Grazie!
Mi sono sentito amato intensamente nelle
giornate appena passate di San Valentino 2017. Dagli amici, dai figli, da Angela
Volpini.
Nel luogo delle
apparizioni c'è il sentore del messaggio che
Maria ha affidato ad Angela: Ed è un messaggio tutt'altro che semplice.
"Sono venuta per insegnarvi la via della felicità su questa terra".
La felicità? ma
questa non è una valle di lacrime?
Non è forse un luogo di
transito in cui abbiamo a che fare troppo spesso con il dolore e con la
sofferenza. Non è forse il luogo in cui bisogna adattarsi alle mille
difficoltà della vita quotidiana?
E Maria mentre
acconsente all’oceanica empatia di Dio cosa prova? E Maria, questa
fanciulla in cui Dio mette in moto la replicazione delle
staminali in Gesù, quanto è consapevole? In lei si innesca una mutazione genetica che genera in Gesù un primo
nuovo esemplare di umanità evoluta e consapevole, e lei comprende l'umano che
diventa divino e il divino che diventa umano?
Certamente lo comprende
perché avviene in Lei e lei, acconsentendo, mette in moto la vera storia
dell'essere umano che ancora troppo lentamente stiamo scrivendo. Generazione
dopo generazione esperienze di nuova umanità si sono composte e poi dissolte
lasciando però una traccia nel DNA di ciascun uomo e rendendo sempre un pò più
facile allontanarci dal primitivo e vivere con amore il rapporto con gli altri.
Ma c’è un di più nella visione
di Maria che Angela propone. La scelta di amore è individuale e originale
maturata nell'essere radicalmente se stessi. Per realizzare
totalmente se stessi. Ovvero entrare con la propria identità nel mondo delle
Spirito per arricchirlo e differenziarlo, all’infinito.
E se sono giunto fino
qui, per un convegno ma anche per riempirmi di spirito e dare orientamento alla
mia vita debbo essere me stesso con tutto me stesso. Per poter parlare a Maria e
a tutti gli altri presenti della mia malattia senza falsi pudori, senza enfasi,
senza paure e senza ipocrisie devo trovare e stabilire quel punto di
passaggio che è l’estasi.
Non rivolgo però la mia attenzione verso una fusione
regressiva con il Tutto.
Estasi non è “il naufragar m'è dolce in questo mare”
forse potrebbe essere piuttosto
“m’illumino di immenso” ma anche questo è ancora poco. Non è una visione intellettuale
che cambia lo stato delle cose per me. Occorre un atto radicale di cambiamento del sé e della
realtà. Un nuovo, raggiungibile, stadio dell’essere. Per questo se sono
giunto qui per un miglioramento del mio essere la principale dimensione è quella
di non perdere il contato con me stesso,"
Guardo ora, dopo due
giorni, le foto dei
momenti appena vissuti:
La piccola spianata delle apparizioni ovattata
dalla nebbia con i primi arrivati che attendono gli arrivi degli altri. Piano
piano entra un’emozione e la lascio crescere scegliendo che quel momento è per
me. Ed è anche per altri poiché il flusso d’amore genera la sostanza relazionale
che ci accoglie. Quel luogo è la culla
di quella parte di me che chiamo anima. E che è proprio l’anima
anche se è difficile trovarla e definirla se non nel
rapporto con Dio. E’ la relazione con Dio che definisce l’anima perché
essa sta intorno a noi, collegata alla psiche ed alla mente ma anche altrove,
con le sue proprietà senzienti così diverse da quelle del nostro conscio.
E l'anima è anche conscia? Certo che lo è se
pongo me stesso dalla parte dell'anima e da li giungo al pensiero conscio quotidiano.
Ma io la
relazione con Dio ce l'ho? Sono certo di questa relazione? Sono certo che Dio accoglie la mia
anima? E l'anima, così assiduamente cercata, ce l’ho davvero?
Non lo so. O forse lo so perché
occasionalmente l'ho percepita
ma poi è sfuggita. L'anima e la sua visione non
resta perenne in me chiara, forte e e stabile. La mia mente torna sempre indietro dopo le piccole
o
grandi esperienze di estasi.
Non resto nell'estasi.
Ed è giusto così perché se si rimanesse a lungo in
tal contatto i nostri organi di senso si brucerebbero per l’intensità
sperimentata.
Ma è davvero vero tutto
ciò? O è
una balla che mi invento perche “è troppo per me!”. E se non fosse per nulla
troppo, anzi se dovessi andare avanti e non tornare allo stato normale?
