SPIRITUALITA’: l’armonia tra scienza e coscienza
di
Angela Volpini,
mistica e veggente amica di Pasolini
24° Convegno Nazionale
di Prepos
Novacana 11 e 12
febbraio 2017
È
possibile un’armonia?
Sì, è possibile, perché sia la conoscenza,
base della scienza e della tecnologia, sia la coscienza,
sono qualità e attività dell’essere umano, che non dovrebbero essere mai in
contraddizione. E quando c’è contraddizione bisogna cercarne le cause perché lo
scollamento tra scienza e
coscienza potrebbe mettere in gioco la nostra stessa sopravvivenza.
La scienza è il risultato della spontanea curiosità che gli umani hanno verso
tutto ciò che li circonda. Dopo l’osservazione e forse anche il compiacimento di
trovarsi in un ambiente tanto vario e bello, suppongo che si domandino:
Come posso muovermi in questa immensità?
Che utilità ha per me tutto quello che vedo, sento, tocco?
Chi sono io che vedo?
Faccio parte di quello che vedo, sento, tocco, o sono altro?
E’ qui che può apparire la prima intuizione di essere altro da quello che uno
vede e che possiamo chiamare inizio della coscienza di sé. Coscienza di sé che
procede attraverso la continua distinzione da tutto ciò che è altro da sé e si
pone come riferimento di tutto quello che c’è. E’ così che può mantenere la
distinzione fra sé e intuire la relazione che può avere con tutto l’altro da sé
fino a riconoscersi soggetto consapevole.
Questo a me pare il normale processo attraverso il quale l’essere umano prende
coscienza di sé e delle relazioni con il suo mondo. Se si mantenesse così,
apprenderemmo velocemente quello che è buono per noi e per il mondo e non
avremmo tanti conflitti e sofferenze.
Potremmo vedere l’evoluzione e la storia umana da
un’altra angolazione. Riconosceremmo nella spinta evolutiva la caratteristica
della nostra natura in ricerca continua di una qualità umana sempre più libera e
sciolta dal peso della necessità. Riconosceremmo la nostra tensione a creare
interazioni sempre più godibili fino a capire che ciò che chiamiamo limite in
realtà è la possibilità di esercitare la nostra libertà e creatività affinché
a questo mondo che ci ha permesso la vita, gli si possa restituire una finalità
armonica e infinita come sentiamo di averla dentro di noi.
Potremmo vedere la storia come il risultato della
creatività delle generazioni passate
che la offrono in dono alle future affinché il processo di umanizzazione sia
sempre più facile e veloce. Potremmo ammirare i tentativi che gli esseri umani
hanno fatto lungo la storia per affrancarsi dal limite, dal dolore, dalla
fatica, fino a scoprire che il bello, il buono, l’armonico sono le condizioni
ottimali dell’essere umano per sentirsi a casa e in comunione con il primo umano
fino all’ultimo che verrà. Questo e’ il gusto di esserci!
E’ l’angolazione dalla quale si possono vedere le possibilità, le prospettive,
le aperture all’infinito per ogni essere umano. E’ il punto di vista dove si può
vedere che il desiderio più grande che ogni persona custodisce nel proprio
profondo è l’amore. Un amore che è desiderio di comunicazione, di rivelazione
del proprio sé e di scoperta dell’originalità dell’altro perché si è compreso
che è nella relazione che si può essere felici. Desiderio di armonia non solo
con i propri simili ma anche con tutta la natura, l’universo.
Desiderio di pace, di gioia, di gusto della vita. Quando ci si rende conto che
quello che accade in noi succede anche negli altri, finalmente possiamo
cancellare quell’orribile immagine che abbiamo dell’essere umano. Possiamo
riconoscerci nel desiderio di bene anziché nella capacità di fare il male e
riconoscere che l’umanità sta camminando verso la propria pienezza e comprendere
che questa pienezza è possibile proprio in virtù di quella dinamica evolutiva e
di quelle realizzazioni storiche che hanno qualificato la nostra umanità.
Possiamo, quindi, pensare che il nostro obiettivo è l’infinito bene: è il
divino.
Questo è il punto di vista mistico dove il procedere è sempre dalle possibilità
e dalle prospettive che sono profondamente radicate in noi, nella esigenza di
dare senso alla nostra vita personale e nel desiderio di godere già di quello
che non è ancora ma che sappiamo dipendere da noi.
Possiamo anche riscattare molte delle conquiste umane anche se realizzate senza
una intenzionalità di bene perché non ancora coscienti delle conseguenze delle
nostre scelte.
Per usare le qualità umane attraverso le quali possiamo agire sia sul mondo sia
su di noi, dobbiamo avere intenzionalità buone per tutti. Allora possiamo
davvero usare i nostri strumenti per migliorare la qualità della nostra vita
come il Creatore ha usato il suo amore per darcela.
Senza intenzionalità buona, e per essere buona deve essere l’espressione della
nostra coscienza e della nostra relazione armoniosa e amorosa con il mondo, il
nostro agire può essere pericoloso soprattutto per i mezzi poderosi che abbiamo
creato.
