questi anni già la figura del presidente si è posta come controllore dell’operato.

Riccardo dice che forse qualcosa ha sbagliato anche lui.

Dai colleghi è visto: capace di coinvolgere, buono, capace di istaurare relazioni, affidabile per un bisogno.

 

Riccardo anni 48 sesso M  data 26 sett.  2005

 

AVARO

RUMINANTE

DELIRANTE

SBALLONE

APATICO

INVISIBILE

ADESIVO

TOT

ALTRI

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3

2

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3

1

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51

 

 

 

Il grafo appare frastagliato con dei vuoti molto consistenti sull’avaro e l’invisibile. È una persona che sa porsi nel modo giusto a secondo delle circostanze lasciandosi coinvolgere e coinvolgendo, sa mantenere buone le relazioni interpersonali attraverso l’attaccamento. Necessità di attivare il senso logico/razionale e di imparare a mettersi nei vissuti altri. Per lui è difficile riconoscere l’esistenza di problemi pertanto dovrebbe innalzare l’opposizione del fastidio per avere una visione più critica. Il basso punteggio  e la punta a freccia del grafo fanno pensare ad una difficoltà verso l’evoluzione armonica.

Negli altri si pone con disponibilità  sa mantenere le relazioni in una giusta dimensione tra stimolo e  moderazione. Avrebbe bisogno di far crescere la dimensione della sensibilità verso l’altro.

Nel mondo rischia di rassegnarsi e sopportare le situazioni attivando reazioni manipolatorie e di demotivazione. Il logoramento piuttosto evidente conduce all’indifferenza  Lo zero assoluto sull’avaro  fa pensare ad una persona che non ha difese verso l’esterno e  senso di responsabilità.

Nel sé si nota la difficoltà a sentire i propri vissuti e ad analizzare situazioni interne. Mentre sa trovare  piacere e pace nel caos interiore.

  

3. Disposizioni individuali e personalità collettiva latente

 

 

Andando a riunire i grafi individuali dei partecipanti, si possono individuare le disposizioni individuali e quindi la personalità collettiva latente.

E’ subito evidente una difformità dei grafi in relazione alle ampiezze totali generate dal numero di risposte date, ciò fa presupporre ad individualità più o meno aperte che si scontrano nella Vision organizzativa

I punteggi maggiori sono  sull’intraprendenza e aggressività,  sull’indipendenza e creatività  e sull’espressività, mentre si notano carenze sull’attacamento e disposizione affettiva e sulla dimensione della sensibilità e del sostegno personali.

 

 

Se ci soffermiamo ad analizzare i sottografi  delle affinità e opposizioni, viene subito all’occhio la maggiore intensità delle opposizioni nei confronti delle affinità, si nota come gli elementi di aggressività, indipendenza ed espressività si accentuino nella forma  negativa andando ad evidenziare la crisi del gruppo, costituita da un forte senso di insofferenza, logoramento e delusione contro la possibilità di trovare mediazione incontro ed integrazione. 

L’insofferenza potrebbe nascere nel caso in cui qualcuno intenda dare organizzazione e razionalità alla struttura e l’altro invece la percepisca come segno di controllo, e viceversa laddove l’uno intenda esprimesi con disincanto e creatività, innovazione e l’altro intenda superficialità ed irresponsabilità. Mentre la delusione si pone quando qualcuno procede con determinazione e carica ma è percepito come colui che è troppo impegnato e faticoso, sempre dedito al lavoro, viceversa la profonda percezione delle cose il soffermarsi dello sballone sui particolari mette in crisi il ruminante che li vive come perdite di tempo. Il logoramento invece accade quando taluno  intende soffermarsi e riflettere sulle situazioni e l’altro legga questo come una perdita di tempo, opportunismo, incapacità di raggiungere obiettivi, così come  colui che intende dare una nota di creatività, delega e libertà viene letto come colui che non si impegna e che sfugge alla realtà.

 

 

Riportando le disposizioni individuali su scala 80 possiamo notare come aumenta significativamente la delusione all’interno di questo gruppo.