Nella seconda foto è ritratto il momento di
preghiera di un gruppo di amici per me. Essi chiedono a Maria la mia guarigione nella nebbia che
lentamente si dirada! Chi legge riesce a capire
l’immenso privilegio che ho vissuto nel sentire questa
preghiera nella sua assoluta concretezza ed autenticità? Mi sento amato come raramente ho sperimentato. Ed è un regalo ed è
tutto vero, nel presente di quel momento e ora, mentre lo rivivo, nel passato che torna
presente. E quasi lo vivo con maggior intensità oggi rispetto a ieri. Nel
ricordo piuttosto che nel momento.
Per questo è indispensabile (e ringrazio di
cuore chi l’ha scattata) questa terza foto in cui sono con Angela un po’
sbalordito di quanto ho sentito e vissuto. Sorrido e sono aperto, sazio di amore
ricevuto ma con qualcosa in più sul mio viso che sento di aver provato ma non so
cosa sia. Angela, a fianco, ha invece un’espressione più carica di nostalgia
come se parte di lei fosse per sempre rimasta in quei lontani incontri con Maria
di cui prova una nostalgia struggente. E, probabilmente, quando il suo spirito
si innalza attraverso l’intensità di sentimenti di una scena relazionale simile
a ciò che si è appena vissuto, la nostalgia è bruciante e il contatto con Maria
che Angela non afferra più, le lascia anche un velo di dispiacere.
La
quarta foto è strana. Sono solo davanti all’edicola che contiene la statua della
Madonna, fatta fare con le dimensioni originali presenti nel ricordo di Angela e
con il più alto grado di somiglianza al volto, alla postura ed alla sacralità di
quel momento. Mariella Pareschi ha girato un breve video sull’evento e rende
onore a tale sacralità non pubblicandolo su Facebook come sarebbe stato normale
e legittimo che lo facesse. Me lo offre affinché sia io, se voglio, a postarlo.
Lo tengo riservato agli amici.
Penso che queste intelligenti delicatezze
siano il preludio al varco della spiritualità: varco che percepisco prossimo al
mio sentire e che riconosco sul mio viso con l’intensità che caratterizza il mio
essere al positivo, e cioè l’ardore, il coraggio, la voglia di essere e di dare
(ma anche al negativo: la mia impulsività, l’inclinazione all’ira, la
presunzione ed una certa dose di narcisismo – che contengo, almeno spero). Sono
appoggiato alla colonnina del cancello. Ricordo che mi sentivo inebriato dalle
parole di preghiera pronunciate da quel piccolo gruppo. Sento il suono delle
parole che è un brusio perché ciascuno recita un pensiero tratta dal piccolo
biglietto distribuito da Angela. Nessuno è interessato a recitarlo all’unisono.
E’ individualissimo ed incomprensibile: meraviglioso! E la mia espressione nella
foto è da ubriaco che non si regge in piedi ma mostra una trasparenza che io
stesso leggo in me come mio connotato specifico, originale, a cui non so dare
nome ma è ciò che è maggiormente intimamente me stesso. La mia
più grande
fortuna
nella ricerca interiore fu quella di capire, a 19 anni, che ciò che ritenevo il
mio più grande difetto, e cioè la mia sensibilità, era invece il mio più grande
pregio. Quando capii che ciò che sentivo era vero e non era frutto dei miei
contorcimenti su di me, allora vidi che riuscivo a comprendere le cose in
anticipo, a vedere le situazioni da lontano, insomma che avevo le antenne. Non
ero più in uno scatolone, bastava che interrompessi il flusso continuo di
pensieri e ponessi attenzione all’ambiente e immediatamente vedevo i pensieri
della gente ed il loro modo di muoversi non era più misterioso.
Non so andare più in la
nel mio rintracciare l’anima. Nelle esperienze premorte vissute in anestesia
generale, a volte anche nei sogni più avanzati, c’è molto di più. Ma senza la
forte esperienza consapevole del concreto succedersi degli eventi nella
dimensione della vita biologica tutto è rarefatto. E’ questo il luogo dove
facciamo esperienza di noi stessi per trasferirla poi nel mondo dello spirito.
Sono contento di sapere chi sono (in linea di massima) e sono contento di essere
sempre io nel corso della mia intera vita, seppur cresciuto e nei fatti
diversissimo. Sento la mia anima tutta intorno a me, viva e gusto un pezzo di
felicità su questa terra.
Vincenzo Masini