Questo pericolo ci mette paura e diffidiamo delle qualità umane anziché della
intenzionalità perversa con la quale molti ne usano i prodotti. Questo ci
impedisce di essere orgogliosi anche delle nostre buone conquiste. Siamo
arrivati al punto di temerle tutte, perché, anziché continuare il processo
creativo di miglioramento delle realizzazioni, in conseguenza dei disastri
ambientali e economici che questo processo ha prodotto, temiamo l’esercizio
delle nostre facoltà peculiari tanto da pensare o a un arresto della espansione
scientifica o addirittura ipotizzando un processo di decrescita che potrebbe
causare il decadimento o la distruzione della nostra civiltà.
Come superare questo dilemma?
La risposta più semplice sta nell’additare la colpa alla malvagità dell’essere
umano, ma non è così. La difficoltà nasce dal fatto che non siamo ancora capaci
di riconoscerci tanto nel nostro desiderio-esigenza quanto nella nostra capacità
creativa. Non siamo ancora capaci di riconoscere la libertà di cui godiamo e la
creatività che sempre usiamo come le naturali qualità per farci come il nostro
desiderio ed esigenza ci indicano.
Siamo scissi fra quello che sentiamo essere proprio nostro e quello che facciamo
per abitare il mondo. La soluzione è metterci in ascolto e dare parole a quello
che sorge dal nostro profondo perché è lì che possiamo riconoscere la nostra
vera immagine. Una immagine di bontà, di speranza, di comunione che cancella dal
nostro sé e dal nostro orizzonte ogni male confermandoci nell’agire sempre come
esternazione del nostro desiderio d’amore, di armonia e di relazione.
Finalmente possiamo capire che siamo buoni, perché è solo nel bene, nel bello
che ci riconosciamo e stiamo bene. D’altronde già l’arte che ha accompagnato
tutto il cammino dell’umanità è una espressione dell’originalità soggettiva che
tenta di rivelare al mondo il proprio mondo. E se nell’arte è evidente il
desiderio di rivelazione del proprio mondo a tutto il mondo, se osserviamo bene,
ogni scoperta e creazione umana hanno come intenzione recondita quella di
migliorare la condizione umana, quella di superare i limiti per cui possiamo
legittimamente pensarci buoni e non smettere di creare ma difendere le nostre
creazioni dagli usurpatori che vogliono finalizzarle al potere di pochi sui
molti.
Si può conciliare la scienza con la coscienza e
diventare orgogliosi delle nostre realizzazioni se diamo intenzionalità
buona al nostro agire e vigiliamo affinché
tutto ciò che scopriamo e creiamo sia veramente per il bene di tutti. Dobbiamo
difendere la creatività di ogni persona affinché si possa sempre usare per tutta
l’umanità.
L’esplosione del sapere scientifico e tecnologico ha
coinciso con l’emancipazione femminile.
Questa coincidenza mi ha fatto molto riflettere e l’ho avvertita come un punto
di svolta di tutta la storia umana. Il mondo, che è riconosciuto solo maschile,
si trova a esercitare un potere totale su tutta la natura. Un potere che poteva
essere di cambiamento, di realizzazione, finalmente, di un mondo umano, giusto,
solidale, bello e invece è risultato prevaricante e strumento dei forti sui
deboli, perché ha ridotto la creatività a una razionalità funzionale alle
necessità del momento tanto da creare una realtà così complicata e intricata da
cui è difficile uscire.
Voglio dire che la creatività di mezzo mondo, quello maschile, non ha potuto
trovare il suo compimento positivo. Non l’ha trovata perché era appunto di mezzo
mondo solamente. Mi piace vedere che per arrivare a risolvere i problemi che
oggi ha il mondo, è necessario il contributo dell’altra metà.
Un contributo che non si basa più solo sulla curiosità
di conoscere e di creare realizzazioni potenti, ma non orientate, bensì anche
sul contributo della donna che è la speranza di un mondo dove sia possibile
vivere relazioni d’amore. Per questo la donna ha
continuato a essere madre.
Madre di figli veri, e soprattutto madre dell’umanità possibile. Adesso è
arrivato il tempo di unire la speranza di
una umanità possibile che
è la connessione diretta tra il desiderio di bene custodito nel cuore delle
donne con le capacità realizzative sviluppate dagli uomini e decidersi di
costruire veramente il nostro mondo.
Un mondo d’amore e di giustizia affinché i nuovi nati possano guardare la vita
non partendo dai limiti ma dalle possibilità, dalla fiducia e non dalla paura, e
poter riconoscere in ogni essere umano la novità originale che ognuno è.
Questa congiunzione sana le scissioni e le ferite e ci permette di riconoscere
nella nostra capacità di amare e di creare la somiglianza con il nostro Creatore
che ci ha dato l’ambiente per la vita e che noi possiamo trasformare
nell’ambiente dell’amore per la felicità di tutti.
Questa dovrebbe essere la nostra creazione e il nostro grazie per l‘Amore
originario.
Cenni biografici sull’autrice:
Angela Volpini è nata nel
Oggi Angela continua instancabilmente a
diffondere il messaggio che ha avuto in dono e poi elaborato nel corso di una
vita: riconoscere il divino che è dentro di noi, diventare consapevoli delle
proprie infinite possibilità di sviluppo, dare senso alla propria vita
attraverso la relazione con l’altro e l’esercizio della creatività e della
libertà. Un messaggio forte, capace di dare speranza al futuro e futuro alla
speranza.