 

        

4. Relazioni interpersonali e clima di gruppo

 

Analizziamo adesso le relazioni reali messe in atto all’interno del gruppo, la figura sopra ci mostra il clima relazionale interno, poiché come sappiamo le disposizioni personali si intrecciano all’interno delle relazioni con gli altri membri.

Le caratteristiche di questo gruppo sono l’agitazione, la demotivazione e l’invischiamento, nel complesso questo è un gruppo fortemente conflittuale.

La figura sottostante ci fa presupporre  il divenire delle relazioni interne su scala 100.

 

A differenza della personalità collettiva latente dove le opposizioni sovrastano le affinità, qui notiamo uno stazionamento delle affinità  che se da un alto è indice di positività dall’altro rappresenta una maggiore difficoltà nella loro manifestazione, dovuto alla conformazione delle opposizioni.

Infatti se le relazioni di affinità indicano una buona dose di mediazione,  complementarità, integrazione ed incontro queste  non riescono a svilupparsi a causa  di poca indipendenza, scarsa affettività e sensibilità, mancanza di dialogicità e riconoscimento, sviluppando così relazioni opportunistiche di invischiamento tra i membri,  e pur non mancando una buona dose di organizzazione il gruppo non riesce a svilupparsi a causa della separazione delle intenzioni e probabilmente presenza di sottogruppi data dalle punte  delle opposizioni.

Dall’altra le opposizioni denotano una evidente manifestazione di equivoco e fastidio accompagnata come nel grafo della personalità latente dalla delusione.

L’equivoco probabilmente scaturisce da presupposti diversi, la carica e la motivazione si sono trasformati in risentimento e la punta sull’affettività che in realtà non è così presente nelle disposizioni personali, fa pensare ad una falsa  affettività. L’equivoco porta immancabilmente alla delusione ed al fastidio tra i membri. Serve a mantenere dipendenza tra loro e svalutare un problema percepito ma non esaminato, rimanendo così ognuno nelle proprie posizioni.

Nello specifico di questo gruppo probabilmente le attivazioni messe in atto percorrono strade divergenti, infatti le due punte a corno possono far supporre ad un goal divergente mai condiviso, da una parte coloro che individuano come priorità la realizzazione economica e coloro che vedono  primaria la realizzazione della mission.

 

 

Dai dati strutturali  si nota come il clima relazionale influisca negativamente sull’andamento   del profitto.

L’intervento di cambiamento può avvenire sulla base della redistribuzione delle personalità nel gruppo attraverso la riflessione del senso di appartenenza, cercando di lavorare sul riconoscimento delle aspettative dei diversi membri ed aprirsi al sostegno verso l’altro, incentivare la disponibilità a mettersi in discussione, la complementarità ad accettare il lavoro di ognuno.

 

 

 

 

 

 

Se andiamo a paragonare il gruppo reale e quello potenziale, gli scarti sono molto evidenti. Le relazioni tra i componenti del gruppo potrebbero essere molto più armoniche  di quanto in realtà non lo siano. Il gruppo latente evidenzia un notevole spostamento all’attivazione all’indipendenza ed alla scanzonatura, mentre nella realtà il gruppo è costretto dentro una dimensione di dipendenza, disorganizzazione, repressione dell’espressività, portando ad un pericoloso invischiamento, al risentimento, all’impotenza e quindi generando conflitto.

Nelle storie dei partecipanti emergono  alcuni episodi attraverso i quali si può comprendere come nel tempo si sia strutturata la relazione di gruppo.

Innanzi tutto la divisione netta trail gruppo del capoluogo e quello di una delle zone ha portato ad uno scollamento e ad una non condivisione nell’intera totalità dell’associazione, non solo, pare che esista un gruppo operativo a parte che non prende visione o se la prende è percepito irresponsabile dall’intera organizzazione, avendo una visione limitata dell’associazione, viceversa  i conflitti maturati nella zona aretina non sono stati assolutamente presi in carico. 

Inoltre  emerge che nonostante i vari tentativi di delegare a vari referenti le svariate progettazioni non si sono avuti risultati propositivi ma si sono gestite le situazioni più per il raggiungimento di obiettivi personali che di crescita dell’associazione. La mancanza di presa in carico da parte soprattutto della vicepresidente ha spostato la maggior parte di carico del lavoro su Monica, la quale si è sentita sempre più la responsabilità della gestione  soprattutto riguardo ai rapporti generali  sia interni che esterni , questo ha pesato sul rapporto con Riccardo che la valuta accentratrice  e   Giusy che si sente  controllata.

Giusy la vicepresidente non ha preso posizioni fino in fondo nelle scelte che riguardavano l’intera associazione  delegando agli altri  i rapporti  comunicativi con l’interno o l’esterno. Si è concentrata esclusivamente nella sua zona di lavoro, dove sviluppando un buon servizio non si sente riconosciuta dell’operato.

Riccardo che si è dato molto da fere per costruire relazioni, portate visibilità all’associazione, agendo in un modo deviante secondo quando gli è stato riferito dai colleghi ha fatto sorgere sfiducia e paure per il suo agire, ed egli stesso oggi si sente demotivato e deluso per non essere stato sostenuto e mantiene un atteggiamento di svalutazione nei confronti del gruppo.

Alberto collega stretto di Giusy, ha sempre partecipato al consiglio direttivo, ma non si è mai posto il problema di assumersi formalmente il ruolo di consigliere, il suo comportamento è stato letto come opportunismo, agire non chiaro.

Piera che in realtà è l’unica a non ricevere il sostentamento economico principale dall’associazione, vive questa dimensione più che altro come un’esperienza di crescita, ma data la sua incostanza  durante gli incontri  viene vissuta con poca attenzione da parte degli altri membri.

Benedetta l’ultima arrivata, si è trovata a gestire relazioni piuttosto complesse e dentro le quali non ha saputo districarsi e prendere le posizioni che riteneva opportune. Ha avuto il compito di gestire la segreteria e la parte amministrativa trovandosi spesso in mezzo alle discussioni tra Monica e Giusy. Ha instaurato un buon legame con Riccardo, ma si è sentita poi usata nelle cose da fare e si è allontanata. Si è concentrata nel progetto della zona dove risiede con grande volontà e successo, dove ha saputo sviluppare un buon clima relazionale.

 

CONCLUSIONI

 

 

L’analisi effettuata in realtà ha un deficit essendo la ricercatrice parte del gruppo, e sapendo che l’analisi passa sempre attraverso l’interpretazione soggettiva del ricercatore, è stata difficile la lettura dei dati, nonostante la volontà di attenersi ai fatti oggettivi. La ricerca inoltre si è rivolta solo al gruppo ristretto del Consiglio Direttivo, per un’analisi più completa si dovrebbe estendere  l’intervento a tutti i membri che lavorano attivamente nell’associazione ed hanno potere influenzale sul Consiglio  Direttivo, studiare la leadership, la comunicazione, l’organizzazione e le culture.

Ciò che emerge in questa lettura è un gruppo fortemente radicato dentro l’organizzazione  che ha sviluppato caratteristiche relazionali di accomodamento, di disunione e di opportunismo. E’ un gruppo settario verso l’esterno e manipolatorio verso l’interno, in cui le liberta individuali e l’innovazione hanno perso la loro importanza, il litigio ed il conflitto sovrastano rendendo impossibile qualsiasi forma di dialogo. Ognuno pur dichiarandosi disponibile alla collaborazione ed al raggiungimento di obiettivi comuni, in realtà canalizza le proprie energie verso fini personali a senso unico, non tenendo assolutamente conto del vissuto altrui, la falsa affettività si sviluppa attraverso relazioni di invischiamento e manipolazioni, compromesso più che mediazione. L’intervento da svolgere in questa situazione verte su più fronti:

  • Un sostegno di counseling è necessario per la comprensione delle caratteristiche personali e di gruppo e come queste si siano innescate all’interno dell’ambiente lavorativo, la ricostruzione delle relazioni interne al gruppo. Comprenderne le dinamiche significa attivare un processo di cambiamento volto alla ricostruzione positiva dell’organizzazione portando benefici al profitto adesso carente. Una promozione alle disposizioni personali, la comprensione del significato degli scopi individuali più o meno coincidenti con quelli dell’organizzazione, i valori e la loro condivisione, le aspettative personali e gli obiettivi di gruppo, la valorizzazione delle prestazioni personali e l’efficacia/efficienza del servizio,  l’autoefficacia personale ed il raggiungimento di obiettivi, la comprensione ed il senso  della motivazione che spinge i membri ad appartenere all’associazione. La comunione dei beni e del bene collettivo.

Il counselor come conduttore di gruppi di formazione per la comprensione  del proprio modo di essere e di porsi nel contesto lavorativo. Un’educazione ai membri attraverso la condivisione dell’esperienze, l’allargamento del personale punto di vista sul mondo, sugli altri e sul sé. L’acquisizione di strumenti che possano far riflettere sulla volontà dichiarata, ma non attuata verso comportamenti coerenti con ciò che viene dichiarato. 

Gruppi di incontro, ascolto empatico attraverso la sospensione del giudizio per aumentare la sensibilità e l’incontro con l’altro, spengere le energie negative e la carica conflittuale cercando di sviluppare una buona qualità relazionale che possa essere in rapporto con la Mission dell’organizzazione attraverso la Vision collettiva.

  • Il coaching quindi si inserisce nell’attivare le potenzialità o se vogliamo secondo il modello di Prevenire è Possibile le disposizioni individuali che restano latenti ed imprigionate a causa delle relazioni di opposizione tra i membri. nel gruppo. La figura del coacher in questo determinato contesto deve essere esterna all’azienda proprio per il ruolo fondamentale che riveste nella chiarezza e trasparenza delle relazioni tra lui e i membri. L’intervento deve essere finalizzato al raggiungimento di un obiettivo specifico nel rispetto delle diversità dei membri e della complementarità tra loro, volto ad aumentare le performance del gruppo, gestire il cambiamento organizzativo, sviluppare la leadership efficace, creare una cultura aziendale aperta e dinamica, facilitare il successo in ruoli chiave, in un contesto definito.  

Si potrebbe supporre un intervento di tipo primario: dove il coach esterno insegna al coachee ad allenarsi dandogli gli strumenti necessari alla creazione di una cultura favorevole al cambiamento ed allo sviluppo dell’organizzazione. Attraverso un approccio olistico-cognitivo  “elaborare la propria esperienza,  concepire nuove idee, collegare meglio concetti, emozioni, atteggiamenti, concezioni riguardanti le cose importanti e critiche del proprio lavoro” (Fatali, Sprega, Cardini 2002). Di tipo secondario: il coachee allena se stesso, attraverso gli strumenti acquisiti, dovrà farsi  carico totalmente della propria  crescita professionale, imparare ad elaborare strategie. Ciò sarà possibile attraverso il “mutuo dialogo, l’autocontrollo, l’autoefficacia” (Ibidem). In questa fase il coach esterno agisce da stimolo, suggerisce e fa domande volte alla riflessione, propone alternative costruttive al comportamento messo in atto. L’intervento terziario: è quello che si rivolge a tutta l’organizzazione, il coachee-coach promuove un processo di empowerment  nei collaboratori, attivando lo spirito di  iniziativa individuale e collettiva. “Ogni conversazione…è un’attività di coaching terziario, un’opportunità di chiarire scopi, priorità e standard di prestazione, di riaffermare e rinforzare  i valori salienti nel gruppo,dare spazio a nuove idee e coinvolgere gli altri nei processi di pianificazione e problem solving” (Ibidem). In questa fase il coach esterno mantiene rapporti di supervisione con il coach-coachee sul feedback che il contesto gli rimanda.

  • Solo dopo aver percorso un processo di crescita e di consapevolezza sopra proposto si potrà ipotizzare l’introduzione della teoria del goal setting, visto l’elevata misura di individualismo dei membri

La riorganizzazione strutturale dell’associazione deve aprire le porte a nuovi collaboratori, concertando obiettivi chiari da raggiungere. Tale modello funziona sia per la persona che per i gruppi, ovvero “obiettivi specifici e stimolanti conducono ad una prestazione di gruppo migliore rispetto alle prestazioni individuali ed anche nel gruppo l’efficacia dei suoi membri spinge a definire obiettivi elevati e verso risultati superiori” (Borgogni, Petitta 2004).

 

  

NOTE

 


1 On the Street associazione di promozione sociale, opera nel territorio provinciale e regionale. Il suo modello operativo proviene dalla scuola del Gruppo Abele di Torino. Ha collegamenti nazionali su progetti specifici. Lavora in svariati settori: giovani, tossicodipendenza, prostituzione, immigrazione, senza fissa dimora, comunità in generale, orientamento agli apprendisti per la scelta di percorsi formativi. Il suo ambito d’intervento privilegiato è la ricerca-intervento, intesa come promuovere le potenzialità della comunità, gruppi o singoli, non avendo la pretesa del rigore scientifico poiché nella ricerca sociale questo è superato nel momento stesso in cui la comunità si attiva.

 

2  I CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell'Educazione Attiva) hanno avuto origine in Francia nel 1937 ad opera di un gruppo di persone impegnate nell'educazione e nella promozione sociale. In Italia i gruppi CEMEA sono nati a partire dal 1950 su base regionale e sono collegati attraverso la Federazione Italiana che è stata fondata nel 1974. I CEMEA sono diffusi anche in altri 29 paesi.

Tutte queste associazioni nazionali sono riunite in una Federazione Internazionale con sede a Bruxelles, che gode dello statuto B dell'UNESCO (dal 1964) e dello statuto consultivo presso il Consiglio d'Europa (dal 1972) ed il Forum Internazionale dei Cemea.

L'azione dei CEMEA si fonda sui seguenti principi:

+ ogni essere umano può svilupparsi e perfino trasformarsi nel corso della sua vita. Egli ne ha l'aspirazione e le possibilità.
+ non c'è che un'educazione: essa si rivolge a tutti ed è di ogni momento.
+ la nostra azione è condotta in contatto diretto e costante con la nostra realtà.
+ ogni essere umano, senza distinzione d'età, d'origine, di convinzioni, di cultura, di situazione sociale, ha diritto al nostro rispetto e alla nostra considerazione.
+ l'ambiente ha una importanza fondamentale nello sviluppo dell'individuo.

 

3 La Provincia in cui On the Street opera è suddivisa in cinque zone socio-sanitarie.e gli intervistati risiedono in quattro di esse dove principalmente lavorano e dove si sono sviluppati teams di lavoro decentrati.

 

4 CRED Centro Risorse Educative Didattiche

Sono Agenzie formative accreditate e certificate dalla Regione Toscana

Offrono Servizio di riferimento e di supporto per la progettazione territoriale INFEA

(Informazione, Formazione ed Educazione Ambientale)

Servizio di supporto alle Scuole ed al territorio nell'ambito della comunicazione multimediale e delle produzioni video-multimediali.

 

5 CSA. E’ una comunità terapeutica per il recupero ed il reinserimento sociale dei tossicodipendenti, nata come CEIS nel 1998.  

Sedi:
Arezzo -Grosseto  -Città di Castello (PG)  -Abbadia San Salvatore (SI)  -Siena 

 

6 AREZZO WAVE E’ nata come manifestazione musicale  nel 1998 ad Arezzo e negli anni si è arricchita di eventi collaterali di cultura in genere ed oggi è conosciuta a livello internazionale. Rientra nei grandi festival internazionali come Pistoia Blues, Certaldo, Pelago ecc..in cui confluiscono varie tipologie di frequentatori, come Squatter, Freak, Elfi, Punkabbestia ma soprattutto negli ultimi anni una popolazione giovanile eterogenea. Questa manifestazione come tante altre è caratterizzata da un forte consumo di sostanze stupefacenti legali ed illegali, di richiamo soprattutto per i giovani sperimentatori. Dal 1999 On the Street insieme ad altre realtà nazionali ha intrapreso in questi festival interventi di prevenzione e riduzione dei rischi legati ai consumi.

 

 

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